Le mie 38 risposte alle domande del Sinodo sulla Famiglia
Email inviataci da Marta del gruppo Kairos di Firenze
Io ho provato a rispondere a tutte le domande del questionario in preparazione del Sinodo dei Vescovi sulla famiglia. Non solo quelle del punto 5 infatti riguardano le persone cattoliche e omosessuali.
Credo insomma che come cristiani siamo chiamati ad esprimere la nostra opinione su tutte le domande, anche se non ci coinvolgono direttamente. Di seguito trovate le mie risposte.
Ci vuole un pò di tempo, ma ciascuno di noi è chiamato a dire la sua. La Chiesa ci sta interpellando, ci sta chiedendo un’opinione: credo sia nostro dovere spenderci del tempo e delle energie! Le risposte che io ho provato a dare sono ovviamente non esaustive, ma solo degli spunti.
1 – Sulla diffusione della Sacra Scrittura e del Magistero della Chiesa riguardante la famiglia
a) Qual è la reale conoscenza degli insegnamenti della Bibbia, della “Gaudium et Spes”, della “Familiaris Consortio” e di altri documenti del Magistero postconcilare sul valore della famiglia secondo la Chiesa Cattolica? Come i nostri fedeli vengono formati alla vita familiare secondo l’insegnamento della Chiesa?
Non c’è a mio parere grande conoscenza dei documenti conciliari, poco i fedeli sanno dell’apertura all’amore in particolare della “gaudium et spes”. In molte parrocchie non si formano i fedeli al pensiero, ma si istruiscono in maniera ben poco riflessiva.
b) Dove l’insegnamento della Chiesa è conosciuto, è integralmente accettato? Si verificano difficoltà nel metterlo in pratica? Quali?
Credo che l’insegnamento della Chiesa non tenga conto, specie in un contesto così delicato come la famiglia, di trasformazioni avvenute negli ultimi decenni. Difficile dunque mettere in pratica l’insegnamento della Chiesa. Possibile ed entusiasmante invece mettere in pratica l’essenza del Vangelo, l’invito alla libertà di coscienza e l’impegno nel vivere un progetto di famiglia centrato sulla fecondità dell’amore e sulla carità.
c) Come l’insegnamento della Chiesa viene diffuso nel contesto dei programmi pastorali a livello nazionale, diocesano e parrocchiale? Quale catechesi si fa sulla famiglia?
Esistono molte forme di catechesi familiari, incontri, campiscuola e giornate organizzate a livello diocesano. Le problematiche concrete non sempre però sono prese in considerazione e c’è il rischio concreto di emarginare tante persone che vivono esperienze altre.
d) In quale misura – e in particolari su quali aspetti – tale insegnamento è realmente conosciuto, accettato, rifiutato e/o criticato in ambienti extra ecclesiali? Quali sono i fattori culturali che ostacolano la piena ricezione dell’insegnamento della Chiesa sulla famiglia?
Tanti sono gli aspetti che i cosiddetti ambienti extraecclesiali – e anche molti ambienti ecclesiali – non condividono: coppie omosessuali, uso dei contraccettivi, comunione ai divorziati risposati….
Nella domanda il termine “fattori culturali” sembra posto con accezione negativa, ma a mio parere non è assolutamente così: esiste una libertà di amore mai esistita nei secoli passati, e su questo la Chiesa deve assolutamente interrogarsi!
La Chiesa ha una visione monolitica della famiglia, arroccata ad esperienze sicuramente importanti ancora oggi, ma che non possono più pretendere di essere esclusive. Tanti uomini e donne cristiane soffrono perché la loro coscienza matura di battezzati e di laici li ha portati ad esperienze differenti dalla cosiddetta famiglia tradizionale, a costo magari di fatica e di sofferenza. Quindi la domanda andrebbe provocatoriamente rovesciata: Quali sono i fattori tradizionali che ostacolano la piena ricezione dell’esperienze di amore di famiglie da parte della Chiesa?
2 – Sul matrimonio secondo la legge naturale
a) Quale posto occupa il concetto di legge naturale nella cultura civile, sia a livello istituzionale, educativo e accademico, sia a livello popolare? Quali visioni dell’antropologia sono sottese a questo dibattito sul fondamento naturale della famiglia?
Se con legge naturale si intendono i tanto citati valori non negoziabili, a livello legislativo ed istituzionale l’Italia è molto più allineata alla Chiesa cattolica di tanti altri paesi dell’Unione Europea: uno su tutti l’assoluta mancanza di tutele e diritti per le coppie dello stesso sesso.
