Letto da Lei. Io e ‘il signor Mario’
Recensione di Silvia Lanzi
Iniziare a leggere un libro e restarne assolutamente affascinati; sentire la musica, il ritmo che pervade ogni parola, ogni frase; gustarsi ogni pagina pur rammaricandosi che poi ci sarà una pagina in meno da gustare: ecco le sensazioni – alcune – che scaturiscono dai racconti de “Il signor Mario”, l’avvincente volume di Lavinia Capogna.
Edito nel 1991 per i tipi de “L’Autore Libri Firenze”, si tratta di un piccolo gioiello, dieci magistrali racconti scritti dal ’78 al ’90 – dai 15 ai 27 anni – da un’autrice di sensibilità non comune.
Li unisce il fatto di essere nugae, dei racconti fatti di niente – e questo, infatti, avrebbe dovuto essere il titolo originale dell’opera che, a distanza di quasi vent’anni è ancora attualissima, come lo sono tutti i classici.
Sì, perché questo volumetto è un classico. Per la profondità di scrittura, per la bellezza e la poesia che lo pervade. Leggendo questo libro, che pure ha un suo stile originale e personalissimo, non si può fare a meno di pensare al Joyce di “Gente di Dublino”: entrambi infatti raccontano episodi minimi, solo in apparenza banali; entrambi mettono a nudo i loro personaggi in modo imprevisto e imprevedibile; entrambi sono grandi scrittori.
E se leggerete, come spero, il libro della Capogna vi accorgerete che questo accostamento è tutt’altro che campato per aria – tranne per il fatto che la Capogna, contrariamente all’autore irlandese, riesce a infondere anche speranza e se nei suoi racconti c’è rassegnazione per una situazione dalla quale non c’è sbocco (penso al racconto che dà il titolo al libro), c’è anche la speranza di cambiare (come in “La scintilla” e “Il disertore”).
Tristezza intrisa di speranza. Speranza screziata di malinconia: ecco il filo conduttore de “Il signor Mario”.
Lavinia Capogna, da grande scrittrice qual è, riesce a trasformare in parole emozioni profonde – e lo fa scrivendo di situazioni che nulla hanno di straordinario; riesce a cogliere in modo magistrale quelli che la Woolf ha definito “momenti di essere”.
Forse è per questo, che una volta finito di leggere questo libro, i suoi racconti e i personaggi che li abitano entrano dentro, donando una dolcezza indicibile; forse è per questo che “Il signor Mario” è uno di quei libri che aiutano a vivere.
Dovessi scegliere un solo aggettivo per descriverlo non avrei dubbi: meraviglioso!
Lavinia Capogna, Il signor Mario, editore L’Autore Libri Firenze, 1991