In cerca di se stessi e di Dio. Storie di cristiani transgender
Articolo di Jori Lewis pubblicato sul sito Religion Dispatches (Stati Uniti) il 3 settembre 2009, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Allyson Robinson è una pastora battista. Ma fino a pochi anni fa, viveva una vita da uomo. Allyson ha lottato per tutta la vita con la sua identità transgender, fin da quando era un bambino che desiderava vestirsi da donna. “Sono cresciuta nell’armadio di mia mamma” dice di sé.
“Per gran parte della mia vita, è stata solo una cosa che facevo, non riguardava la mia identità. E la concepivo come una cosa sbagliata. Poi, da cosa sbagliata diventò peccato. Dio era chiaramente contrariato dal mio bisogno di esprimermi in termini femminili.” Allyson cercò di sopprimere questo desiderio. Si sposò, ebbe dei figli e studiò teologia.
Quando era ancora uomo, cominciò a occuparsi di una chiesa battista in una cittadina del Texas centrale. “Eravamo in un posto in cui il coming out del pastore sarebbe finito sulla prima pagina del giornale locale.”
I membri della congregazione, simpatici e benintenzionati com’erano, si sarebbero trovati a disagio con un pastore transgender. Allyson si preoccupava di come la reazione della comunità avrebbe influenzato i suoi figli. Così, quando prese la decisione di diventare donna e rassegnò senza chiasso le dimissioni.
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Una falsa dicotomia
Human Rights Campaign ritiene che i transessuali rappresentino approssimativamente tra lo 0.25% e l’1% della popolazione statunitense. Questa stima non include le persone transgender che non hanno subito l’operazione di riassegnamento del genere (un processo che molti chiamano “la transizione”), quindi la proporzione che si identificano come transgender è probabilmente molto maggiore.
Il termine “transgender” comprende chiunque abbia un’identità di genere diversa dal sesso di nascita. Una persona transgender può talvolta travestirsi in privato, o identificarsi come gender-queer (ovvero, né maschio né femmina), o assumere ormoni senza nessuna operazione chirurgica, oppure avere subito o essere disposta a subire l’operazione di riassegnamento del sesso, inclusa la modificazione degli organi genitali.
Differenze che sono dovute alla condizione socioeconomica, all’età e al contesto culturale; tuttavia, in generale le persone transgender si trovano in tutte le razze e in tutte le religioni.
Secondo i ricercatori, però, le persone transgender sono molto meno inclini a sentirsi parte di una religione organizzata rispetto al resto della popolazione. Nel loro articolo Understanding Spirituality and Religiosity in the Transgender Community: Implications for Aging, Jeremy Kidd e Tarynn Witten avanzano una ragione: “La tendenza a non identificarsi con una religione formale può riflettere un’affermazione della propria dignità che queste religioni non prendono in considerazione, un’espressione di protesta contro certi precetti religiosi e/o un rifiuto di allinearsi a istituzioni che contribuiscono all’emarginazione dei transgender e delle minoranze sessuali.
Le differenze nelle identificazioni religiose paiono riflettere pensieri e sentimenti rivolti alle istituzioni religiose più di quanto non facciano i comportamenti o le credenze spirituali.”
Ma l’idea di un cristianesimo transgender è ancora scioccante per molti, tanto negli ambienti cristiani conservatori quanto nei circoli LGBT radicali. Pauline Park, tra le fondatrici di un gruppo transgender denominato New York Association for Gender Rights Advocacy dice che molta gente pensa che non si può essere nello stesso tempo transgender e cristiani: “In altre parole, se sei a favore dei diritti LGBT devi essere ateo e non avere niente a che fare con una religione organizzata, anzi se potessi daresti fuoco alla chiesa più vicina.
Viceversa, se sei un credente vuol dire che sei un cristiano evangelicale e tutto quell’ambiente dice che l’omosessualità e il transessualismo sono peccati, non si discute.
