Lettera ad un ragazzo cacciato di casa dai genitori perché gay
Riflessioni di Padre Jean-Marie Martin, accompagnatore spirituale del gruppo “Devenir un en Christ” di Lione (Francia), liberamente tradotte da Dino
Omofobia, nuova fobia? Certamente no! L’odio nei confronti dell’omosessuale risale senza dubbio alla notte dei tempi, ma il termine omofobia compare improvvisamente per la prima volta ai nostri giorni, nello stesso momento in cui vede la luce la difesa delle persone omosessuali che hanno subito delle aggressioni. Non è troppo presto! Viene riconosciuto come un delitto l’insulto e l’aggressione rivolta a persone omosessuali, e questo significa che finalmente le si considera come persone in modo completo, che hanno diritto al rispetto e alla dignità.
Sempre più persone omosessuali fanno coming out, nella loro famiglia, nella loro cerchia d’amici, nel loro ambiente sociale, e la società li accetta man mano sempre meglio. Il PACS (ndr in Francia) hanno permesso loro di poter avere una vita a due che sia riconosciuta e decente. Molti Paesi europei hanno già ratificato il matrimonio omosessuale.
Tutto questo è una garanzia contro l’omofobia? Si potrebbe sperarlo, benché… Maxence (nome fittizio) è stato allontano dalla casa di famiglia dai suoi genitori che non potevano sopportare il suo modo di essere.
E non è il solo, alcuni genitori rinnegano i loro figli, colpiti come sono dalla vergogna a causa della “devianza” del loro figlio, disgustati dai loro “comportamenti inconfessabili”.
Ma sono davvero i genitori che agiscono così, o soltanto i padri? Mi sembra che le madri siano più accoglienti: in una certa maniera, essendo l’omosessuale spesso molto attaccato a sua madre, esse tengono così il loro figlio tutto per loro, ed esse saranno la sola donna nella vita del loro figlio.
Maxence, tuo padre ti ha fatto andar via con grande strepito, e senza preoccuparsi di ciò che sarebbe stato di te. Di chi c’è d’aver più vergogna, di te o di lui? Di lui, come padre di un omosessuale?
Forse lui se lo rimprovera inconsciamente, perchè non è stato capace di “fare” un uomo, la sua immagine virile è stata intaccata! oppure lui ti rifiuta per altre ragioni: conflitti incessanti e violenti tra voi due; oppure paura di garantire per una cosa che invece la sua buona morale rifiuta; o timore di perdere la faccia di fronte ai suoi amici o alla famiglia qualora non reagisse energicamente; paura di essere deriso dai vicini di casa; oppure estremo rimedio a cui ricorre per farti una specie di elettroshock che spera essere salutare… cosa ne so. O allora?…
Diffido sempre di quelli che sono i più violenti nei confronti degli omosessuali, mi chiedo se non abbiano anche loro con se stessi i problemi che hanno rifiutato. Ma non per questo sospetto tuo padre, Maxence, quest’ultima riflessione è un fatto incidentale. Ciò non toglie che avresti potuto ritrovarti in mezzo alla strada, in balia di tutte le tentazioni e di tutti i rischi, se non avessi avuto un amico in grado di accoglierti.
Gettare per strada un figlio omosessuale per il fatto “che è così”, non equivale forse a dargli una botta in testa – invece di dargli un appiglio – per farlo cadere in chissà quale miseria sessuale e in una vita precaria ed inadeguata a preparargli un avvenire?
Riflettete, genitori, voi non mettete al mondo dei figli “per” voi, ma “tramite” voi, e ciò che vostro figlio diventa, nella sua profonda natura, non dipende da voi. Mettendo al mondo dei figli, avete il dovere di dare loro tutto ciò di cui hanno bisogno per vivere, studiare, curarsi, essere al riparo dai pericoli, preparare il loro avvenire.
Anche se vostro figlio è omosessuale, ha gli stessi diritti degli etero, e voi avete gli stessi doveri verso di lui! Per pietà, non contribuite alla sofferenza dei vostri figli. Sì! Essi soffrono per essere così. Certo che soffrono! Allora non fissatevi sul concetto del godimento sessuale che vi crea turbamento, piuttosto fate in modo di non aggiungere altro dolore alle loro sofferenze.
Fortunatamente per te, Maxence, tu riesci a sfuggire al destino di essere un nomade senza casa, al vagabondaggio sessuale, dato che il tuo amico può ospitarti in casa sua. E tu da lui sei amato! Tu sei amato! Quanti omosessuali soffrono la solitudine, in continua ricerca di un’anima gemella che spesso è impossibile trovare. Se un giorno doveste guardare sulle inserzioni… No, non fatelo, trovereste degli interminabili elenchi di persone disorientate e abbandonate. C’è motivo di rimanerne sconfortati. Quanto vagabondare, quanta sofferenza!