Sono però convinta che tutto questo non corrisponda ad un sentire popolare che è molto più pronto ad accogliere e ad accettare con semplicità le nuove famiglie che si affacciano nella realtà del XXI secolo.
A livello di base credo un po’ troppo complesso parlare di antropologia, come invece afferma chi parla ad esempio della cosiddetta “teoria del gender”: sono certa che a vincere sia semplicemente l’unico valore veramente non negoziabile, quello dell’amore.
b) Il concetto di legge naturale in relazione all’unione tra l’uomo e la donna è comunemente accettato in quanto tale da parte dei battezzati in generale?
Nella mia esperienza ho potuto constatare che il venire a contatto con coppie dello stesso sesso che vivono nella semplicità e nell’amore il loro quotidiano, mette fortemente in crisi le certezze di tante persone, che avevano un immaginario completamente distorto degli omosessuali. Per questo credo che sempre più cattolici si stiano rendendo conto di come esistano forme di amore “diverso” da quello eterosessuale. E per fare questo è fondamentale la testimonianza, l’ascolto e l’assenza di pregiudizi.
c) Come viene contestata nella prassi e nella teoria la legge naturale sull’unione tra l’uomo e la donna in vista della formazione di una famiglia? Come viene proposta e approfondita negli organismi civili ed ecclesiali?
Ripeto ciò che ho scritto precedentemente: non si deve partire dalla teoria, cercare risposte teoriche, ma approfondire conoscenze reciproche e testimoniare con la propria vita l’amore per l’altro e per gli altri. Viene contestata giustamente la cecità dei cattolici che non accettano esperienze diverse, che niente tolgono all’unione tra uomo e donna ma anzi ne rafforzano l’essenza.
Negli organismi sia civili che ecclesiali le risposte sono davvero molteplici: dall’integralismo arroccato su Verità assolute (anche il Papa ha parlato di relazione nella verità!) ad ambienti in cui è possibile e sollecitato un ascolto accogliente e concreto.
d) Se richiedono la celebrazione del matrimonio battezzati non praticanti o che si dichiarino non credenti, come affrontare le sfide pastorali che ne conseguono?
E’ sicuramente un’occasione importante per parlare loro dell’essenza del Vangelo, dell’Amore totale e totalizzante di Gesù Cristo che può trasformare il cuore di ciascuno.
Importante non solo impartire il sacramento, ma mettersi in ascolto di questi laici che vivono esperienze di vita diverse e che cercano risposte all’eternità che hanno nel cuore.
3 – La pastorale della famiglia nel contesto dell’evangelizzazione
a) Quali sono le esperienze nate negli ultimi decenni in ordine alla preparazione al matrimonio? Come si è cercato di stimolare il compito di evangelizzazione degli sposi e della famiglia? Come promuovere la coscienza della famiglia come “Chiesa domestica”?
Le esperienze sono molteplici, diverse tra le varie diocesi e le varie realtà. Spesso si favoriscono esperienze diocesane, per uscire dalle realtà parrocchiali spesso numericamente in difficoltà.
L’ascolto, la preghiera e la concretezza dell’essere laici in questo mondo che cambia sono le sfide più belle che le coppie di sposi sono chiamate ad affrontare, senza pregiudizi e senza verità preconfezionate.
b) Si è riusciti a proporre stili di preghiera in famiglia che riescano a resistere alla complessità della vita e della cultura attuale?
Non ritengo positivo il resistere alla complessità della vita: la Chiesa deve invece offrire strumenti di pensiero, formare cristiani maturi che abbiano capacità di riflettere e di discernere di fronte alle nuove sfide culturali standoci nel mezzo e non ritirati tutti insieme da una parte.
c) Nell’attuale situazione di crisi tra le generazioni, come le famiglie cristiane hanno saputo realizzare la propria vocazione di trasmissione della fede?
Una famiglia riesce in questo delicato compito se offre strumenti di preghiera, di riflessione, di pensiero e non soluzioni già preconfezionate che non rispondono alle realtà concrete che i giovani vivono nel mondo di oggi.
d) In che modo le Chiese locali e i movimenti di spiritualità familiare hanno saputo creare percorsi esemplari?
