L’omofobia in Africa, un lascito del colonialismo religioso

E’, in quel momento, che si diffonde l’omofobia in Africa.
Non solo. Il momento coloniale è fondamentale perchè instaura leggi repressive ed una percezione ancora più dispregiativa dell’omosessualità. Ma non si deve dimenticare che in tutte le società africane, come dappertutto del resto , l’omosessualità non è mai stata presa a modello.
Nella maggior parte delle società, il rifiuto dell’omosessualità risale a tempi molto antichi. Per questo “penso che questo passaggio dal tabù, dalla cosa di cui non si vorrebbe parlare ma che si sa che esiste, alla proibizione e alla demonizzazione è un momento cruciale”.
Alcune società africane hanno accettato l’omosessualità nel corso della loro storia?
La risposta è si. Anche se ci si deve ricordare che la norma in tutte le società del mondo è sempre stata l’eterosessualità. Lavori estremamente documentati effettuati da storici e da antropologi dimostrano che l’omosessualità è stata tollerata o accettata in alcune società africane.
Nell’attuale zona dello Zimbawe, lo storico canadese Marc Epprecht ha provato l’esistenza dell’omosessualità, da affreschi molto antichi nelle grotte che raffiguravano rappresentazioni omosessuali proprio in quella stessa zona.
L’antropologo britannico Evans-Pritchard ha lavorato presso gli Azande, nel Soudan, e ha dimostrato la realtà di quello che egli chiamava delle forme di inversione sessuale.
Si deve prendere in considerazione il momento coloniale per spiegare la rappresentazione attuale dell’omosessualità nell’insieme dell’Africa perché si forma con il giungere delle religioni ‘rivelate’. E’, in quel momento, che penetra l’omofobia nel senso in cui la intendiamo noi oggi.
Nel Cameroun il gruppo etnico Beti, al quale io appartengo, è , come altri sul Continente, ricco di storie che descrivono situazioni che si possono rapportare all’omosessualità.
Senza essere considerate un modello da seguire, le persone che lo erano non erano certo messe al bando dalla Società. Quando la Società Beti è stata convertita al cristianesimo, si è passati da un tabù misurato a quello di una interdizione formale e a una visione diabolica pura e semplice.
Era proibito praticare l’omosessualità, parlarne e sono state poste delle sanzioni e allontanati dall’insieme del gruppo sociale.
L’arrivo delle religioni rivelate può spiegare da solo la riprovazione dell’omosessualità ?
Non solo. Il momento coloniale è fondamentale perchè instaura leggi repressive ed una percezione ancora più dispregiativa dell’omosessualità. Ma non si deve dimenticare che in tutte le società africane, come dappertutto del resto , l’omosessualità non è mai stata presa a modello. Nella maggior parte delle società, il rifiuto dell’omosessualità risale a tempi molto antichi.
Per questo penso che questo passaggio dal tabù, dalla cosa di cui non si vorrebbe parlare ma che si sa che esiste, alla proibizione e alla demonizzazione è un momento cruciale. Esistono differenze di percezione delle lesbiche in relazione ai gay ?
Assolutamente. Penso che l’omosessualità maschile sia più accettata di quella femminile. Lo constato nel quadro dello studio che sto facendo attualmente perché ho molta difficoltà a incontrare lesbiche , che tuttavia esistono.
Se si parte dall’Africa australe per arrivare nell’Africa centrale, delle espressioni in certi linguaggi designano l’omosessualità. Non è vero in tutte le società ma se ne trova un certo numero.
Nello Zimbawe per esempio, l’espressione “hungochani” nella lingua chiShona allude all’omosessualità maschile, proprio come gli Zoulou dicono “nkoschana” per la copulazione tra uomini. In Cameroun, i Bamoun hanno un’espressione che significa “l’uomo-donna”. L’espressione inversa che descrive le lesbiche non si trova mai. L’altro fatto da prendere in considerazione è che l’AIDS , che è il catalizzatore della visibilità degli omosessuali, non è associato mai veramente alle lesbiche.
Come si può spiegare questo rifiuto più forte dell’omosessualità femminile ?
Se molti fattori possono spiegarlo, il più eminente è la fallocrazia delle società africane dove generalmente gli uomini dominano le donne. Si deve sapere che la rappresentazione dell’inversione di questo dominio che esemplifica l’atto della sodomia è il motore di un gran numero di fantasmi legati a questa sessualità.
Alcuni antropologi hanno dimostrato tuttavia che alcune società avevano praticamente istituzionalizzato l’omosessualità femminile. Nella zona dell’attuale Nigeria , questo tipo di situazione è noto. Nell’Africa moderna , le persecuzioni toccano più le donne degli uomini: in Uganda, nell’Africa del Sud, nello Zimbawe, si può fare la stessa constatazione quasi dappertutto.
La criminalizzazione dell’omosessualità cresce in Africa, come si è visto recentemente in Burundi. Come lo si può spiegare?
