Ma solo le “famiglie tradizionali” sono cristiane?
Riflessioni di Victor M. Fernández tratte da cristianosgays.com (Spagna), 9 gennaio 2011, liberamente tradotte da Pina
Matteo scrive nel suo Vangelo: ‘Chi ama il padre o la madre più di me, non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me, non è degno di me’. (Mt 10,37); ‘Non chiamate alcuno sulla terra vostro “padre”, perché uno solo è il Padre vostro, quello che è nei cieli’ (Mt 23,9).
‘La nascita di Gesù Cristo avvenne in questo modo: Maria, sua madre, era stata promessa a Giuseppe e, prima ancora di vivere insieme, concepì un figlio per opera dello Spirito Santo’. (Mt 1,18).
Un altro dei suoi discepoli gli disse: “Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre”. Ma Gesù rispose: “Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i morti” (Mt 8,21-22).
‘Il fratello consegnerà il fratello perché sia condannato a morte, e il padre il figlio; i figli si leveranno contro i genitori e li faranno morire’ (Mt 10,21)
‘Perché sono venuto a dividere il figlio da suo padre, la figlia da sua madre e la nuora dalla suocera’ (Mt 10,35).
Luca, da parte sua, scrive (Lc 14,12-14): ”Quando fai un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi genitori, né i vicini ricchi, a meno che non ti invitino a loro volta e, così, ti sia reso il contraccambio. Al contrario, quando dai un banchetto invita i poveri, gli invalidi, i paralitici, i ciechi. Sarai beato, perché essi non hanno modo di contraccambiarti; ma la ricompensa ti sarà resa alla resurrezione dei giusti!”.
Curiosamente, ogni volta che Cristo parla della famiglia, di ciò che molti chiamano “famiglia tradizionale”, è per criticarla, per proporre un altro modello più umano, più libero o, almeno, per darle un giusto significato.
Ho l’impressione che, a partire dal pontificato di Giovanni Paolo II, non si faccia altro che esaltare in maniera esorbitante il concetto di “famiglia cristiana tradizionale”, di divinizzare e, cosa peggiore, in ragione di quel concetto esaltato e idolatrato, di alterare, di organizzare molteplici atti che non sono altro che manifestazioni politiche e di offrire il deplorevole spettacolo di arcivescovi che sbavano mentre gridano ai microfoni la parola d’ordine “famiglia tradizionale, famiglia tradizionale”.
Non critico il modello di famiglia. E’ umano amare la famiglia di sangue e un comandamento divino “onora il padre e la madre”.
Tuttavia, di fronte alla sublimazione di ciò che alcuni chiamano “famiglia cristiana tradizionale” mi attira maggiormente il concetto di “comunità cristiana” che, detto per inciso, mi sembra più evangelico e, pertanto, alternativo. Comunità cristiana, comunità di fratelli e sorelle.
Così scrive Matteo:
Mt 12,47-50: Uno gli disse: “Tua madre e i tuoi fratelli sono là fuori e vogliono parlarti”. Gesù rispose: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?”.
E indicando con la mano i suoi discepoli disse: “Ecco mia madre e i miei fratelli. Poiché chiunque avrà fatta la volontà del Padre mio che è nei cieli, è mio fratello, mia sorella e mia madre”.
Mt 18,21: Allora Pietro gli si avvicinò e disse: “Signore, quante volte dovrò perdonare le offese di mio fratello verso di me? Fino a sette volte?”. Gesù rispose: “Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette”.
Mt 19,29: Chiunque lascerà casa, fratelli o sorelle, padre, madre, figli o campi a causa del mio Nome, riceverà cento volte tanto ed erediterà la Vita eterna.
Mt 18, 15-17: Se tuo fratello pecca, va e riprendilo in privato. Se ti ascolta, avrai guadagnato il tuo fratello.
Se non ti ascolta, cerca una o due persone affinché la questione venga decisa per bocca di due o tre testimoni. Se si rifiuta di ascoltarli, dillo alla comunità. E se non vuole ascoltare neanche la comunità, consideralo come il pagano e il repubblicano.
Mt 8,8: Entrando a Cafarnao, gli si avvicinò un centurione, pregandolo: “Signore, il mio servitore giace in casa paralitico e soffre terribilmente”.
Non solo in ambiti ecclesiali, ma anche in altri settori della società si può correre il rischio di sublimare e idolatrare il concetto di “famiglia”.
In risposta alla Messa per le Famiglie di domenica scorsa, 2 gennaio (2011), Toni Poveda, presidente di FELLGTB, ha emesso un comunicato dal titolo “ci interessano tutte le famiglie”.
E’ perfettamente comprensibile che, in un legittimo diritto di lotta per l’uguaglianza, si ricordi alla società che le famiglie di gay, lesbiche, bisex e rans (GLBT) devono contare sugli stessi diritti delle “famiglie tradizionali eterosessuali”, ma attenzione: le coppie omosessuali corrono il rischio di imborghesirsi se si chiudono in se stesse e dimenticano che il resto della comunità GLBT è ancora vittimea in un modo o nell’altro.
Questo difficile equilibrio tra difesa del diritto all’uguaglianza con altri tipi di famiglia e scommessa per l’impegno con i nostri simili si compie quando si promuovono e si vivono i legami “di comunità”.
Testo originale: ¿Son cristianas las “familias cristianas tradicionales”?