Articolo di Bob Shine pubblicato su Bondings 2.0, blog dell’associazione cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti) il 26 febbraio 2016, liberamente tradotto da Silvia Lanzi
Le scuole cattoliche sanno supportare i loro studenti LGBT? Questa domanda se la pone un
articolo comparso sul mensile cattolico statunitense U.S. Catholic, che analizza i modi in cui l’educazione promossa dalla Chiesa cattolica assiste, o più probabilmente non assiste, la vulnerabile gioventù lesbica, gay, bisex e transgender (LGBT).
Scrive Reneé K. Gadoua, una scrittrice free-lance che sta indagando sull’argomento, che “le persone coinvolte nell’educazione cattolica generalmente sono d’accordo sul fatto che la Chiesa ha bisogno di “un approccio riflessivo per parlare di dottrina cattolica sulla sessualità”, in una società in cui c’è un’accettazione sempre maggiore delle diverse sessualità e identità di genere. Ma diversamente dalle scuole pubbliche o private, non esiste nessuna organizzazione o dipartimento che garantisce che, nelle scuole cattoliche, le esigenze degli studenti LGBT siano rispettate.
La Gadoua afferma, ed è una stima ottimistica, che solo il 18% delle scuole cattoliche negli Stati Uniti ha una gay-straight alliance o GSA (una gruppo di supporto anti discriminazione molto diffuso nelle scuole laiche che è composto da studenti gay e studenti etero gay-friendly).
L’articolo suggerisce che le scuole cattoliche non riescono a garantire incisivamente la crescita completa di tutti gli studenti a causa dall’ambivalenza della gerarchia sulla pastorale per le persone LGBT. Questa “tensione in divenire” afferma Michael Maher, direttore di un campus universitario cattolico, “contribuisce alla riluttanza di parlarne” ed effettivamente contribuisce, in molte scuole elementari e secondarie cattoliche, al silenzio sugli argomenti LGBT.
La riluttanza o l’ambivalenza degli educatori è rinforzata quando l’aiuto agli studenti LGBT è rifiutato proprio da coloro che hanno il potere decisionale di fornirlo.
Suor John Mary Fleming, direttrice esecutiva del United States Conference of Catholic Bishops’ Secretariat for Education (l’ente vescovile statunitense per l’educazione) non crede nei gruppi GSA o negli altri aiuti per le persone LGBT. (L’articolo dell’U.S. Catholic non ne parla, ma potrei aggiungere che le dozzine di lavoratori, che in anni recenti hanno perso il loro lavoro in ambito ecclesiale per questioni di natura LGBT, hanno determinato un ulteriore chiusura sul tema.)
Per fortuna Maher afferma che i liceali di oggi si aspettano sempre di più che le loro scuole cattoliche diano un aiuto su questo tema e si stanno facendo delle domande. Ricorda che molti cambiamenti hanno avuto luogo dalla pubblicazione, nel 2001, del suo libro “
Being Gay and Lesbian in a Catholic High School” (Essere gay e lesbiche in un liceo cattolico):
“’Quando ho iniziato a studiare questo argomento, non era affatto interessante per la gente… Ora abbiamo giovani che si auto-identificano come gay, lesbiche, trans e si aspettano supporto. Si riconoscono in una più ampia cultura e guardano Glee (serie tv per adolescenti gay frendly) . Inoltre abbiamo genitori dello stesso sesso che si aspettano di essere i benvenuti nella comunità. Tutto questo è solo destinato ad aumentare con la legalizzazione delle unioni gay.”
Anche se poche, ci sono delle risposte positive da parte di alcune istituzioni scolastiche cattoliche.
Gadoua evidenzia le iniziative del gruppo GSA della Xavier High School di Manhattan, un liceo gesuita. Questo gruppo attualmente fornisce uno spazio sicuro per gli allievi LGBT e i loro simpatizzanti per socializzare ed aiutarsi reciprocamente, ed ospita anche l’Ally Week (una manifestazione per riflettere su cosa significhi essere gay-friendly) in ottobre e il GLSEN’s National Day of Silence (una giornata per sottolineare e combattere il bullismo omofobico).
Lo studente dell’ultimo anno Andrew Perez ha detto che ora di sessualità si discute anche nelle classi di religione, specialmente dopo lo stile molto più accogliente di papa Francesco.
