Ma Papa Leone chiude ai temi LGBT+?
Riflessioni di Massimo Battaglio
Spiace dover parlare della buriana che ha agitato in questi giorni i media e i social a proposito di nove parole nemmeno tanto ambigue pronunciate da papa Leone durante un articolato discorso al corpo diplomatico della Santa Sede. Ma è d’obbligo. Le parole sono le seguenti:
“famiglia, fondata sull’unione stabile tra uomo e donna”
Il discorso in cui sono inserite conta 1427 parole. Quella che vi ricorre di più è “pace” (12 volte). Seguono “verità” (8 volte), “giustizia” (4 volte) e “papa Francesco” (3 volte). Quanto al termine “famiglia” (anch’esso ripetuto 3 volte), è usato per indicare tre cose diverse ma parenti. La prima è la “comunità diplomatica” ecclesiale; la seconda, la “comunità dei popoli”. Infine arriva la comunità parentale intesa come “società piccola ma vera e anteriore a ogni civile società” (definizione di Leone XIII contenuta nella Rerum Novarum).
Mi pare significativo che, nell’ultima citazione sulla famiglia, non si dica “fondata sul matrimonio” ma si usi l’accezione molto più ampia di “unione stabile”. Non molti anni fa, si sarebbe ristretto il campo non solo alle unioni ufficializzate, matrimoniali, ma addirittura alle sole fondate sul “sacramento del matrimonio”. Si sarebbero così esclusi tutti coloro che non fossero sposati secondo il rito cattolico, asserendo di fatto che non hanno diritto ai benefici politici e sociali auspicati per le famiglie. Altrettanto significativo mi pare che papa Leone aggiunga subito dopo:
“Inoltre, nessuno può esimersi dal favorire contesti in cui sia tutelata la dignità di ogni persona, specialmente di quelle più fragili e indifese, dal nascituro all’anziano, dal malato al disoccupato, sia esso cittadino o immigrato”.
Insomma: l’attenzione politica che i membri del corpo dipolomatico dovranno favorire durante questo pontificato dovrà essere rivolta a tutti. Non sono ammesse distinzioni di età, di etnia e di religione, a partire da coloro che attualmente godono di meno difese (e mi ci riconosco automaticamente).
E’ incredibile che, complice un titolo di Fanpage fatto col chiaro scopo di acchiappare like, una buona parte di coloro che sono abituati a informarsi, si siano concentrati unicamente su “uomo e donna” e vi abbiano letto un attacco alla comunità LGBT+. Ma si vede che la fiducia nei titoli dei media che ci stanno simpatici è talmente cieca che porta molti ad agitarsi prematuramente. D’altra parte è difficile resistere a un’asserzione mediatica come
Papa Leone XIV chiude alle coppie omosessuali: “La famiglia è fondata sull’unione tra uomo e donna”. Papa Leone XIV ha chiarito la sua posizione sull’omosessualità.
E’ da notare che la questione omosessuale non è stata affatto nominata. E mi spiace per Fanpage ma, se un Papa intende chiudere con qualcosa, lo fa esplicitamente. Altrimenti, vuol dire tutt’al più che il discorso resta in sospeso.
I commenti sono arrivati subito, massicci, martellanti, provenienti da almeno tre direzioni. Da una parte si è sollevato il popolo LGBT+ da tastiera, ed era prevedibile. Da un’altra parte, gongolavano i new ateist che non aspettavano altro che cogliere papa Leone in fallo per dimostrare che la Chiesa non può che essere reazionaria. Infine, esultavano i nuovi crociati e i pubblici rosarianti, già pronti a organizzare un Te Deum per il ritorno alla sacra omofobia. E’ interessante che atei incalliti e amanti delle mantelline rosse si siano trovati sulla medesima posizione.
Suggerisco una lettura un po’ meno militante, che parte dal contesto in cui la frase incriminata si inserisce e dal pubblico a cui è rivolta. Trattasi di un messaggio inaugurale rivolto a funzionari che lavorano in diversissime parti del mondo. Quando il Papa parla brevemente di fronte a un consesso internazionale, è infatti abbanza prevedibile che si concentri su problemi globali o perlomeno molto diffusi a livello mondiale.
E i temi urgenti a livello mondiale sulla famiglia, soprattutto in ambito extraeuropeo, non sono davvero quelli dell’includere nella propria definizione le coppie facenti parte della minoranza LGBT+. In giro per il mondo, soprattutto in America Latina e in Africa, vi è per esempio l’urgenza di famiglie che si disgregano immediatamente dopo la nascita di ogni figlio se non prima. C’è da affrontare il problema diffusissimo dei padri completamente assenti quando non del tutto sconosciuti (e non per scelta della donna ma dell’uomo). C’è lo scandalo dei bambini di strada, il cui numero supera di gran lunga la popolazione omosessuale.
Dire che la famiglia è fondata sull’uomo e sulla donna (cosa che fece più volte anche papa Francesco), in questo caso, significa ricordare che le responsabilità familiari vanno ripartite tanto sulla donna quanto sull’uomo, cosa nient’affatto scontata in molte culture, soprattutto quelle post-patriarcali in cui la donna si sobbarca tutto il peso, dal sostentamento economico alla cura dei figli, mentre il maschio, quando c’è, si riduce ad arrivare a casa per picchiare moglie e figli dopo una giornata passata a bere e fumare robe strane.
Questi mali, perchè di mali si tratta e di mali diffusissimi, richiedono attenzioni forti e immediate. E sono obiettivamente prioritari rispetto alle nostre istanze LGBT+ perchè riguardano intere popolazioni, soprattutto nei loro strati più bassi, famiglie rainbow comprese. Quindi, tenderei a perdonare chi, parlando di famiglia, non ha sempre il chiodo fisso delle persone LGBT+ ma magari pensa ad altro.
Se papa Leone è aperto, chiuso o spalancato ai nostri temi, lo verificheremo in itinere. Personalmente sono fiducioso perché, nella Chiesa, si può solo guardare avanti o al massimo stare fermi. Tornare indietro è strutturalmente possibile.