Le nonne dell’arcidiocesi di Milwaukee protestano per la chiusura della pastorale LGBT+
Articolo di Camillo Barone pubblicato sul sito cattolico del National Catholic Reporter (Stati Uniti) il 4 dicembre 2024, liberamente tradotto da Marcella P.
Durante una riunione di famiglia nella loro casa al mare, Jean venne a sapere dalla figlia che il nipote , un ragazzo di 17 anni, aveva l’intenzione di dichiarare apertamente la sua transessualità, ma si stava tormentando nella ricerca del modo (giusto) per poterlo dire alla famiglia. Cogliendo l’occasione di un incontro con lui, non mancò di dirgli che lo capiva, incoraggiandolo così a renderne partecipe la famiglia.
Quando gli chiese se ne era certo, se non si trattava di un periodo di incertezza, di dubbi, le rispose: “No, nonna, io non sceglierei di essere come sono”. Il ragazzo si riunì così alla famiglia, che lo abbracciò senza esitazioni.
Jean, essendo da lungo tempo frequentatrice della Chiesa cattolica, come raccontò al corrispondente del National Catholic Reporter, e sebbene fosse felice che la famiglia avesse accolto senza riserve l’identità di genere i suo nipote, sentì che aveva bisogno di trovare uno spazio per sé nell’ambito della Chiesa dove poter parlare della sua storia. Ci andò, fu accolta ed ascoltata.
Negli ultimi anni del 2022, si unì al Gay and Straight in Christ, o GASIC, ministero pastorale esistente presso la parrocchia cattolica di St Mary’s ad Hales Corners, alla ricerca di un aiuto sul modo migliore di gestire la transessualità del nipote.
Jean ricorda la sua esitazione all’inizio e l’inatteso benvenuto col quale fu accolta fin dal primo momento. Nessuno le fece fretta, ma tutto il gruppo le fece sentire il calore della solidarietà affinché fosse certa di poter parlare. Ricorda che: “Ho semplicemente iniziato a parlare della mia lotta”, spiegando che i membri del gruppo Gay and Straight in Christ, non avevano pregiudizi nel condividere o ascoltare .
Ma, nel gennaio 2024, secondo quanto riferito dal National Catholic Reporter, Padre Aaron Laskiewicz ha deciso di chiudere il Gay and Straight in Christ, citando le direttive dell’Arcidiocesi di Milwaukee di attenersi agli insegnamenti cattolici tradizionali sul matrimonio e la sessualità. Disse che avrebbe sostituito il gruppo con un gruppo di Courage International, organizzazione cattolica approvata dal Vaticano nel 1994, che propone la necessità della vita in castità e celibato per gli appartenenti cattolici al mondo LGBT.
Courage International, la cui opera è imperniata sulla “castità” non accetta forme di transessualità nelle relazioni sentimentali o di sessualità attiva, ed è stata criticata più volte da membri del mondo LGBT sia cattolici che laici e la Piattaforma Open Democracy ha informato che Courage è stata accusata di promuovere “terapie di conversione” in altri Paesi.
Laskiewicz, che divenne parroco della parrocchia St Mary’s, appena fuori Milwaukee, alcuni mesi prima della chiusura di Gay and Straight in Christ, non pubblicò la sua decisione sul bollettino parrocchiale e non informò gli appartenenti al gruppo che, sconvolti, lo appresero direttamente dal Diacono Bill Goulding, assistente spirituale del gruppo da molto tempo.
Dopo 22 anni di diaconato nella Parrocchia, dopo questo evento Goulding decise di andarsene “per delusione” in seguito alla decisione di chiudere il gruppo e fu trasferito ad un’altra parrocchia.
Questo ottobre, dopo mesi di preghiera e riflessione, tre nonne cattoliche dell’Arcidiocesi di Milwaukee (inclusa Jean) , hanno scritto una lettera al parroco Laskievicz, a padre Nathan Reesman, cappellano di Courage/EnCourage dell’Arcidiocesi di Milwaukee ed all’Arcivescovo di Milwaukee, Jerome Listecki.
Hanno esposto le loro storie di nonne di ragazzi LGBTQ e di altre persone cattoliche solidali col mondo LGBTQ, chiedendo la riapertura e l’accoglienza nella Parrocchia del gruppo Gay and Straight in Christ.
Dopo un mese circa, il 6 novembre 2024, con una lettera indirizzata alle nonne, Reesman ha risposto che l’Arcidiocesi rimaneva ferma nella sua decisione, evidenziando che sebbene il gruppo avesse “punti o aspetti utili”, era, in ultima analisi, non in linea con “la pienezza dell’antropologia cristiana e dell’insegnamento Cattolico”.
