Lottare per una categoria che non c’è: il Genere
Considerazioni di Flaminia P. Mancinelli del 06 febbraio 2013 pubblicate su Pianeta Queer
Mentre ci ghettizziamo sul “matrimonio gay” perdiamo di vista il vero obiettivo: i diritti della persona e dimentichiamo di focalizzarci su ciò che siamo aldilà del Genere.
In questi giorni si fa un gran parlare di quello che nella vulgata è stato definito “matrimonio gay”, ovvero il matrimonio tra persone dello stesso sesso, quello che in Ialia -di volta in volta, di governo in governo- si è cercato di batezzare pacs, unioni civili o ancora Di.Co.; e perché se ne discute tanto, al punto che giornali tv e talk show gli hanno dedicato uno spazio inusitato? Perché in altre Nazioni dell’UE, parlamenti demoratici (Socialisti o, addirittura, Conservatori) stanno varando leggi in merito, leggi che porteranno o hanno già portato all’equiparazione del matrimonio tra persone “etero” a quello tra persone dello stesso sesso.
La solita reazione, tipica della provincia dell’Impero, quale il nostro Paese è da sempre. In più siamo alle settimane conclusive delle elezioni ed ogni argomento -argomento che sarà poi puntualmente accantonato una volta scrutinati i voti- è buono per sviare l’attenzione dalla tarantella intrapresa dai nostri Partiti politici: io oggi sto con Monti mentre ieri lo avversavo e l’altro ieri gli votavo la fiducia, Berlusconi oggi è un incantatore di serpenti del quale ieri usavo il voto e l’altro ieri votavo nell’urna elettorale, io sono disposto a condividere il Governo con tutte le forze che si dichiarano anti-Berlusconi, io condividerò il Governo con tutti i Partiti che vogliono cooperare al rinnovamento, e intanto vi spiego quanto certi politici di sinistra sono”conservatori”.
E la finisco qui, perché come sappiamo tutti l’elenco delle citazioni potrebbe rivaleggiare con le dimensioni della Treccani. Quindi si parla di “matrimonio gay” così come si parla di quanto citato sopra… cioè invece di parlare di programmi, di diritti della persona e di soluzioni per uscire dalla situazione di crisi e recessione.
Tornando al tema: parlare in queste circostanze di “matrimonio gay” è offensivo per le persone omosessuali di questo Paese sia perché è strumentale al clima della campagna elettorale in corso sia perché quando Francia e Inghiterra avranno varato le loro leggi in merito, seppure l’UE ci richiamerà al rispetto di “certi diritti”, il nostro establishment politico e quello che domina i Mass Media faranno in un attimo a dimenticare tutta la questione, e a mandarla in un battibaleno in soffitta o n cantina, fate voi…
Purtroppo però, quello che è il vero tema sotteso al “matrimonio gay” non viene neppure sfiorato, in Italia come nel resto del Mondo. Anzi è come se promuovere una legge che lo consenta diventi una specie di pietra tombale per il diritto reale della Persona che sotto di lui va a schiacciarsi. Già, sono pronti a dire già in molti: ora c’avete pure il matrimonio voi “diversi” e quindi non rompete più le…
Il “vero tema”
L’ho definito “vero tema” è vi prego di considerarlo ancora per qualche riga così come ve lo enuncio, senza costringerlo in termini altri, categorizzazioni che rischierebbero di comprometterne l’esistenza.
Il “vero tema” ancora una volta è stato lanciato dalle Persone Trans (intendendo con “Trans” sia Transgender che Transessuali, sia MtoF che FtoM, sia persone in-transizione sia persone che non intendono sottoporsi ad alcuna operazione di transizione), da alcune -è bene sottolinearlo- ma non da tutte, anzi, purtroppo, molte tra le associazioni Trans più blasonate neppure hanno accennato a confrontarsi con questo “vero tema”, così come sono impegnate a cercare di convogliare il Trans-pensiero verso “Piccole, medie o grandi soluzioni” stile Deutschland.
