Le sfide dei credenti. Ricominciare dopo aver vissuto esperienze spirituali negative
Testo pubblicato su Change.Inc.* (Stati Uniti). Liberamente tradotto dai volontari del Progetto Gionata.
Kathryn era cresciuta in una piccola chiesa evangelica non confessionale e custodiva con affetto molti ricordi della scuola domenicale, degli altri parrocchiani gentili e delle lezioni sull’amore di Cristo.
Tuttavia, con il passare degli anni, aveva cominciato a notare quanto spesso i sermoni domenicali fossero intrisi di politica, specialmente su temi delicati come l’aborto e l’omosessualità.
Aveva sviluppato le proprie convinzioni su questi argomenti, ma ogni volta che provava a esprimere il suo punto di vista in ambito ecclesiale, veniva travolta da citazioni bibliche che sembravano contraddirla e, talvolta, da un’ostilità esplicita.
Continuava a frequentare la chiesa, ma ultimamente sentiva che doveva sforzarsi per alzarsi dal letto la domenica mattina. Dov’era finito l’entusiasmo che provava da bambina?
David e sua moglie, Marie, erano orgogliosi genitori di tre figli e cattolici devoti. Poco dopo la nascita della loro terza figlia, Angelica, si era capito che avrebbe avuto di un sostegno speciale nella crescita.
Quando Angelica si avvicinò all’età della scuola materna, le fu diagnosticato un disturbo dello sviluppo, probabilmente legato allo spettro autistico.Se da un lato David e Marie si sentivano sostenuti dal sistema scolastico locale, dall’altro trovarono molte difficoltà nella loro parrocchia.
Le attività per bambini del catechismo rappresentavano una sfida per Angelica, che faticava a interagire socialmente e spesso piangeva dall’inizio alla fine. Nonostante i tentativi di spiegare ai volontari e ai catechisti la necessità di un supporto aggiuntivo, la risposta predominante erano le scrollate di spalle. Quando David parlò con il sacerdote rimase sconvolto nel sentirsi dire: “Sai, David, se avete bisogno di andare in un altra la parrocchia non c’è problema”. La conversazione finì così, bruscamente.
David tornò a casa sconvolto, decise di lasciare la comunità cristiana. La disconnessione e l’isolamento che seguirono furono peggiori dell’offesa iniziale, cosa che li scosse profondamente.
Suzanne era cresciuta in una chiesa molto conservatrice e assai rigida, era quella frequentata dai suoi genitori. Già a 15 anni sapeva che avrebbe seguito un percorso spirituale diverso una volta divenuta adulta. Ora, trovava il suo centro spirituale praticando yoga, leggendo libri ispirazionali e meditando. Di recente si era appassionata al dialogo tra Cristianesimo e Buddismo, ma ogni volta che ne parlava con amici dello yoga, veniva guardata con stupore.
Alcuni arrivavano a sostenere che le sovrapposizioni che vedeva fossero esagerate. In quei momenti, Suzanne provava un sentimento familiare: le persone sembravano rigide e chiuse mentalmente, proprio come quelle con cui era cresciuta.
Jordan era orgoglioso di essere membro di una chiesa protestante storica nella parte sud della città. La sua comunità aveva preservato una imponente e antica chiesa nel corso degli anni, ricevendo anche un riconoscimento da parte della società storica locale.
La chiesa si distingue anche per la sua attenzione alla giustizia sociale e alla lotta contro la povertà. Jordan partecipava attivamente alle iniziative della chiesa, come insegnate agli immigrati e per gestire una dispensa alimentare per i senzatetto.
Tuttavia, quando a 23 anni dichiarò la propria omosessualità, non ricevette il supporto che sperava dalla sua chiesa. Fu indirizzato al ministero “inclusivo” della chiesa, ma non conosceva le persone di quel gruppo e non era cresciuto con loro. Si chiese perché una comunità così attenta ai problemi sociali fosse così distante nel supportarlo in quel momento.
L’importanza della vita religiosa e spirituale
Sebbene molte persone dichiarino di riuscire a vivere bene senza alcuna connessione religiosa o spirituale, un sondaggio Gallup del 2013 ha rivelato che circa il 60% degli americani considera la religione “molto importante”. Tuttavia, lo stesso sondaggio evidenziava che il 76% credeva che la religione stesse perdendo influenza sulle persone.