L’omosessualità è molto legata all’imperialismo occidentale nelle rappresentazioni popolari africane. La lotta pubblica contro questo orientamento sessuale è una causa morale e l’ultimo bastione sul quale alcuni pensano di dover puntare per rifiutare la presunta “ depravazione dell’Occidente”.
Se all’interno dei governi africani, alcuni dirigenti rifiutano la convinzione che l’omosessualità appartiene agli Occidentali, subiscono una così forte pressione dalla gente di strada e dalla popolazione perciò si sentono obbligati ad agire di conseguenza. In Camerun , nel 2006, una parte dell’editoria privata ha pubblicato delle liste di personalità che si presumeva fossero omosessuali.
Il presidente della Repubblica, poco considerato per le sue idee liberali, ha tuttavia preso la parola per spiegare che la sessualità apparteneva totalmente a quello che concerneva la vita privata.
Ebbene è stato linciato, il giorno dopo, dalla stampa che l’accusava di sostenere i suoi amici occidentali con i quali intratteneva dei compromessi servili.
Rama Yade è una delle personalità francesi più detestata nel continente per il suo sostegno agli omosessuali. Mi ricorderò sempre di quel giornale del Camerun con la sua foto ed il titolo sotto:” La Francia sostiene i pederasti “. C’è anche l’influenza della religione.
Il presidente Abdoulaye Wade è senza alcun dubbio cosciente della questioni dei diritti dell’uomo. Ma il Senegal è un paese mussulmano molto religioso, ed un certo fondamentalismo agisce contro l’omosessualità.
Ovunque nel continente, la gente in cerca di riconoscenza e le popolazioni che hanno rivendicazioni contro gli antichi coloni hanno fatto della lotta contro l’omosessualità una causa di identà nazionale
La mobilizzazione è necessaria perché malgrado vere situazioni di regressione come in Burundi o in Senegal, in una certa misura , si constatano delle evoluzioni. Gli stessi africani si devono muovere, non dimenticando che vivono in un mondo globalizzato. Non sarebbe realistico che lottino contro l’omofobia da soli. Si farebbero linciare molto presto. Il movimento di mobilitazione transazionale è una buona strada.
L’ho visto in Camerun dove si è costituita una associazione dopo gli avvenimenti del 2006 per agire attraverso il diritto alla salute e i diritti dell’uomo.
Questa associazione, Alternative Cameroun, fa un vero lavoro e le cose evolvono in bene. La questione dell’Aids, che rivela una vulnerabilità molto elevata per le minoranze omosessuali, è a tutt’oggi anche una maniera di eliminare i tabù e per combattere le discriminazioni. Cosa valida anche per altri strati di popolazione come le lavoratrici del sesso o le donne.
Che idea si è fatta sull’aiuto degli occidentali ai movimenti di difesa degli omosessuali africani ?
E’ molto difficile prendere una posizione. Quando sono arrivato in Francia nel quadro delle mie inchieste, ho veramente pensato che le azioni portate avanti prima di tutto dall’Occidente , specialmente dalla Francia , non erano del tutto pertinenti. A volte ho constatato puzza di paternalismo che mi creava problemi. Poi la mia opinione è cambiata.
Gli Africani che si mobilitano hanno bisogno dell’appoggio degli Occidentali, che hanno vissuto lo stesso ostracismo in periodi non tanto lontani. In Francia, è solo all’inizio degli anni ’80 che l’omosessualità non è più stata considerata come un delitto! ra l’inizio di un movimento che è partito dagli Stati Uniti per arrivare a tutta l’Europa dell’ovest.
Ma si deve veramente tener conto del contesto coloniale che ha fatto si che una minoranza, che si muoveva, fosse strumentalizzata dagli occidentali , cosa che ha creato delle reali situazioni di rivolta e di blocco.
In più , nel contesto generale delle cose, la parte umanitaria è messa a mal partito in mezzo alle numerose parti contrarie del mondo, cio’ rende le cose delicate.
Alcuni leaders di associazioni in Senegal ed in Camerun mi hanno reso partecipe delle fortissime tensioni generate dalle azioni portate avanti dal ‘réseau Africagay’, presentate da AIDES. Quale deve essere il ruolo di AIDES in questo movimento ? Questa associazione si deve mettere a guida dei paesi africani? Oppure al contrario si deve porre in ritirata?
E’ necessario trovare il giusto equilibrio. E poi fin dove si possono esporre i militanti africani? E’ un bene portare avanti rivendicazioni identitarie accanto a poste in gioco di salute pubblica?
Ma i militanti africani ci vanno di mezzo quando si ritrovano da soli! Si deve forse fare affidamento sugli stessi africani e non spingere troppo lontano sull’azione di lobby che gli occidentali possono fare.
Nell’Africa del Sud , c’è una ottima dinamica che potrebbe ispirare gli altri paesi africani.
* Patrick Awondo è un dottorando in sociologia, presso il Laboratorio di Antropologia Sociale dell’EHESS.
Testo originale
Le moment colonial explique la représentation actuelle de l´homosexualité en Afrique