L’esperienza di Dio di Teresa di Lisieux e l’accidentato cammino dei cristiani omosessuali

Leggo nel sito Redes Cristianas questo interessante articolo di Rosario Ramos intitolato ‘Riscattando Teresa di Lisieux‘ pubblicato nella rivista dei cristiani di base Alandar che mi è sembrato opportuno riportare.
Opportuno perché ci fa presente il ricordo di una donna libera, di una donna che, in un ambiente ostile alla “esperienza” di Dio, ebbe modo di vivere questa esperienza, l’esperienza di sentirsi piccola e umile ma molto amata dal Padre, esperienza che può servire da modello a donne e persone GLBT che comunque vivono la fiducia assoluta nella Grazia del Padre che è per tutti… “anche se è notte” e i lupi ululano.
Un’immensa fiducia (il suo cammino spirituale) nel fatto che Dio stesso ci ha creato, e pertanto ci conosce nella nostra immensa debolezza, mettendoci lui quello che a noi manca, quello che a me manca…
Questa assoluta fiducia nella Grazia superiore alle opere, sempre mediocri, è ciò che fa dire a José Ignacio Gonzales Faus, eminente teologo gesuita, che Teresa di Lisieux è una “santa luterana”. E’ per questo forse che Teresa di Lisieux è riconosciuta come tale, insieme a S.Francesco di Assisi, un altro “pazzo” per l’Amato, anche dall’Islam e dalla Chiesa ortodossa… è per questo che Teresa può rappresentare un punto di incontro tra le diverse confessioni cristiane e anche con altre religioni…
Vi lascio all’articolo in questione:
Riscattando Teresa di Lisieux (Rescatando a Teresa de Lisieux)
“E’ per me una duplice sfida scrivere questo articolo per una rivista che, oggi come oggi, è un riferimento per molti credenti e non credenti che attendono con ansia una Chiesa diversa, in una società diversa e in una frontiera diversa. Come tutte le sfide, se non vengono messe in atto, non possono dimostrare la loro portata.
Questa duplice sfida consiste in due punti: recuperare uno spazio tolto a Teresa di Lisieux nella Chiesa di base e riassumere in poche righe i frutti di molti anni della mia indagine su questa geniale figura del cristianesimo che ha oltrepassato le frontiere della Chiesa.
Da anni mi sento in dovere di liberare Teresa di Lisieux dalle pastoie di una interpretazione sfocata del suo lascito. Questa donna è una donna maltrattata, non capita, manipolata e molte volte pervasa da una spiritualità incentrata sulla sofferenza come percorso di realizzazione.
Non pretendo di raccontare l’intera sua storia, ma ciò che costituisce l’essenziale della sua visione di ciò che ella pensa sia il “seguire Gesù” in mezzo ad una Chiesa complicata e ad una società che cerca la felicità in un’altra direzione.
Un poco di storia
Teresa nasce in una Francia repubblicana nella quale la Chiesa è diventata fondamentalista e radicale per mantenere la propria identità rispetto al mondo profano. La realtà sembra essere percepita in un dualismo poco costruttivo: il sacro e il profano sono i criteri che dirigono la vita di molti credenti.
E’ il secolo del giansenismo, della fanatica credenza del cielo e dell’inferno, di una vita morale premiata o punita, in definitiva una religiosità che cerca la ricompensa dall’esterno e non da un’interiorizzazione profonda del Vangelo dell’Amore.
Teresa irrompe nel bel mezzo di questa realtà e porta una nuova luce alla vita religiosa, morale, teologica ed ecclesiale. In contrapposizione alla spiritualità del timore e della punizione fa nascere la spiritualità dell’amore e della comunione.
L’esistenza credente non si basa su questo mercato personal-religioso ma su una percezione soteriologica universale nella quale l’altro, il fratello e la sorella, sono amati per la loro dignità e non perchè la persona cerca la salvezza in un modo narcisista. Teresa ci indica dunque un percorso diverso: entrare in una fede pervasa dalla gratuità e dal risanamento di tutto ciò che attenta alla dignità della persona, creatura amata e riscattata da Dio.
Teresa ci mostra l’essenza stessa dell’essere umano che sa essere aperto alla realtà divina che, per lui stesso, è apportatrice della dignità assoluta che, in modo implicito e consequenziale appartiene ad ogni persona. Questa dignità è fatta di questo spargimento di vita che ha riversato la divinità nel nucleo stesso dell’essere umano.