E pertanto… Maxence, tu sei bello agli occhi di Dio come nessuno dei figli degli uomini. Come ogni essere umano, tu sei un essere unico, e Dio come prima cosa non guarda il tuo orientamento sessuale, guarda “Maxence”, nella sua globalità, con tutte le sue ricchezze, le sue capacità, le sue potenzialità le sue qualità umane e quelle del suo cuore.
L’amore di Dio è per tutti. Egli fa splendere il suo sole sugli eterosessuali come sugli omosessuali. Ed ha anche una preferenza per quelli che sono emarginati, che sono esclusi dagli altri. Gesù amava unirsi agli umili, ai poveri, ai peccatori, a quelli fuori dalla normalità. E poi, diciamolo, non è perchè un ragazzo o una ragazza sono omosessuali che essi siano, ipso facto, dei viziosi, dei pervertiti. Essi non sono obbligatoriamente più depravati di quelli che sono gratificati da una sessualità etero.
Quest’ultima norma, d’altra parte non è garanzia di una vita sessuale vissuta in modo irreprensibile. Si può diventare un santo pur essendo omosessuale come si può essere un mostro pur essendo eterosessuale. Un padre che rifiuta suo foglio omosessuale è più grande di colui che egli rifiuta? Questo padre forse ha delle pratiche sessuali esemplari, nella norma, ma in compenso il suo atteggiamento di cuore nei confronti di suo figlio è fuori norma, e fuori dalle regole della carità.
Se il tuo padre umano ti respinge, Maxence, Il tuo Padre del cielo ti accoglie così come sei, perchè tu sei il Suo figlio amatissimo. Dio non fa differenza, tra il “super etero” che è tuo padre, e te, Maxence, che sei omosessuale. Tu sei più bello dei tuoi atti, che non hai scelto, essi ti oltrepassano, forse ti sconcertano, ti turbano.
Tu stesso forse preferiresti essere attirato dalle ragazze, pavoneggiarti con una bella compagna, far impallidire di gelosia gli amici, farti una famiglia con una ragazza che ameresti appassionatamente, ma la realtà è che sono gli uomini che ti attirano, che sono gli uomini che tu ti senti capace d’amare.
Allora, dopo aver smesso di combattere con te stesso, hai ceduto, ti sei accettato per come sei, poiché non puoi vivere continuamente nella tensione, nella menzogna verso te stesso, è già così pesante dissimularsi nei confronti degli altri, allora hai voluto essere vero.
Tu hai una sola vita, una sola identità, un solo dato genetico. Tu devi realizzare la tua vita in ogni caso, che tu sia omo o che tu sia etero. E poi, se sicuro di essere definitivamente omo? E’ vero che hai passato l’età in cui non si sa molto bene se si è attirati dai ragazzi oppure dalle ragazze, ma sei ancora giovane, benché tu sia già maggiorenne, è possibile che la tua formazione non sia ancora completa, e che tu possa ancora accedere alla differenza, che ti farà desiderare le donne. Ai nostri giorni la maturità arriva più tardi.
Attenzione, non sto parlando di guarigione, alla quale non credo: è inutile passare la propria vita credendo che un giorno si guarirà, l’omosessualità non è una malattia, così come non è una tara. Ma se succede che tu sia veramente omosessuale, omosessuale resterai. Allora, vivi la tua vita, costruisci il tuo avvenire, e non aspettare di essere fatto in un altro modo, altrimenti i giorni della tua vecchiaia arriveranno e tu non avrai costruito niente per mezzo della tua esistenza.
Avrai atteso di essere un altro e quest’altro non l’avrai mai visto spuntare all’orizzonte! La tua bocca sarà disseccata, le tue braccia saranno scarnificate il tuo cuore sarà pieno di amarezza, un cuore che avrai sempre tenuto imbrigliato e che non avrà mai avuto il coraggio di amare.
Non volerne a tuo padre, Maxence, perdonagli il suo gesto, se l’ha fatto, ne soffre. Fagli vedere piuttosto che si può essere omosessuali pur avendo una vita bella, degna e ricca, nel rispetto di se e degli altri, una vita sana, che splende e porta frutti di umanità e carità.
Tu puoi fare della tua vita un’opera d’arte, un’opera d’amore, un vero dono.
Testo originale: Mon fils, un homo? Dehors!