Quando i percorsi riescono ad includere tutti, e non sono esclusivi unicamente di chi compie un percorso ritenuto regolare. Finche le Chiese locali e i movimenti non riusciranno ad accogliere anche single, divorziati, coppie di fatto, coppie omosessuali non si potrà parlare di percorsi esemplari!
e) Qual è l’apporto specifico che coppie e famiglie sono riuscite a dare in ordine alla diffusione di una visione integrale della coppia e della famiglia cristiana credibile oggi?
Vivere l’amore con responsabilità, leggerezza, gioia e fecondità è il messaggio più vero che una coppia può dare agli altri cristiani e al mondo. Non sempre le coppie cristiane riescono in questo compito, troppo prese da un efficientismo che frastaglia invece di unire. Ed è un peccato, perché la testimonianza può venire davvero meno.
f) Quale attenzione pastorale la Chiesa ha mostrato per sostenere il cammino delle coppie in formazione e delle coppie in crisi?
Per quanto riguarda le coppie in formazione, la Chiesa deve stare attenta ad andare all’essenziale, all’amore e alla maturità della coppia…e non limitarsi a puntare il dito sui rapporti prematrimoniali, altra questione critica e complessa.
Sulle coppie in crisi esistono dei cammini e dei percorsi, molto differenti a seconda delle persone da cui sono tenuti: fondamentale accompagnare le coppie nel rendersi conto che il sostegno non può essere solo spirituale ma anche psicologico. Attenzione ai sacerdoti che si fingono terapeuti: ne ho conosciuti diversi e possono fare anche molto male!
4 – Sulla pastorale per far fronte ad alcune situazioni matrimoniali difficili
a) La convivenza ad experimentum è una realtà pastorale rilevante nella Chiesa particolare? In quale percentuale si potrebbe stimare numericamente?
Non so rispondere a questa domanda.
b) Esistono unioni libere di fatto, senza riconoscimento né religioso né civile? Vi sono dati statistici affidabili?
Sicuramente ci sono e sono in aumento, ma non conosco le statistiche.
c) I separati e i divorziati risposati sono una realtà pastorale rilevante nella Chiesa particolare? In quale percentuale si potrebbe stimare numericamente? Come si fa fronte a questa realtà attraverso programmi pastorali adatti?
Credo siano una realtà rilevante, anche se molto spesso si allontanano dalla Chiesa proprio per la loro condizione. Fondamentale mostrare accoglienza, non giudizio, ed ascolto sincero.
d) In tutti questi casi: come vivono i battezzati la loro irregolarità? Ne sono consapevoli? Manifestano semplicemente indifferenza? Si sentono emarginati e vivono con sofferenza l’impossibilità di ricevere i sacramenti?
Conosco diversi divorziati risposati che vivono con sofferenza estrema il non poter ricevere i sacramenti: sentono il bisogno di nutrirsi e viene loro negato il cibo!
Sicuramente molti sono coloro che si allontanano, proprio a causa delle posizioni della Chiesa o dell’impossibilità di ricevere i sacramenti: tante persone sono “additate” ed emarginate nelle stesse comunità parrocchiali che frequentavano da sempre. Il giudizio e il non poter fare la comunione è motivo di allontanamento dalla Chiesa e da Gesù.
e) Quali sono le richieste che le persone divorziate e risposate rivolgono alla Chiesa a proposito dei sacramenti dell’Eucaristia e della Riconciliazione? Tra le persone che si trovano in queste situazioni, quante chiedono questi sacramenti?
Tanti cristiani divorziati risposati chiedono i sacramenti, chiedono alla Chiesa di curare le loro ferite invece di…mettere il dito nella piaga. Sono tanti, sono pecorelle da andare a ricercare per accompagnarle alla fonte. I Vescovi devono nel sinodo permettere loro la comunione!!!
f) Lo snellimento della prassi canonica in ordine al riconoscimento della dichiarazione di nullità del vincolo matrimoniale potrebbe offrire un reale contributo positivo alla soluzione delle problematiche delle persone coinvolte? Se sì, in quali forme?
Non credo assolutamente: sarebbe ipocrita usufruire dell’annullamento in tutti quei casi – che sono la maggioranza assoluta – in cui l’amore tra i coniugi c’è stato, il sacramento era sincero e reale.
Perché mentire, perché dover affermare falsità per ricevere un annullamento che sarebbe solamente terreno e non certo divino?
g) Esiste una pastorale per venire incontro a questi casi? Come si svolge tale attività pastorale? Esistono programmi al riguardo a livello nazionale e diocesano? Come viene annunciata a separati e divorziati risposati la misericordia di Dio e come viene messo in atto il sostegno della Chiesa al loro cammino di fede?
