Le vostre parole mi feriscono, come lesbica e come cristiana
Testimonianza di Giulia del gruppo Kairos di Firenze
Qualche tempo fa ho partecipato a Firenze, insieme al gruppo Kairos di cui faccio parte, alla presentazione del libro “Omosessualità, una proposta etica” del Prof Giannino Piana.
E’ stato un incontro molto interessante,soprattutto per la profondità e l’umanità con cui sono stati trattati dei temi a me così cari, che mi toccano da vicino, essendo io una donna lesbica cristiana e quindi in cammino, lungo una strada che piano piano si delinea nel corso della mia vita, che io ritengo pienamente degna di essere vissuta come tale.
Tuttavia, e ricordo questo con grande dolore, all’uscita dalla Chiesa Evangelica dove si era tenuta la conferenza,una giovane signorina all’apparenza molto gentile, con fare mellifluo mi ha consegnato una lettera in busta chiusa dicendomi, con un grande sorriso, che si trattava di una sorpresa.
Io, impaziente, ho aperto il plico ma, appena i miei occhi hanno iniziato a scorrere le righe, ho capito immediatamente di cosa si trattava… Sono sufficienti poche espressioni per riassumerne il senso e, purtroppo, il fine ultimo: “omosessuali ed eterosessuali accondiscendenti” (come se noi, portatori di un diverso orientamento sessuale fossimo dei poveretti da compatire e da non assecondare), “se Dio una volta ha detto che l’omosessualità è peccato non può aver cambiato idea, non possiamo negare la sua parola, perché Lui a riguardo si è espresso molto chiaramente”, quando invece sarebbe opportuno consigliare, a tutti coloro che hanno dubbi in proposito, la lettura di qualche buona e oggettiva esegesi biblica, che tenga conto di dati culturali e storici.
Ma la lettera, scritta dal sedicente “movimento Famiglia di Luce” purtroppo non si fermava a questo: “state surclassando Dio, vi giudicate da soli e vi assolvete, rendendovi pari a Lui”, paragonando l’omosessualità al tentativo di porsi al posto del Signore.
Queste parole mi hanno fatto semplicemente male non solo come omosessuale,ma anche come cristiana, come cattolica e come essere umano, perché la mia esperienza di Dio, che posso dire di aver incontrato e che quotidianamente (come succede ad ognuno di noi) è presente nella mia vita, è un’esperienza di Amore e non di odio verso me stessa e verso il prossimo.
La ragazza della lettera affermava, riferendosi a se stessa, “io mi sono convertita e allora la mia vita è cambiata”. Anche io, meditando a lungo, sono giunta alla stessa conclusione riguardo alla mia esistenza, ma ho sulla vita un punto di vista basato sull’Amore: solo scoprendo e accettando la mia omosessualità sono riuscita a sentirmi autenticamente amata da Cristo.
Solo quando ho accettato di vedere me stessa nella mia vera natura di donna e di lesbica ho potuto iniziare a “costruire la mia casa sulla roccia” ovvero la mia vita su basi più solide di quelle dell’odio, del disprezzo e del risentimento verso una parte importante di me stessa, che è stata senz’altro prevista nei piani del Signore e che proprio per questo ha diritto ad esistere.