Le relazioni omosessuali non sovvertono la tradizione cristiana
Articolo* pubblicato sul sito The Reformation Project (Stati Uniti), liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Messaggio negativo: Sostenere le relazioni omosessuali vorrebbe dire capovolgere duemila anni di tradizione cristiana.
Messaggio positivo: La tradizione cristiana non dice nulla dell’orientamento sessuale.
Per i primi 1.600 anni della storia della Chiesa, quasi tutti i cristiani hanno pensato che la Terra fosse ferma al centro dell’universo, ma l’invenzione del telescopio li indusse a mettere in discussione la loro interpretazione della Bibbia.
– Salmo 92 [93]:1: “Il Signore […] rende saldo il mondo, non sarà mai scosso”; Giosuè 10:13: “Stette fermo il sole in mezzo al cielo e non si affrettò a calare quasi un giorno intero”; Qohelet 1:5: “Il sole sorge e il sole tramonta, si affretta verso il luogo da dove risorgerà”.
Secondo Galileo, gli autori biblici usavano un linguaggio figurato quando descrivevano le realtà celesti, in modo che il testo “fosse adatto alla comprensione dell’uomo comune”.
Nonostante il peso della tradizione, il telescopio fornì ai cristiani nuove informazioni, che li indussero a rimettere in discussione alcune delle loro credenze e delle loro interpretazioni delle Scritture.
“Non mi sento in obbligo di credere che quel Dio che ci ha dotati dei sensi, della ragione e dell’intelletto, ci abbia poi ordinato di non farne uso.” Galileo Galilei, 1564-1642
I cristiani di oggi si trovano in una posizione simile, poiché disponiamo di nuove informazioni sull’orientamento sessuale.
Nel mondo antico l’attrazione e i comportamenti omoerotici erano solitamente considerati vizi di eccesso, che potevano porre in tentazione chiunque, come la gola e l’ubriachezza. L’attrazione omoerotica non era considerata come l’orientamento sessuale di una piccola frazione della popolazione.
Ecco alcuni esempi di cosa gli autori antichi pensavano sui comportamenti omosessuali:
Musonio Rufo, filosofo romano del I secolo: “Una parte non piccola della lussuria e dell’autoindulgenza è costituita dagli eccessi sessuali. Per esempio, chi conduce una tale vita desidera ardentemente una varietà di amori, non solo leciti ma anche illeciti, non solo donne ma anche uomini; a volte vanno dietro a un amore, a volte vanno dietro a un altro, e non essendo soddisfatti di ciò che viene loro offerto, cercano amori rari e inaccessibili”.
Dione Crisostomo, oratore greco-romano del I secolo: “L’uomo il cui appetito [di sesso con donne] è insaziabile, quando non ne trova scarsità, quando non trova resistenze in questo campo, svilupperà disprezzo per le conquiste facili e per l’amore di una donna, come di cosa troppo facile a procurarsi (perfino troppo femminile), e volgerà allora i suoi assalti contro la fortezza dei maschi, pronto a insozzare i giovani che presto saranno magistrati, giudici e generali, credendo di trovare in loro un tipo di piacere molto difficile da procurarsi”.
Tali descrizioni non parlano né di orientamento omosessuale, né di orientamento bisessuale, in quanto dipingono i comportamenti omoerotici come il frutto di un desiderio sessuale sfrenato e anormale.
Questo significa che gli autori biblici si sbagliavano, o ignoravano tutto delle relazioni omosessuali?
No. La forma usuale di comportamento omoerotico nel mondo antico seguiva uno schema di indulgenza verso i propri desideri sessuali: riguardava i rapporti sessuali tra padroni e schiavi, la prostituzione e la pederastia (ovvero i rapporti sessuali tra uomini adulti e ragazzi adolescenti).
La considerazione dei comportamenti omoerotici come frutto dell’eccessiva ricerca del piacere è uno specchio fedele delle pratiche più comuni a quel tempo.
Ma esistevano anche relazioni sentimentali LGBTQ vissute nella fedeltà e nel rispetto?
Un certo tipo di comportamento omoerotico era accettato nelle società antiche, ma doveva conformarsi alle rigide gerarchie di classe e di genere; quindi, un cittadino maschio adulto poteva avere rapporti sessuali con schiavi, prostituti o adolescenti, se era chiaro che era la parte dominante del rapporto.