Ed afferma che essere gay-friendly nel gruppo significa che “ti stai attivamente impegnando a braccia aperte.”
Alexander Lavy, un insegnante di fisica apertamente gay che supporta il gruppo GSA allo Xavier, ha detto che il gruppo è iniziato dopo l’ormai ben noto suicidio di uno studente della Rutgers University, Tyler Clementi. L’educazione anti-bullismo è una componente chiave di questo gruppo, ma afferma il professor Levy che la GSA esiste anche per l’intera comunità per “costruire non solo tolleranza, ma amore” e “per riconoscere che i sentimenti e le esperienze di ognuno hanno valore”.
“L’aiuto agli studenti LGBT ha anche una componente di evangelizzazione“, afferma Heather Gossart, che dirige i progetti speciali alla National Catholic Educational Association. Gossart ha raccontato all’U.S. Catholic che “non fare questo tipo di discussioni vuol dire fallire nell’evangelizzazione.”
L’affermazione della Gossard che l’educazione cattolica sta cominciando ad offrire “un sacco di sostegno e consulenza“, ma “senza dirlo ai quattro venti“, porta dritto al cuore del problema nelle scuole cattoliche. Infatti un po’ di enfasi su queste difficoltà è necessaria per mettere in luce le modalità di aiuto, cosicché gli studenti possano sapere che la loro scuola è sicura e senza dover cercare tali garanzie da un mentore di fiducia nella classa.
Afferma Kari Hudnell che “ci sono buone prove a sostegno di questo approccio multisfaccettato, ha detto il portavoce di GLSEN (organizzazione USA per studenti, genitori e insegnanti che cerca di influenzare il cambiamento positivo nelle scuole), “dalle nostre ricerche sappiamo che i gruppi GSA, il supporto degli educatori e la presenza di precise politiche inclusive e antibullismo hanno un effetto diretto sul clima scolastico”’.
Gadoua ha raccontato in un breve articolo l’esperienza del blogger di “
The Gay Catholic” Aaron Ledesma e di quanto possa essere importante un migliore supporto degli studenti LGBT nell’educazione cattolica. Ledesma ha ricordato che la sua scuola, lo Strake Jesuit College Preparatory di Houston in Texas, ha completamente taciuto sui temi della sessualità e sull’omosessualità “
che sono state evitate in blocco”. Egli ha aggiunto: “’
Quando hai tredici anni e stai venendo a patti con la tua sessualità è terribile… Non è d’aiuto sentirsi da soli. Senza un gruppo GSA o uno psicologo scolastico che possa darti un rifugio sicuro, se non ti senti parte della comunità LGBT potresti sentirti soli e spaventati’…“'[Ledemsa e altri ex-alunni dello Strake che oggi hanno fatto coming-out] sono d’accordo che avremmo potuto farlo prima se avessero avuto il supporto e le risorse necessarie… Nella mia classe di quasi duecentodieci persone, vi erano almeno quattro uomini apertamente gay e due donne transessuali.”
L’istruzione superiore cattolica guidata dalla Chiesa avrebbe dovuto garantire che gli studenti LGBT e i loro amici si sentissero accolti, ma sembra che le scuole superiori cattoliche non abbiano tenuto il passo con questo standard. Le parole, di una recensione del 2002 del libro di Maher, pubblicata sul settimanale cattolico America sembrano tristemente calzare a pennello anche oggi: “Le pie ammonizioni della Chiesa cattolica si perdono nel vasto mare dell’omofobia.”
La vulnerabilità della gioventù LGBT è un problema che dovrebbe interessare il popolo di Dio. Queste giovani sperimentano più alti tassi di bullismo, molestie e violenza che si traducono in più elevati tassi di autolesionismo e di suicidio.
La Chiesa dovrebbe supportare tutti i giovani sulla sacra via della conoscenza di come Dio lo ha creato. Ma dovrebbe fare una scelta speciale per i giovani LGBT perché la loro specifica realtà è una minoranza, ancora stigmatizzata da alcuni. Scoprire la propria identità è un processo complesso, in particolare nell’adolescenza, e scoprirsi come una persona LGBT può essere immensamente difficile senza amore e sostegno. Ma questo è un viaggio santo che l’educazione cattolica può e deve supportare.