Le persone LGBT sono parte del piano di Dio. Un prete filippino risponde ai suoi vescovi
Articolo di Bob Shine pubblicato su Bondings 2.0, blog dell’associazione cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti), il 17 settembre 2015, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Per resistere alle pressioni degli attivisti LGBT sul matrimonio omosessuale i vescovi cattolici filippini hanno ribadito con forza la loro opposizione in una lettera pastorale. La dura retorica dei prelati ha stimolato la bella risposta di un sacerdote gay, padre RJ.
La lettera della Conferenza Episcopale delle Filippine, pubblicata lo scorso agosto, attacca le unioni omosessuali affermando che “non sono e non possono essere un matrimonio propriamente inteso, nel vero senso della parola, e non sono lontanamente paragonabili al matrimonio secondo il piano divino”, come riporta il Bangkok Post. Secondo i vescovi l’omosessualità “è oggettivamente disordinata” e i legislatori cattolici dovrebbero opporsi al matrimonio omosessuale “in modo particolarmente vigoroso”. Nulla di nuovo in questo linguaggio, è la ripetizione che è dannosa.
Nella risposta pubblicata dall’Outrage Magazine, padre RJ descrive la lettera dei vescovi come “erronea, dannosa, molto lontana dal Vangelo”. E aggiunge: “Questa lettera pastorale viola non solo l’insegnamento del catechismo sull’accettazione e il rispetto verso le persone LGBT, ma anche l’insegnamento di papa Francesco sul giudizio e l’emarginazione […] Il Vangelo parla di diritti umani, di uguaglianza e amore. Invece di opporsi all’uguaglianza dei diritti, Santa Madre Chiesa dovrebbe essere in prima linea nella difesa e nella protezione delle persone, delle coppie e delle famiglie LGBT”.
Sulla questione specifica del matrimonio, così duramente attaccato dai vescovi, afferma padre RJ: “Gesù si mise sempre dalla parte degli emarginati, dalla parte dei diritti umani e della dignità umana […] Sfido qualunque vescovo a guardare negli occhi una coppia LGBT e dimostrare che il loro matrimonio è una perversione che mina alla base il bene comune. In realtà, la legalizzazione del matrimonio omosessuale costituisce una spinta ai diritti umani e alla giustizia sociale”.
Su UCA News l’arcivescovo di Lingayen-Dagupan e presidente della Conferenza Episcopale delle Filippine, Socrates Villegas, ha chiarito che le persone omosessuali devono essere rispettate, che gli operatori pastorali non possono fare interrogatori in tema di sessualità e che le famiglie devono accettare i loro membri omosessuali. Padre RJ, tuttavia, rigetta tali dichiarazioni, bollandole come falsamente compassionevoli e facendo notare che i vescovi citano il Catechismo omettendo le frasi sul rispetto, la compassione e la sensibilità: “La Chiesa stessa è una famiglia. La lettera pastorale ostracizza i suoi figli e le sue figlie LGBT. Questa lettera non predica la misericordia, bensì la discriminazione e l’ingiustizia”.
Padre RJ termina il suo saggio con una nota di speranza chiamando la Chiesa a pentirsi e convertirsi dal “peccato di omofobia” e cominciare a dare valore alle persone LGBT, proprio come fa Dio: “Nell’avanzamento della civiltà umana progredisce la nostra comprensione dei diritti umani ed è tempo di seppellire gli errori passati […] La buona novella è che possiamo imparare dai nostri errori e correggerli. L’omofobia e la discriminazione verso le persone LGBT costituiscono un’area nella quale abbiamo gravemente frainteso il piano divino. La verità è che Dio ha creato le persone LGBT, che ha in serbo un posto bello per loro e le loro famiglie nel Suo piano d’amore”.
Tale dibattito si sta svolgendo in un momento in cui gli attivisti LGBT di questa nazione fortemente cattolica cercano di farsi rilasciare licenze matrimoniali per costruire un caso legale costituzionale che, se dovesse riuscire, dovrebbe introdurre il matrimonio omosessuale.
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Testo originale: Gay Priest Calls Philippines Bishops’ Marriage Letter a “Far Cry from the Gospel”