A Milano si è discusso di ‘Le persone omosessuali nelle chiese. Cosa è cambiato?’

Relatori la pastora valdese Anne Zellil e il sacerdote torinese don Ermis Segatti, che ha presentato il testo di Walter Danna “Fede e omosessualità” sulla pastorale delle persone omosessuali nella diocesi di Torino, con l’introduzione curata dall’Arcivescovo di Torino Severino Poletto. Il dibattito ha visto la presenza di numerose persone.
La natura è cultura? Don Ermis ha affermato che questi termini sono in fondo molto “liquidi” poichè mutano e continuano a cambiare nel tempo, ciò che si può affermare senza dubbio è che può esservi: responsabilità culturale nelle nostre azioni.
Dunque, perchè escludere una naturalità gloriosa nella relazione omosessuale? Dove per ” gloriosa” deve intendersi ogni azione in grado di rendere lode a Dio così come ci insegna la religione ebraica.
Tre sono le osservazioni fondamentali di Don Segatti dopo la sua esperienza personale con gli omosessuali della diocesi: è necessario operare un salto dall’affettività alla sessualità. Solo in questo modo si potrà capire che negare l’amore a due persone omosessuali non è tanto negargli una relazione fisica è negargli l’affetto.
Secondo: bisogna riconoscere gli omosessuali come persone. In questo modo si potrà pervenire al riconoscimento delle strutture primarie della persona come la sfera dell’affettività pubblica.
Terzo, bisogna ammettere che esiste una spiritualità omosessuale. Negarla è essere daltonicamente orientati.
Don Segatti ha concluso dicendosi convinto che il rispetto per le persone diversamente orientate avverrà per diramazione, cioè per conoscenza concreta delle persone omosessuali, e per comunicazione, prima ancora che per rivendicazione politica dei loro diritti.
E’ poi seguito l’intervento della pastora Anne Zell, che ha illustrato le conseguenze pratiche di una teologia della gioia.
Dove, con tale definizione, è da intendersi l’idea che ognuno/a è responsabile della gioia del proprio fratello.
La pastora ha poi ribadito un concetto a lei caro per cui il rispetto delle persone omosessuali dovrebbe far parte dello Status Confessionis di una chiesa, cioè delle sue dichiarazioni principali di fede.
Ha quindi sottolineato anche lei che il rispetto del contesto culturale è importante. Dentro le comunità valdesi crescono di giorno in giorno gruppi etnici come quelli dei ghanesi, orientati in senso conservatore sui temi dell’omosessualità.
Rispettare il contesto non vuol dire dunque arretrare sui propri principi, ma trovare la modalità più giusta per veicolare determinati principi.
La pastora ha concluso il suo intervento auspicando si elabori presto nelle proprie comunità un rito per la benedizione delle coppie omosessuali, senza il quale non può esservi pari ed uguale dignità all’interno delle chiese fra tutti i membri.
La chiesa valdese deve avere il coraggio di compiere un simile atto profetico.
“Le persone omosessuali nelle chiese. Cosa é cambiato? Cosa cambierà?” (Milano, 4 Novembre 2009)
Cosa é cambiato in questi dieci anni? di Gianni Geraci (Gruppo del Guado di Milano)
Il protestantesimo storico in Italia e l’accoglienza delle persone omosessuali: punti fermi e argomenti in discussione di Anne Zell (pastora della Chiesa Evangelica Valdese di Brescia)
L’esperienza della chiesa di Torino e il libro Fede e omosessualità di don Valter Danna di Ermis Segatti (docente di Storia del Cristianesimo e referente della diocesi di Torino per l’Università e la Cultura)
Interventi liberi da parte dei partecipanti. Modera Rosa Salamone (Gruppo Varco di Milano)