Negli ultimi anni una pastorale esiste, ed è già un conforto per molti cristiani in questa situazione di vita. Il problema dei sacramenti rimane però la questione irrisolta più sentita.
5 – Sulle unioni di persone della stesso sesso
a) Esiste nel vostro paese una legge civile di riconoscimento delle unioni di persone dello stesso sesso equiparate in qualche modo al matrimonio?
No. Niente di niente.
b) Quale è l’atteggiamento delle Chiese particolari e locali sia di fronte allo Stato civile promotore di unioni civili tra persone dello stesso sesso, sia di fronte alle persone coinvolte in questo tipo di unione?
In Italia non esiste nessun tipo di tutela per le coppie omosessuali sicuramente a causa dell’ingerenza della Chiesa. Per quanto riguarda le Chiese particolari, esistono nelle diocesi italiane atteggiamenti e comportamenti molto differenti sia da parte dei Vescovi che dei singoli sacerdoti: si va dall’accoglienza e dall’ascolto alla chiusura più assoluta, in cui viene meno il dialogo tanto raccomandato anche da Papa Francesco.
A Firenze ad esempio il Cardinale non ha accolto il gruppo di cristiani omosessuali molto attivo in diocesi e si è perfino rifiutato di incontrarlo. In compenso, esistono alcune realtà parrocchiali fiorentine in cui il gruppo è inserito ed accettato totalmente. Le realtà dunque sono davvero molteplici e varie.
c) Quale attenzione pastorale è possibile avere nei confronti delle persone che hanno scelto di vivere secondo questo tipo di unioni?
Abbattere i pregiudizi, entrare in dialogo con persone che si interrogano, che amano, che credono nello stesso Dio… persone che non sono solo omosessuali magari da cambiare, ma sono persone da conoscere, con storie da ascoltare.
Gli omosessuali non “scelgono di vivere secondo questo tipo di unioni”: sono creati così da Dio e desiderano vivere progetti fecondi di amore nel Suo nome e sulla sua Parola.
L’attenzione pastorale dunque deve consistere nell’incontro, nell’ascolto reciproco, nell’informazione reale che non si basa su preconcetti ma su testimonianze concrete e sapere scientifico. L’attenzione pastorale deve comprendere anche un’attenta lettura della Bibbia per capire insieme quanto essa non dia giudizi sulle coppie dello stesso sesso, come spesso si sente dire.
Solo una pastorale davvero libera da ogni pregiudizio potrà essere svolta nell’amore di Dio e nello spirito fraterno che deve caratterizzare le comunità cristiane.
d) Nel caso di unioni di persone dello stesso sesso che abbiano adottato bambini come comportarsi pastoralmente in vista della trasmissione della fede?
Sicuramente è fondamentale che ogni bambino possa ricevere il sacramento del Battesimo. I cristiani omosessuali, esattamente come tutti gli altri battezzati credenti e praticanti, potranno e dovranno sostenere la crescita spirituale e cristiana dei bambini che la legge ha affidato loro.
6 – Sull’educazione dei figli in seno alle situazioni di matrimoni irregolari
a) Qual è in questi casi la proporzione stimata di bambini e adolescenti in relazione ai bambini nati e cresciuti in famiglie regolarmente costituite?
Tutto dipende da cosa si intende per regolarmente costituite.
b) Con quale atteggiamento i genitori si rivolgono alla Chiesa? Che cosa chiedono? Solo i sacramenti o anche la catechesi e l’insegnamento in generale della religione?
In Italia molti si limitano a richiedere il Battesimo, che fa parte ancora della nostra cultura.
c) Come le Chiese particolari vanno incontro alla necessità dei genitori di questi bambini di offrire un’educazione cristiana ai propri figli?
Nella mia esperienza non ho mai notato grande attenzione all’educazione cristiana dei genitori e dei padrini/madrine di un battezzato.
d) Come si svolge la pratica sacramentale in questi casi: la preparazione, l’amministrazione del sacramento e l’accompagnamento?
Dipende anche questo tantissimo da parrocchia a parrocchia: si va da un semplice incontro di spiegazione alla partecipazione di un paio di incontri alla mera compilazione di questionari in cui si chiede la situazione personale ed affettiva del padrino/madrina.
