L’eccidio di Oslo ci ricorda che ‘ogni fondamentalismo uccide il divino che c’è in noi’
Riflessioni di Gianni Geraci del gruppo il Guado di Milano, 24 luglio 2011
Carissimi, vi scrivo sconvolto dopo quello che è successo a Oslo. Scrivo sconvolto, perché, se di fronte al fanatismo omicida dei fondamentalisti islamici posso permettermi un certo distacco, di fronte al fondamentalismo di una persona che, come me, si dice cristiana, qualche domanda debbo pur farmela.
Forse il fondamentalismo, quali che siano gli apparati teologici a cui fanno riferimento, contengono il germe di una violenza che ha sempre e comunque qualche cosa di disumano.
Ma è proprio Gesù a dirci che non è questa la risposta del Dio d’amore che ci ha predicato, ce lo dicono chiaramente i versetti con cui si conclude il Vangelo che la Chiesa Ambrosiana propone oggi.
Si tratta del testo che Luca dedica alle beatitudini: un testo radicale nella sua semplicità; un testo che invita l’uomo di fede ad abbandonare ogni forma di violenza, anche quella che potrebbe nascere da istanze più che giuste; un testo che fondamentalisti dovrebbero ricordare tutte le volte che vivono la tentazione diabolica di ricorrere alla violenza e alla sopraffazione.
«A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l’altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. Dà a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo. Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro» (Lc 6,29-31)
Ecco un invito a vivere con radicalità la Fede che però ci libera da qualunque tentazione fondamentalista.
Nel commentare l’eccidio di Oslo su Facebook ho scritto che: «Non è l’umanità che deve diventare più religiosa. Sono le religioni che debbono diventare più umane. Ogni fondamentalismo religioso uccide il divino che c’è in noi».
Solo andando avanti a fare le cose che facevamo prima, con la stessa umanità con cui le facevamo prima, daremo una risposta efficace al male che ci circonda.