Ovviamente questa è una falsa dicotomia, perché nessuna delle due cose è vera.” Vero è che c’è spesso tensione, vera o immaginaria, tra questi ambienti. Asher Kolieboi lavora in SoulForce, un gruppo che cerca di combattere i pregiudizi religiosi contro le persone LGBT. Questi pregiudizi Asher li ha vissuti in prima persona. Asher, alto e grosso, con lunghi dreadlock, è sempre stato mascolino, anche quando era una bambina. Ma quando decise di cambiare sesso, la sua famiglia pentecostale non riusciva a trovare parole per comprendere la sua decisione di alterare il proprio corpo.
La vedevano come un rifiuto del piano divino. “’Questo non è il piano di Dio, non è il piano di Dio per te e sicuramente non è il piano che Dio ha in mente per far funzionare la società’ mi dissero. Così, non solo stavo facendo qualcosa che non era naturale, ma stavo compiendo un vero abominio.”
Quasi ogni transgender ha alle spalle una storia simile: una discussione impacciata, la sensazione di non essere approvati, la freddezza e un vago riferimento all’inferno. Molte persone transgender finiscono per lasciare la loro chiesa, la loro famiglia e le loro aspettative.
Uomo e donna, separati e distinti
Ci sono chiese che hanno accettato parrocchiani e pastori transgender. Prendiamo il caso di Drew Phoenix, pastore metodista di Baltimora; la sua congregazione ha accettato e sostenuto la sua decisione di cambiare sesso. E naturalmente in giro ci sono molte chiese LGBT-friendly che da decenni aprono le porte alle persone transgender.
Ma molte denominazioni nel loro complesso non lo hanno fatto e probabilmente non lo faranno nel prossimo futuro. La Southern Baptist Convention, una delle più grandi denominazioni degli Stati Uniti, ha preso duramente posizione contro i diritti LGBT nel loro complesso. E la Chiesa Cattolica, una delle istituzioni religiose più grandi del mondo, è stata chiara nello specifico sulla questione transgender.
Poco prima del Natale 2008 papa Benedetto XVI ha detto, durante un discorso indirizzato alla Curia (il braccio amministrativo della Chiesa Cattolica), che il nostro genere è un dono del Creatore e ha denunciato chi cerca di cambiarlo. “Qui è questione di fede nel Creatore e dell’ascolto del linguaggio della creazione, la svalutazione del quale porta all’autodistruzione dell’uomo e quindi alla distruzione dell’opera stessa di Dio.”
In altre parole, ha lanciato un guanto di sfida alla comunità transgender. Per Papa Benedetto XVI e per molti altri, tutto deriva da una lettura letterale del libro biblico di Genesi, che dice “Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò.“ Secondo loro, questo significa che Dio ha creato l’uomo e la donna separati e distinti.
Mark Yarhouse è direttore dell’Istituto per lo studio dell’identità sessuale alla Regent University, un ateneo cristiano conservatore legato a Pat Robertson alla sua trasmissione televisiva 700 Club.
Nel corso degli anni Yarhouse ha assistito adulti e bambini che credevano di poter essere transgender, e il suo istituto ha appena terminato uno studio preliminare sui transgender cristiani. Dice di essere impressionato dalle difficoltà che spesso queste persone sembrano incontrare.
“Spesso la persona è completamente isolata perché è una rara avis. Non conoscono nessuno simile a loro o altri in quella comunità locale che possano sostenerle e incoraggiarle.
Penso che le chiese conservatrici abbiano spesso le idee molto chiare su come una persona debba risolvere questa questione, e sovente mettono maggiore enfasi nel risolverla a favore del sesso di nascita piuttosto che nell’esperienza psicologica dell’identità di genere. E penso che spesso le persone transgender tentano di decidere proprio questo: come risolvo la situazione?”