E il “vero tema” è la Persona nell’interezza sfaccettata dei suoi Diritti. Sia essa bianca, gialla, nera, rossa o mulatta, sia essa alta o bassa, grassa o magra, di fede religiosa o atea, quello che occorre è che uno Stato o un’Unione di Stati tutelino i suoi Diritti, indipendentemente da classificazioni e categorie.
Come avrete notato non ho citato, nel descrivere la Persona né le “scelte sessuali” né il Genere, ed è proprio questo il fulcro del ragionamento cui sono arrivatI ormai diversi gruppi o clan di persone.
La “scelta sessuale” -è ormai acclarato- è indipendente sia dal genere biologico sia da quello al quale la persona sente di appartenere. Si può essere uomini e scegliere come prorpio “oggetto sessuale” una donna, un altro uomo o una persona transessuale o ciascuno di questi. La scelta sessuale può essere dipendente da una scelta affettiva o del tutto avulsa. Vi è ormai una casistica molto diffusa che riguarda persone che hanno transitato in un sesso diverso da quello della loro nascita e che pur essendo divenuti uomini (FtoM) hanno relazioni sessuali e affettive con uomini, e parimenti uomini che transizionati nel sesso femminile (MtoF) si sono legate in rapporti affettivi e sessuali con donne.
E tra questi estremi esiste poi l’infinita sfumatura di possibilità che in quanto esseri umani manifestiamo incessantemente, e della quale la sessualità è specchio veritiero. Neppure la nostra immaginazione, spesso, riesce a comprendere quanto sia possibile la varietà della manifestazione dell’umano amore.
Spesso, purtroppo, il problema nasce a monte, quando le leggi e le regole imposte prima nelle società teocratiche, e poi in quelle cosiddette democratiche, stabilirono le categorie, i Generi.
Un modo spiccio e del tutto avulso dalla realtà di suddividere e catalogare gli esseri umani. Del tutto ignoranti della scienza, alcuni stabilirono che “anche in natura” vi erano dei sessi ben precisi: maschio e femmina, e che il primo compito delle specie animali fosse quello di riprodursi, di garantire il perpetuarsi delle specie. Non entrerò nello specifico, rischiando di replicare male ciò che altri sono in grado di spiegarvi con esattezza, ma vi segnalerò che ormai da diversi decennti gli studiosi hanno “scoperto” che tra molteplici razze animali vi sono unioni per la vita indipendentemente dalla possibilità di riproduzione.
Ma in modo spiccio e grossolano alcuni definiscono le unioni extra-eterosessuali come rapporti “contro natura”. Quale natura? Ed è questo il punto dove volevo arrivare, e dove -è bene sottolinearlo ancora- già altre persone di particolari ambienti Trans, e non solo, sono giunte da tempo: la natura. Qual è la natura dell’essere? A questo essere spetta un genere?
Il Genere
Sul vocabolario Treccani, alla voce genere, è scritto: “Nel suo sign. più ampio, termine indicante una nozione che comprende in sé più specie o rappresenta ciò che è comune a più specie.”
Mentre sull’enciclopedia Treccani, nella definizione antropologica è riportato: “Nel dibattito antropologico e sociologico contemporaneo, il termine g. ha sostituito il termine sesso per indicare la tipizzazione sociale, culturale e psicologica delle differenze tra maschi e femmine.” Mentre in quella dedicata alla Biologia, succintamente è scritto: “Una delle categorie impiegate dalla classificazione dei viventi.” [I grassetti sono evidenziazioni mie N.d.R.]
Ora dobbiamo toglierci i paraocchi e prendere in considerazione il vero stato dell’arte a riguardo. In merito al Genere, le ultime tesi degli scienziati stanno togliendo ai cromosomi l’assoluta determinazione del Genere di una persona. Il nostro cromosoma sessuale (XY o XX o XO) non sembra più il deus ex machina che determina la nostra espressione sessuale, ma sembra invece che siano coinvolte parti specifiche del nostro cervello. Quindi la famosa espressione delle persone Trans: io mi sento una donna, penso e sento come una donna, ma imprigionata in un corpo maschile… ha finalmente avuto una conferma.