A partire dal 4 dicembre 2024, il ministero Gay and Straight in Christ della parrocchia di Saint Mary è rimasto chiuso, ed il gruppo che usava incontrarsi mensilmente per un aiuto spirituale reciproco ha deciso di lasciare la parrocchia. Alcuni hanno deciso di andare in altre parrocchie, altri si sono allontanati dalla Chiesa in generale
Il National Chatolic Reporter ha contattato Laskiewicz, parroco della st. Mary, Reesman, cappellano del Courage, e Listecki, arcivescovo di Milwaukee. Laskievicz ha risposto via email dall’indirizzo elettronico di Reesman: “in quanto parroco della parrocchia, ho la responsabilità di assicurare che tutti i nostri ministeri pastorali rappresentino fedelmente gli insegnamenti della Chiesa. Il mio operato in questa situazione è riconosciuto e sostenuto dall’Arcidiocesi”.
Il parroco Listecki ha risposto personalmente, mentre Reesman, cappellano del Courage, ha parlato a nome dell’l’arcidiocesi.
Padre Reesman ha scritto che: “Padre Aaron ha tenuto l’Arcidiocesi informata su tutto il suo percorso decisionale “. Ha inoltre aggiunto che l’arcivescovo di Milwaukee “è stato chiaro sul fatto che il ministero pastorale che si attiene fedelmente agli insegnamenti della Chiesa nei confronti di chi è attratto dallo stesso suo sesso è il solo che avrà il pieno sostegno della Chiesa. Il Courage ed EnCourage sicuramente vi si attiene fedelmente”.
Tre nonne cattoliche, inclusa Jean, hanno scritto e spedito, il 10 ottobre 2024, una lettera al Parroco della Parrocchia St. Mary, Padre Aaron Laskiewicz, a Padre Nathan Reesman, Cappellano del Courage/EnCourage per l’Arcidiocesi, e all’Arcivescovo di Milwaukee Jerome Listecki scrivendo:
… Siamo quattro donne cattoliche unite dalla fede nell’ amore incondizionato di Cristo per ogni figlio di Dio. Siamo gay o eterosessuali sostenitori di persone valutate come minoranza sessuale e di genere, cioè lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, queer** e di genere incerto (LGBTQ+). Esprimiamo qui la nostra angoscia per la chiusura improvvisa del ministero Gay (GASIC) della parrocchia St. Mary in Hales Corners e la sua sostituzione con un ministro di Courage da parte del parroco. Vogliamo ricordare che il Ministero Gay della parrocchia St.Mary, Hales Corners, ha seguito, accolto, ascoltato ed accettato persone LGBTQ+, Queer** e loro sostenitori per oltre 13 anni, ovunque fossero, con le loro identità spirituali, di genere e sessuali.
Siamo sconvolte per la sostituzione da parte di Padre Laskiewicz della Pastorale LGBT+ con Courage, programma di 12 punti basati sui principi dell’Anonymous Alcoholics ***. Il punto Nr 1 è la falsa affermazione che le persone LGBTQ sono state create con un disturbo dissociativo dell’identità. Per correggerli, il programma chiama gli appartenenti a LGBTQ ad ammettere la loro impotenza di fronte a come Dio li ha creati ed a pregare per la loro guarigione.
L’essere LGBTQ, di fatto, non presuppone un ricupero: non è una patologia, una dipendenza o una malattia mentale. Secondo: Courage esige dalle persone LGBTQ di vivere in stato di celibato e questa è una richiesta inumana a chi non ha il dono del celibato o chiamato a vivere una vita da single. Altri ministri hanno un approccio più positivo sulla sessualità, intesa come dono di Dio a tutti, gay o eterosessuali, riconoscendo come sane le relazioni con lo stesso sesso.
Siamo angosciati e preoccupati per questi tre motivi:
• Il male causato in seguito alla chiusura del Ministero del GASIC nella Parrocchia St.Mary, Hales Corners
• Il nostro desiderio che tutti i bambini sviluppino le loro potenzialità indipendentemente dalla loro identità sessuale
• La lotta di noi tutti per cercare di fare spazio nella nostra fede Cattolica alle dannose ed anacronistiche dichiarazioni della Chiesa.
Nel Novembre 2024, Papa Francesco ha accettato le dimissioni dell’arcivescovo Listecki, al compimento dei suoi 75 anni, ed è stato (immediatamente) sostituito nella guida della diocesi di Milwaukee da Jeffrey Grob, già Vescovo Ausiliario di Chicago.
Una delle firmatarie della lettera a Listecki ed ai preti dell’Arcidiocesi, è stata Anita Kowalski, ottantaseienne che ha lavorato per 35 anni come coadiutrice pastorale in quattro parrocchie di Milwaukee. Ha ricordato che il suo impegno per l’inclusività è stato incentivato quando ha scoperto che tre dei suoi nipoti si identificavano come appartenenti alla realtà LGBT+, affermando al New Catholics Reporter che: “Sono i miei nipoti, chiunque essi siano, siano quelli che sono”.
“Il mio cammino di fede è iniziato negli anni ‘80 ed ebbe origine da mio zio: l’unico che io stimavo. Quando mia madre rifiutò al suo partner di venire al suo funerale, ne fui inorridita. Non sentii altro, oltre alla certezza che questo rifiuto non era giusto. Non voglio che succeda la stessa cosa per i miei nipoti.”
“L’omofobia si distingueva chiaramente nel modo in cui trattavano mio zio, che era gay, ma non potè mai rivelarsi, neppure con la sua famiglia. Semplicemente non se ne parlava”.