Una possibile spiegazione di questa tendenza è che molte persone hanno subito esperienze religiose o spirituali negative, tanto da ritenere necessario limitare il proprio coinvolgimento per proteggere il proprio benessere.
Cosa cercano di affrontare la religione e la spiritualità?
Religione e spiritualità si pongono grandi domande sulla vita: siamo liberi o predestinati? Razionali o irrazionali? Soggettivi o oggettivi? Proattivi o reattivi? In questo continuo tentativo di dare risposte, si confrontano numerosi punti di vista, spesso contraddittori.
Nell’era di internet, in cui ogni domanda può trovare risposta con una rapida ricerca, la mole di informazioni da elaborare può essere schiacciante.
In questo contesto, è facile affidarsi a leader carismatici che promettono certezze, anziché apprezzare il cammino da fare e le domande stesse.
Questa dinamica può generare il fenomeno del “vero credente”, dove persone insoddisfatte ripongono la loro fiducia in figure esterne, convinti che la cultura o le tradizioni esistenti non abbiano nulla da offrire.
Così facendo, accettano passivamente idee e pratiche senza mettere in discussione metodi o credenze, ignorando il disagio interiore o le contraddizioni che emergono.
La disillusione personale e la perdita di autonomia
Non tutti diventano “veri credenti”, né tutti subiscono esperienze religiose o spirituali oppressive. Alcuni partecipano a realtà cristiane che, pur avendo buone pratiche, non riescono a tradurle in una spiritualità personale significativa.
Altri hanno esperienze generalmente positive, ma rimangono delusi dall’incapacità di certe persone credenti di incarnare i valori di amore e compassione che predicano.
Questi episodi, anche se meno intensi, lasciano segni profondi. Molti si ritrovano bloccati in un circolo vizioso, tornando ripetutamente agli stessi ambienti nella speranza che qualcosa cambi. Questo genera confusione, isolamento e un senso di perdita.
Alcuni segnali comuni per chi ha vissuto esperienze religiose negative includono:
- Confusione e disorientamento
- Perdita di interesse per attività spirituali o altre passioni
- Sentimenti di abbandono e solitudine
- Depressione e timori irrazionali
- Senso di colpa per non aver “avuto abbastanza fede” o pazienza
- Disconnessione da Dio o dalla pratica spirituale
- Quando un’esperienza negativa diventa abuso
Non tutte le esperienze negative sono semplici incidenti. Alcuni comportamenti in ambito religioso o spirituale sono così gravi da poter essere definiti veri e propri abusi.
Tra i segnali di abuso spirituale o religioso troviamo:
- Mancanza di tolleranza per opinioni diverse
- Domande su credenze o pratiche viste come sfide all’autorità
- Pensiero rigido del tipo “tutto o niente”
- Discriminazione istituzionalizzata contro donne, persone di colore o LGBTQ+
- Ostilità verso chi è esterno al gruppo e pressione per isolarsi
- Perfezionismo e incoerenza tra i valori dichiarati e le azioni reali
- Uso della paura e della vergogna come strumenti di controllo
Cosa può fare la terapia?
Chi ha vissuto esperienze religiose negative o abusi spirituali spesso teme che chiedere aiuto peggiori la situazione. Tuttavia, un supporto professionale può essere importante, soprattutto se offerto in modo empatico e non giudicante, per ritrovare un equilibrio, sia che scelga di continuare a frequentare una comunità religiosa o di prenderne le distanze.
C’è speranza?
Per chi ha sofferto, immaginare una via d’uscita può sembrare impossibile. Ma la guarigione è possibile. Ecco alcuni passi iniziali per il percorso:
1. Concediti tempo: le ferite profonde richiedono pazienza. Non è successo tutto in una notte, e nemmeno la guarigione sarà immediata.
2. Riconosci i tuoi schemi mentali: evita di replicare il pensiero rigido che ti ha ferito. La guarigione non si ottiene con “devi” o “dovresti”, ma accettando la complessità del tuo cammino.
3. Accetta il cambiamento: forse non tornerai mai a far parte di una comunità religiosa o spirituale, ma potresti scoprire che il nuovo te, con le sue cicatrici e le sue esperienze, è degno di essere amato.
Ma se hai bisogno di supporto per superare esperienze religiose o spirituali negative, un percorso terapeutico può essere la chiave per ritrovare serenità e speranza.
Testo originale: Recovering from negative religious or spiritual experiences.