Ma questo sviluppo a cosa ci porta? Io arrivo a immaginare che anche il Genere, come tanti altri idoli creati e adorati dall’essere umano, sia nient’alro che una categoria culturale, una sovrapposizione volta a normalizzare e regolamentare la realtà. A parcellizzarla in modo utilitaristico e strumentale.
Per chi ci aministra e ci governa è senz’altro molto più semplice costruire W.C. per uomini o per donne, ospedali che abbiano camerate suddivise in questo modo e un vivere quotidiano parimenti organizzato secondo due vie. A chi non se la sente proprio, l’offerta proposta è un adeguamento che prevede anni di terapia psichica, ormonale e poi chirurgica… Amputazioni estreme, sofferenze psico-fisiche indescrivibili. E il traguardo? Un bel cartoncino con l’appartenenza stabilita a uno dei due sessi riconosciuti.
Ma le persone Trans – alcune persone Trans – appartengono alla stessa genia di quella Sylvia Rivera che il 28 giugno 1969 reagì a Stonewall alla violenza di un polizotto, dando vita a ciò che sarebbe divenuto poi il Movimento per i diritti GLBT, ora detto LGBTQI. E queste persone che più di altre hanno dovuto sentire sulla loro pelle, nel dolore delle loro carni le conseguenze di un’astrazione, l’applicazione senza se e senzama di una categoria, affinchè essa corrispondesse a una determinata definizione di Genere… Queste persone non possono restare in silenzio e accettare supinamente lo sciempio dell’umano intelletto, che si fa scempio dei loro diritti oltreché dei loro corpi.
Esse hanno, quindi, cominciato a raddrizzare la direzione presa dal pensiero e a chiedersi: ma se il Genere è inerente anche il cervello, come mai l’unico reale intervento che viene messo in atto nell’adeguamento riguarda gli organi sessuali secondari (pene, vagina, ovaie, seno)?
Se la determinazione del Genere vede coincolto il cervello che necessità vi è di rendere obbligatoria una terapia ormonale, molteplici interventi chirurgici, per autorizzare una persona a dichiarare la propria appartenenza al Genere uomo o al Genere donna?
La Persona ha diritti distintivi a seconda che sia donna o uomo, trans o intersessuale? Così come all’inizio ci ponevamo il tema dei diritti della Persona, indipendentemente dalle sue “differenze” biologiche o anropologiche, a questi temi ora dobbiamogeneri gender
aggiungere anche quello dell’indifferenza del Genere. Oggi non è più concepibile difatti accettare Piccole, medie o Grandi soluzioni per le persone Transgender, così come non è concepibile parlare di Unione civile o Unione alla tedesca per le persone che vogliono sposare un essere del loro stesso sesso.
Il grado di civiltà che abbiamo raggiunto può solo portarci a riscoprire quanto chi ci ha preceduto su questo nostro pianeta blu aveva già scoperto… E cioè che l’essere umano è e dev’essere libero, libero di essere. Può sembrare una tautologia, ma non lo è. Significa uscire fuori dalle categorie, rifiutare una normalizzazione coatta e di comodo, funzionale solo a pochi.
Io sono un essere umano, la mia carnagione è color cioccolato e sono alto circa un metro e sessanta, vengo da un piccolo Stato dell’Africa subsahariano dove c’è una guerra per le materie prime foraggiata da Stati canaglia, che poi siedono all’ONU, e nessuno mi darebbe asilo politico. Oltretutto ho due bellissime tette e un pene vigoroso, sono un vecchio-fanciullo e ho fame e sete: sono un essere umano e i miei diritti sono uguali ai tuoi, non secondo la mia razza, il luogo della mia nascita, la mia lingua, ecc… Io sono e io ho diritto. Tutti sono me e per me tutti i diritti.
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