7 – Sull’apertura degli sposi alla vita
a) Qual è la reale conoscenza che i cristiani hanno della dottrina della Humanae vitae sulla paternità responsabile? Quale coscienza si ha della valutazione morale dei differenti metodi di regolazione delle nascite? Quali approfondimenti potrebbero essere suggeriti in materia dal punto di vista pastorale?
E’ davvero fondamentale il conoscere l’Humanae vita? E’ un enciclica degli anni ’60 che già all’epoca fu molto discussa. In questo la chiesa dovrebbe ben interrogarsi: sono certa che tutto ciò che riguarda la regolazione delle nascite, ancor più in determinati paesi del mondo, sia una questione che la Chiesa deve assolutamente ridiscutere e riaffrontare.
b) È accettata tale dottrina morale? Quali sono gli aspetti più problematici che rendono difficoltosa l’accettazione nella grande maggioranza delle coppie?
No, in generale non è assolutamente accettata.
c) Quali metodi naturali vengono promossi da parte delle Chiese particolari per aiutare i coniugi a mettere in pratica la dottrina dell’Humanae vitae?
Esistono dei metodi naturali, ad esempio il metodo Billing, che invece di naturalizzare tendono a organizzare in modo innaturale e calcolato il gesto più intimo e più bello di una coppia di persone che si amano.
d) Qual è l’esperienza riguardo a questo tema nella prassi del sacramento della penitenza e nella partecipazione all’eucaristia?
So, per sentito dire da tante persone che conosco, che l’uso di metodi di contraccezione non naturale neppure è ritenuto argomento di cui parlare nella confessione.
E so che la stragrande maggioranza dei sacerdoti non ha nessun tipo di problema, nel caso emerga la questione, ad assolvere chi ne fa uso.
e) Quali contrasti si evidenziano tra la dottrina della Chiesa e l’educazione civile al riguardo?
L’educazione civile invita al buon senso, a proteggersi da eventuali malattie e a non essere irresponsabili. Quindi all’uso di contraccettivi in particolare del preservativo.
f) Come promuovere una mentalità maggiormente aperta alla natalità? Come favorire la crescita delle nascite?
La crescita delle nascite e la questione del preservativo non sono certo la stessa cosa! Per educare le nuove generazioni alla responsabilità di uno o più figli, la chiesa cattolica deve accompagnare nella crescita offrendo esempi, testimonianze e esempi di amore per l’altro liberi e totali. ….non certo continuando a dibattere contro l’uso del preservativo, cosa che allontana tanta gente, fin da giovane, dalla Chiesa!!
8 – Sul rapporto tra la famiglia e persona
a) Gesù Cristo rivela il mistero e la vocazione dell’uomo: la famiglia è un luogo privilegiato perché questo avvenga?
E’ privilegiato ogni luogo in cui si respira amore. Se nella famiglia questo amore non c’è, allora neppure la famiglia potrà rivelare il mistero di Dio.
b) Quali situazioni critiche della famiglia nel mondo odierno possono diventare un ostacolo all’incontro della persona con Cristo?
Tutte quelle situazioni in cui le persone si sentono detentori di una Verità assoluta e, come il fariseo della parabola, stanno in prima fila a riconoscersi bravi e ad additare gli altri sicuramente meno bravi di loro.
In tutte queste situazioni non ci può essere spazio per Cristo, che sceglie di rifugiarsi in chi magari è considerato un peccatore, se ne sta in fondo Chiesa e chiede aiuto, sostegno e preghiera.
c) In quale misura le crisi di fede che le persone possono attraversare incidono nella vita familiare?
Ogni evento del singolo incide sulla vita di una famiglia, unità complessa formata da più componenti.
9 – Altre sfide e proposte
Ci sono altre sfide e proposte riguardo ai temi trattati in questo questionario, avvertite come urgenti o utili da parte dei destinatari?
Sul tema della famiglia non è stato toccata la questione dell’educazione dei figli, anche e soprattutto a livello affettivo. E’ fondamentale educare i genitori all’accoglienza dei propri figli, anche in situazioni che possono essere minoritarie: penso ad esempio ad adolescenti che si riconoscono omosessuali o transessuali e che hanno bisogno del supporto della propria famiglia.
In situazioni tragiche come quelle che la cronaca anche recentemente ci ha proposto, la Chiesa ha il dovere di intervenire per invitare i genitori ad essere informati, pronti ad accogliere con amore le inquietudini e lo spaesamento di un figlio o di una figlia che esplicitano la propria omosessualità.