L’identità sessuale non era definita dall’orientamento sessuale, ma dal conformarsi ai ruoli di genere patriarcali. Gli uomini che nei rapporti sessuali ricoprivano il ruolo dominante erano solitamente considerati in modo positivo, che avessero rapporti con uomini, con donne o con ambedue.
Gli uomini che avevano la nomea di passivi erano considerati in modo negativo. Nessuno faceva coming out come gay, lesbica o bisessuale, perché il sesso del o della partner contava molto meno del ruolo di genere che veniva assunto con tale partner.
La società greco-romana rimaneva sessualmente tollerante solo finché l’ordine patriarcale non veniva messo in discussione. Il concetto di due uomini o due donne, della stessa classe sociale, che costruiscono una relazione monogama e duratura, non sarebbe stato accettato dai Greci e dai Romani, nemmeno dai più “progressisti”, perché avrebbe minato alla base il fondamento patriarcale della società.
Cosa dite di quei testi antichi che descrivono l’amore omosessuale?
Secondo N.T. Wright ci sono degli esempi di rapporti d’amore omosessuali nella letteratura antica, e cita il Simposio di Platone, la storia di Achille e Patroclo, e il matrimonio di Nerone con uno schiavo. Ma nessuno di questi esempi, e di altri che egli cita, assomiglia ai moderni matrimoni omosessuali, perché in tutti vengono ribadite le gerarchie sociali, e la maggior parte di essi non è monogamo.
Non esistono esempi, nelle società antiche, di relazioni omosessuali monogame e durature tra persone dello stesso livello sociale, che comunque non sarebbero state accettate dalla società.
Non c’è nessun testo antico che parli di orientamento omosessuale?
Abbiamo dei testi che descrivono alcune forme di attrazione omoerotica come naturali o innate (per esempio, alcune opere di Aristotele), ma perlopiù si riferiscono al desiderio di certi uomini di assumere il ruolo passivo nei rapporti omosessuali, non all’omosessualità in sé; un desiderio che, si pensava, non precludeva l’attrazione eteroerotica.
Nel Simposio di Platone (IV secolo a.C.) un personaggio di nome Aristofane racconta un mito in cui gli esseri umani, dotati di due teste e quattro gambe, vengono scissi in due, e da qual momento ogni metà cerca l’altra metà. Aristofane descrive una coppia composta da due uomini, una composta da due donne e una composta da un uomo e una donna, facendo pensare a qualcuno che le categorie etero-omosessuale fossero già note nell’antichità.
– Ma, secondo gli studiosi David Halperin e Kirk Ormand, il testo è stato male interpretato; come scrive Ormand nel suo libro Controlling Desires: Sexuality in Ancient Greece and Rome (Il controllo del desiderio. La sessualità nella Grecia e nella Roma antiche): “Ogni [coppia] corrisponde a un eccesso, e il racconto non parla di come sono nate le persone etero, gay o lesbiche, ma di come sono venute in essere certe preferenze bizzarre ed eccessive”.
Le pratiche eccessive e devianti rappresentate dalle coppie del racconto platonico fanno riferimento agli adulteri e alle adultere (non alle “persone eterosessuali”), agli uomini che cercano solo gli adolescenti e continuano a vivere con loro dopo che questi sono arrivati all’età adulta (non ai “gay”), e alle donne che vanno in cerca di altre donne (e che violano le norme di genere, che le vogliono sottomesse).
– C’è un modo molto semplice di dimostrare che il nostro concetto di orientamento omosessuale è prettamente moderno: fino al XX secolo, nessun autore cristiano ha mai sostenuto che, dato che la Chiesa rigetta le relazioni omosessuali, allora [chi è omosessuale] deve rimanere celibe per tutta la vita.
I cristiani che sostengono le relazioni LGBTQ non stanno sovvertendo la tradizione cristiana, perché, fino a tempi recenti, non c’è mai stata una tradizione cristiana riguardante le persone LGBTQ.
* I passi biblici sono tratti dalla Bibbia di Gerusalemme/CEI.
Testo originale: 2. The Christian tradition doesn’t address sexual orientation