L’epidemia dell’AIDS e le chiese cristiane
Riflessione tratta da Cristianə a chi?*
Visto che oggi, 1 dicembre, è la Giornata mondiale in risposta all’AIDS, condividiamo anche una riflessione in merito. La morale sessuale cattolica ha ignorato e in parte continua a ignorare la finalità di tutela dalle infezioni sessualmente trasmissibili (IST) che i contraccettivi mettono in campo. E l’opposizione verso la contraccezione che la Chiesa ha portato avanti nel corso dei decenni è stata un vero e proprio atto di irresponsabilità nei confronti della diffusione del virus dell’HIV, soprattutto durante la crisi dell’AIDS.
Durante gli anni ‘80 e ‘90 le chiese cristiane hanno proposto alle comunità di fedeli un’astinenza che precludeva addirittura l’uso del preservativo, perché visto come promotore della promiscuità sessuale.
Noto è l’episodio in cui il cardinale John Joseph O’Connor di New York ha impedito la distribuzione di preservativi nelle carceri per prevenire la diffusione dell’HIV e si è opposto all’educazione sessuale nelle scuole. Si tratta dello stesso cardinale contro cui ACT UP ha organizzato la celebre manifestazione del 1989 nella cattedrale di San Patrizio a New York.
Anche in Italia la propaganda in fatto di (ir)responsabilità sessuale era quella. L’allora ministro della Salute Carlo Donat Cattin della DC ha esortato alla prevenzione tramite l’eterosessualità coniugale o la castità e ha negato l’efficacia del preservativo, seguendo la linea comunicativa di papa Giovanni Paolo II.
Considerando che le persone più colpite da HIV/AIDS erano LGBTQ+ e facenti uso di sostanze, la Chiesa cattolica ha cercato quindi di combattere ciò che interpretava come decadimento morale e peccato piuttosto che preoccuparsi per la salute pubblica.
L’attenzione pastorale e compassionevole per le persone HIV+ è nata ai margini delle chiese. Ѐ il caso di suor Carol Baltosiewich, che lavorava come infermiera a domicilio e per aiutare più persone possibili girava tra proteste, gay bar e associazioni queer dedicate alla salute.
O di quelle reti di sostegno, materiale e morale, nate nelle chiese protestanti per accompagnare le persone HIV+ e ridurre la diffusione del virus. Un’azione di responsabilità che è passata attraverso la contraccezione, una visione non sessuofobica e l’affermazione dei diritti sessuali e riproduttivi.
Durante la crisi dell’AIDS, inoltre, l’arte contemporanea si è nutrita di motivi cristiani per raccontare giudizio, vergogna, colpa, sofferenza, martirio, peste, morte, redenzione, resurrezione e salvezza. Il tutto da parte artistə cristianə e queer. Fino al 15 dicembre puoi vedere alcune di queste opere con il tour virtuale della mostra “The Body, the Host: HIV/AIDS and Christianity“, ospitata dal Allen Memorial Art Museum di Oberlin (Ohio).
*Cristianə a chi? Per un cristianesimo femminista e queer è un podcast condotto da Elisa Belotti, Paola Lazzarini e Sandra Letizia. Si può visitare il canale Telegram, ascoltare i podcast, seguirli su Instagram.