Questo movimento di “discesa” provoca nell’intimo umano un movimento di “attrazione” che conduce la creatura umana a questa “divinizzazione” e alla pienezza a cui tutti siamo chiamati. Divinizzare l’essere umano significa “umanizzarlo”, renderlo pienamente umano e in profonda solidarietà con tutti gli altri esseri.
Carenze affettive
Teresa è una donna che proviene da una situazione di carenze affettive, ferite profonde e da un ambiente ostile che avrebbe potuto farla precipitare in una nevrosi molto difficile da curare.
Ma lei reagisce ad ognuno di questi turbamenti interiori e, basandosi sul nucleo stesso dell’essere, dove è presente la forza della vita, va riorientando la sua vita verso un percorso di liberazione molto interessante.
Tutta questa interiore forza vitale si trasforma in nucleo ammortizzatore di tutte le forze esterne e interne che l’avevano indebolita facendola a immagine e somiglianza di quello che le sue sorelle di sangue e di convento avevano desiderato per lei.
Teresa stona completamente con la Chiesa del suo secolo e dà inizio ad una nuova forma di vivere, rimanere nella Chiesa e costruirla partendo dal suo cuore stesso. Sono parole sue: “Nel cuore della Chiesa, io sarò l’Amore” (Ms B, 2v°). Una donna nel cuore della Chiesa!!!
Teresa comprende la logica della nuova famiglia di Gesù che punta ad una nuova forma di fare ecclesia. Ella scopre che Gesù non ha voluto che i suoi seguaci cerchino e costruiscano una casa propria di buoni discepoli, con confini sicuri, perchè così facendo diventerebbe un altro ebraismo.
Teresa è consapevole della sua missione come Apostolo: la sua nuova vita vuole essere un servizio a questa nuova famiglia che sorge dal suo stesso cuore. In questo senso Teresa si sente molto vicina ai primi itineranti radicali che seguivano Gesù e che si sentivano fermento di un’Umanità riconciliata.
La Chiesa di Teresa è una Chiesa con cuore, una definizione che per molti è diventata una delle più grandi corbellerie dette in tutta la storia della spiritualità. Senza dubbio, una Chiesa con cuore è una comunità che mette in movimento tutta la sua capacità di amare, di accogliere, di perdonare, di riconciliare, di dare dignità a tutti gli esseri umani senza esclusione…
Teresa intuisce e vive una Chiesa di uguali e di carismi. Ella vive l’intuizione evangelica della nuova famiglia di Gesù. Lo intuisce dal suo profondo ed emerge alla sua coscienza come Chiesa circolare, orizzontale e viva, la cui essenza è l’amore e non la struttura.
Audacia delle donne
Una donna che arde nel cuore della Chiesa, come Teresa stessa si percepisce, è una provocatrice novità in una Chiesa che è più gerarchica e patriarcale che ministeriale e carismatica.
Teresa fa di se stessa memoria della primitiva comunità di credenti che, alla luce dell’audacia delle donne, è capace di aprirsi all’esplosione di vita che origina dalla Pasqua di Gesù e dalla redenzione del genere umano che comporta questo avvenimento. Così Teresa ci aiuta a recuperare una ecclesia che è diaconia, missione e profezia del Regno di Dio qui e adesso.
E, tutto questo, vissuto con un atteggiamento fondamentale che tutti noi credenti dovremmo coltivare: la fiducia. Con l’ironia che caratterizza i suoi scritti diceva: “Il mio cammino consiste nella fiducia e nell’amore e non capisco le anime che hanno paura di un amico così tenero” (Cta 226, 1v°).
Questo è fiducia in Dio, in contrasto alla paura, a ciò che (Egli) potrebbe fare e dire. Teresa recupera questo nuovo rapporto con Dio, del quale si fida completamente e dal quale si lascia condurre.
Il giudizio finale non si rifarà a quanto abbiamo fatto per timore del castigo/inferno ma a quanto abbiamo amato grazie al fidarci completamente di questo Dio che vuole realizzare il suo Regno facendo conto su di te e su di me.
Come coronamento finale vorrei ricordare che Teresa è una dei tre dottori donna riconosciuti dalla Chiesa.
Testo originale
Teresa de Lisieux, un icono de la ternura de Dios, un encuentro ecuménico