Chirurgia spirituale
Allyson Robinson, pastora battista, ha passato più di dieci anni a pregare per trovare una soluzione. Invocava “Dio, rendimi forte abbastanza per resistere a questa tentazione.” Ma non accadde nulla. Allyson cercò di capire perché Dio non avesse risposto alle sue preghiere. Cercò di interpretare teologicamente il silenzio di Dio e elaborò alcune opzioni:
1. Il Dio che aveva pregato non esisteva;
2. Dio non era ciò che lei pensava che fosse. Non era compassionevole e non gli importava della sua sofferenza;
3. Dio aveva provocato questa sofferenza per la sua gloria;
4. Dio aveva provocato questa sofferenza per rendere Allyson umile. Nessuna di queste spiegazioni era soddisfacente. Ma un giorno ebbe una rivelazione. “La ragione per cui Dio non mi aveva aggiustata era che non ero rotta.”
Quando Mark Yarhouse si imbarcò nello studio sui transgender cristiani non sapeva che cosa avrebbe trovato. Iniziò a contattare gente attraverso un gruppo virtuale e trovò dei transgender cristiani in varie chiese in giro per gli Stati Uniti.
“Rimasi impressionato dalla loro fede personale e dai loro sforzi per trovare una casa per la loro fede cristiana, per la loro identità cristiana.” Alcuni avevano trovato un modo di leggere la Bibbia e ritrovarsi in essa, senza l’abominio, il peccato e il fuoco infernale.
Justin Tanis scrive nel suo libro Trans-Gendered: Theology, Ministry and Communities of Faith della sensazione che la sua identità transgender fosse una vocazione che andava di pari passo con la vocazione al pastorato. “Invece di essere un semplice caso, una bizzarria o una fonte di vergogna, la variazione di genere inizia ad essere vista come parte dell’identità che Dio ci ha assegnato.
Mi spingo oltre: diventa nostra responsabilità spirituale esplorare fino in fondo la natura che Dio ci ha dato.” Tanis dice che questa autoconsapevolezza permette alle persone transgender di essere parte del piano di Dio invece che eccezioni alla regola.
La Metropolitan Community Church di New York è una chiesa che sostiene pienamente le persone LGBT e si trova in un angolino di Hell’s Kitchen, nei pressi dell’entrata del Lincoln Tunnel. Il gruppo Gender People, fondato più di dieci anni fa per fornire alle persone transgender un luogo protetto per parlare, si incontra ogni domenica in una biblioteca di fortuna al primo piano della chiesa.
Moshay Moses, una donna trans dalla pelle scura e dalla chioma ricciuta color miele, dice che quando lei e alcuni altri fondarono il gruppo, ebbero una visione. Qui non si dovrebbe parlare di droga, morte o chirurgia. Qui si fa “chirurgia spirituale” per abbattere quelle mura negative di Gerico che hanno impedito ai membri di riconoscersi come esseri spirituali.
Ecco Moshay in un assolato giorno d’estate tenere banco di fronte a un piccolo pubblico di cinque persone, me inclusa. L’argomento non era molto coerente, saltava un po’ di palo in frasca e trattava più o meno dell’importanza della metafisica. “Dalla Bibbia apprendiamo che Dio non è né maschio né femmina, ma spirito.” Una donna, che si identificava come androgina più che come transgender, parlò della sua acuta depressione e di come si svegliasse ogni mattina con il desiderio di morire. Poi la conversazione si spostò alla totalità della persona e ai prodigi dell’amore di Dio.
Un tizio di punto in bianco si alzò e uscì; un’altra persona si addormentò. Alla fine però tutti sembravano soddisfatti. Chiesi a una partecipante, un’alta donna trans, perché frequentasse il gruppo. “Ho finalmente trovato un posto dove posso parlare della mia spiritualità, e farlo come persona transgender.“
Perché nel gruppo Gender People la loro identità non è qualcosa per cui chiedere scusa o che bisogna giustificare; essa è, secondo Moshay, un dono, una benedizione e la salvezza.