Nella lettera ha ricordato che: “Si trattava di un uomo che aveva dedicato la sua vita all’aiuto degli altri. “In possesso di laurea universitaria, aiutava i giovani studenti nei loro compiti di casa e nell’allenamento al basketball e baseball. E’ da lui che imparai che cosa significhi essere cristiani. Fu un meraviglioso imitatore di Cristo e tuttavia gli fu negato di essere ciò che realmente era.”
La signora Kowalski ha affermato che si è sentita spezzare il cuore quando padre Laskievicz e l’arcidiocesi hanno chiuso il gruppo Gay and Straight in Christ e diretto i suoi membri al programma di Courage. Richiamando lo sgomento che l’ha prese alla lettura dei punti base del programma del gruppo Courage si è chiesta: “Mi chiedo, come ci si può pentirsi di essere quello che si è?”
Per Julie Behrman, 61enne, St. Mary di Milwaukee era più di una semplice chiesa. Era una casa, dove lei e sua moglie, Tracy, erano accolte con cuore. Ha detto al New Catholic Reporter: “Sono cresciuta ed educata in una famiglia cattolica e St. Mary era per me il luogo dove potevo portare tutta me stessa ”.
Logopedista e musicista attiva nella Chiesa, è stata sempre chiara sulla sua identità.
Sua moglie, luterana, era stata colpita dall’atmosfera accogliente della parrocchia e si era convertita, infine, al cattolicesimo. La coppia si era sentita pienamente accettata dalla comunità e si era lasciata coinvolgere in tutte le attività della vita parrocchiale, in particolare dal ministero della musica.
La scoperta del Gay and Straight in Christ fu una benedizione per la Behrman. “ Questo è quello che cercavo”, disse. “ Grazie a quel gruppo, sentii che potevo portare tutto di me stessa alla Chiesa. Non c’erano muri, né barriere, e non è forse noi stessi quello che dobbiamo essere gli uni per gli altri?”.
La chiusura del gruppo Gay and Straight in Christ è stata per lei una perdita personale. Ha descritto il gruppo come “un’ancora di salvezza” che le permetteva di vivere pienamente e senza ostacoli la sua fede.
Alla fine, si è iscritta con la moglie, al LGBTQ+ di un ‘altra parrocchia, ma il cambiamento non è stato facile , per il passaggio dagli incontri di persona a quelli a distanza.
Larry White, un ex membro della pastorale alla St. Mary, non si è unito ai firmatari della lettera, ma è stato deluso dalla chiusura del gruppo. La sua esperienza al Gay nd Straight in Christ non è stata tipica. Cresciuto in una fattoria del Michigan, la sua famiglia frequentava ogni tanto una chiesa episcopale. Aveva ottenuto successi personali come designer in Florida, svolgendo la sua attività in favore di clienti ricchi ed appartenenti ad alti livelli sociali. Faceva “bella vita”, così come l’ha chiamata.
Divenuto anziano, il clima umido della Florida ed il circolo sociale che si stava svuotando, lo hanno convinto a traslocare a Milwaukee, dove ha conosciuto nuovi amici “ gli unici amici gay che ho qui”, che lo hanno introdotto nel Gay and Straight in Christ della parrocchia St. Mary. Là ha trovato una rete di sostegno che trascendeva etichette religiose “ un luogo dove sia i gay che gli eterosessuali potevano parlare apertamente ed essere valorizzati”.
“La chiusura improvvisa del Gay and Straight in Christ è stata vissuta da me come un “tradimento”, ha riferito nel corso di un’intervista col New Catholics Reporter, ricordando il profondo turbamento di tutti quando Goulding aveva annunciato che il gruppo non poteva più incontrarsi nella parrocchia St. Mary “Era la nostra ultima riunione”.
“Siete fuori”: questo è tutto ciò che ci aveva detto la chiesa. Nessuna spiegazione. Nulla.
White aveva scritto una lettera personale all’arcivescovo di Milwaukee per esprimere la sua delusione, ma non ha mai ricevuta risposta.
Rebekah Dubrosky, una delle firmatarie della lettera delle nonne e membro del ministero LGBTQ+ in altra parrocchia di Milwaukee che ha accolto gli appartenenti al gruppo provenienti da St. Mary, ha detto al New Catholic Reporter che si sentì “adirata e triste” quando venne a conoscenza della decisione del parroco.
“Quando mi convertii al Cattolicesimo, la religiosa che mi accompagnò nel Rito di Iniziazione Cristiana per Adulti, mi disse “ In virtù del Battesimo, tu appartieni al popolo di Dio, sei parte della Chiesa e la Chiesa è composta da molte persone diverse e di diversa formazione, ma tutti ricevono il dono di farne parte . Nessuno può dire che non vali abbastanza per poter essere qui”.
** queer: persone che non si riconoscono in un unico genere definito, o non riconoscono in generale il concetto stesso di identità di genere binaria.
*** Anonymous Alcoholics: Alcolici Anonimi
Testo originale: Grandmothers protest closure of parish’s LGBTQ+ ministry in Milwaukee Archdiocese