L’omosessualità e la Bibbia. Una riflessione del gruppo di omosessuali cristiani di Cagliari
Riflessioni di Davide, gruppo omosessuali cristiani di Cagliari, del 17 dicembre 2010
Lo scorso 14 Dicembre (2010) ci siamo incontrati una nuova volta (ndr noi del gruppo omosessuali cristiani di Cagliari), e vorremmo rendervi partecipi dei momenti in cui si è articolato l’incontro e degli argomenti che abbiamo toccato.
In quest’occasione si sono aggiunte delle nuove persone, che a partire da diversi vissuti sentivano il desiderio di confrontarsi sui temi della fede e dell’omosessualità.
C’era chi, pur essendo eterosessuale, desiderava ugualmente prendersi un momento per conoscere una realtà troppo spesso negata o percepita come “lontana”, e chi, partendo dalla propria esperienza di omosessuale credente, forse solo un pò per curiosità, cercava un posto dove essere serenamente sè stesso.
Per rompere il ghiaccio, all’inizio ciascuno ha raccontato un pò di sè, della propria vita, delle ragioni che lo portavano lì.
E’ stato molto bello questo incontro di storie personali così differenti, e chissà che nel proseguo del nostro cammino non ci saranno ulteriori momenti in cui eterosessuali, gay e lesbiche possano insieme darsi una mano d’aiuto per una rilettura più serena e aperta della propria affettività.
Questa volta desideravamo toccare quei passi delle Sacre Scritture che costituiscono il riferimento tradizionale sui temi della sessualità e in particolar modo dell’omosessualità.
Ovviamente, a causa del breve tempo a nostra disposizione, abbiamo dato solo un abbozzo di un argomento così complesso, che ha costituito anche un “canovaccio” per il nostro incontro,attraverso il quale poi spesso siamo venuti a noi, ai nostri dubbi, alle nostre domande.
Vorrei scusarmi se, non essendo un esperto di quest’argomento, potrei scrivere delle inesattezze, però vorrei ugualmente parlarvene per darvi un piccolo resoconto dell’incontro.
Insomma, non vorrei sicuramente parlare in modo completo di argomenti così complessi, ma solo farvi avere l’impressione di aver partecipato di persona all’incontro.
All’inizio abbiamo cercato di chiarire che esistono due modi di leggere la Bibbia. Il primo cerca di non considerare le Sacre Scritture come un “ricettario” di soluzioni pronte all’uso; partendo probabilmente dal fatto che, con esclusione di un nucleo fondamentale di valori, dal confronto fra singoli testi biblici si può trarre talvolta un messaggio fortemente contradditorio. Così nella loro lettura è giusto tenere vivo un dialogo con la propria coscienza, e non porsi come semplici “recettori” passivi.
Il secondo modo di leggere la Bibbia alla sintesi, alla ricerca di un messaggio unificante, anche e soprattutto alla luce del Vangelo, predilige la lettura rigorosa di ogni singolo passo, prescindendo dalla fitta rete di richiami e collegamenti che percorrono le Sacre Scritture. Fra questi due estremi esiste una scala di gradi intermedi, nella quale probabilmente si può trovare il giusto modo di avvicinarsi alla Bibbia.
Da questo punto di partenza, abbiamo toccato i passi del Levitico in cui si indirizzano alle pratiche omosessuali condanne durissime.
Il Levitico costituisce un lungo elenco di prescrizioni che indicavano al popolo di Israele secondo quali criteri di “purezza” prepararsi e avvicinarsi alle funzioni religiose.
E’ importante soffermarsi sul concetto di “purezza”: per i fedeli dell’epoca, era la purezza rituale, la condizione di chi avvicinandosi alle funzioni religiose si attiene rigorosamente ai precetti biblici; non la purezza “morale”.
Se si tiene presente questa considerazione, non sembra che dall’Antico Testamento si possa trarre una parola di condanna verso un amore maturo, costruttivo, responsabile, tra persone dello stesso sesso.
Perchè probabilmente all’epoca non si conosceva l’omosessualità da questo punto di vista: era vista soprattutto come una “pratica” degradante, spesso un gesto di violenza gratuita negli stupri che seguivano le vittorie sul campo di battaglia.
E’ più difficile il confronto con le parole di San Paolo nella lettera ai Romani (1,26-32): “(…) Similmente anche i maschi, lasciando il rapporto naturale con la femmina, si sono accesi di desiderio gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi maschi con maschi, ricevendo così in sè stessi la retribuzione dovuta al loro traviamento (…)”.
Lascia molta amarezza trovare in queste parole una volontà ostinata a voler vedere nell’omosessualità soltanto degli “atti ignominiosi”, e non la possibilità di stabilire una relazione d’amore matura, costruttiva e responsabile.
Sì, considerando questo testo nell’ambito ben più vasto e complesso della lettera ai Romani, si può trarre l’impressione che in fondo San Paolo desiderasse soprattutto gettare un giusto discredito verso tutte quelle relazioni fra gli uomini che diventano distruttive, degradanti.
L’obiettivo della sua polemica è disapprovare l’idolatria (“hanno scambiato la gloria del Dio incorruttibile con un’immagine e una figura di uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili” 1,23) e in fondo tutte le relazioni umane in cui non entra in circolo l’amore, l’attenzione fraterna, la vicinanza.
Come spesso succede, può essere utile leggere la Bibbia senza frammentarla in compartimenti stagni: è lo stesso San Paolo in fondo, a dire nella lettera ai Galati: “non c’è Giudeo nè Greco; non c’è schiavo nè libero; non c’è maschio nè femmina, perchè tutti voi siete uno in Cristo Gesù” (4,28-29).
Nel testo di San Paolo tuttavia ci è sembrato di cogliere un grande malinteso di cui troviamo tantissime tracce ancora oggi. “Dio li ha abbandonati alle loro passioni”, troviamo scritto, e “sono colmi di ogni ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia”, insieme a tanti altri epiteti diffamatori.
In quel tempo come oggi all’omosessualità si associano spesso categorie come quelle della disonestà, della sporcizia, della colpa, della trasgressione fine a sè stessa, e non è rara l’associazione con la pedofilia.
Per finire, siamo giunti alla riflessione che la Bibbia oltre che il Libro Sacro, è anche una biblioteca, una vastissima raccolta di più libri.
La sua essenza, il nucleo fondamentale è probabilmente in quello che Martin Lutero chiamava il “canone dei canoni”; le sue parole possono e devono accompagnarci verso il Signore, e verso il prossimo.
Tante volte invece vengono usate per allontanare, dividere, erigere confini. Ma Dio è senza confini, siamo noi a tracciarli.
Resta l’opera e la Parola di Gesù, il suo silenzio sulla questione, la sua radicale vicinanza alla vita concreta degli uomini.
Prima di lasciarci ci siamo dati appuntamento per il prossimo 13 Gennaio.
Il proposito è quello di affrontare insieme nel nuovo anno la lettura di uno o più libri ancora da scegliere che ci possano aiutare ad avvicinarci e prepararci alla Veglia contro l’omofobia e all’incontro su “felicità, corpo, spiritualità”, che si terranno entrambi a Maggio.
Concludendo rivolgiamo il nostro invito a tutti quelli che si volessero unire, a non esitare a contattarci!
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