Un viaggio magico nella Bibbia
L’attore Peterson Toscano si è ispirato da ciò che chiama la storia segreta delle persone transgender nella Bibbia. Ha cominciato a lavorare a una rappresentazione sull’argomento quasi due anni fa. L’ha chiamato Trasfigurazioni, riferimento alla metamorfosi di Gesù che diventa un essere circonfuso di fulgore divino. Toscano definisce la rappresentazione “un viaggio magico nella Bibbia”.
È un monologo che scava nei racconti di personaggi dal genere indefinito, di Giuseppe che assomiglia a una ragazzina (ricordate la sua tunica di vari colori?), di Debora che assomiglia a un uomo. La commedia include due scene con gli eunuchi come protagonisti. In una di queste Toscano racconta la storia biblica dell’eunuco etiope che Filippo converte sulla strada che va da Gerusalemme a Gaza.
Nell’Antico Testamento leggiamo che agli eunuchi è proibito accedere ai luoghi di culto. Ma Filippo battezza l’eunuco e gli mostra che la religione di Gesù accetta maggiormente gli emarginati. Il narratore del monologo, rievocando l’incontro, dice che il battesimo è “un segno che mostra che siamo morti alla nostra vecchia vita e che siamo liberi di vivere essendo noi stessi.”
Toscano ha iniziato a presentare il monologo in luoghi queer-friendly: centri LGBT, congregazioni della Metropolitan Community Church. “Non pensavo di riscuotere molto interesse. Sapete, le persone trans-spirituali… saranno 25 in tutto.“
Ma poi lo portò in altri luoghi, come chiese composte da poche vecchiette e congregazioni di cristiani evangelicali. L’attore rimase sorpreso. Il pubblico sembrava sempre commosso. “Sento quasi piangere durante lo spettacolo.”
Allora, si è chiesto, che cosa di questo racconto di persone transgender commuove etero, gay e i molti che stanno in mezzo? Toscano pensa che queste storie tocchino qualcosa di universale, quella parte di noi stessi che si guarda allo specchio e qualche volta ha difficoltà a riconoscere quello che vede.
Quella parte di noi stessi che si preoccupa del peso e di invecchiare. Quella parte di noi stessi che è preoccupata dal cambiamento. E le persone transgender incarnano il cambiamento: loro hanno avuto abbastanza fegato da cambiare il loro intero essere.
“Tutte le cose vengono da te”
Lynn Walker è un sacerdote transgender della Orthodox-Catholic Church of America. Nelle foto porta con orgoglio il collarino da prete ma durante il suo lavoro giornaliero in una comunità alloggio per prostitute transgender è tutta jeans, magliette e capelli biondi tirati indietro. Dice di non imporre la sua religione a nessuno, come non dice di essere transgender se decide di non farlo. Lynn la vede così: essere transgender non è un peccato o una patologia, è una questione di varietà. “A sentire la scienza, è una cosa non comune, ma normale e naturale.
Da qualche parte nel libro di Giobbe è scritto che tutte le cose vengono da te, o Signore.” Lynn dice che sì, le persone transgender approfittano dei progressi scientifici per cambiare il loro corpo, ma non vede perché dovrebbe essere sbagliato o controverso, o un abominio agli occhi di Dio. “Se la scienza è un dono di Dio, perché non la ascoltiamo?”
Lynn dice di desiderare spesso che le persone transgender possano incontrare una minore persecuzione religiosa nel mondo esterno, che possano entrare in una chiesa a caso senza avere paura della reazione della gente. “Se più persone trans fossero coinvolte nelle comunità di fede, quelle comunità giungerebbero a ritenerlo normale.”
Lynn teneva dei workshop al centro LGBT di New York e una volta, molti anni fa, cercò di fondare un gruppo spirituale. La prima settimana comparirono due persone.
La settimana dopo, solo un’altra persona si aggiunse. In seguito rinunciò. Ma ora le speranze risorgono. Forse, tra cinque o dieci anni non sarà straordinario vedere una persona transgender in chiesa, magari nel ruolo di pastore.
Testo originale: Transgender and Christian: Finding Identity