Maria della Semplicità: «Fate quello che vi dirà» (Giovanni, 2, 1-11)
Riflessioni di Bernard Rivière pubblicate sul sito Temoignage Chretien (Francia) il 10 agosto 2014, traduzione di finesettimana.org
Il Nuovo Testamento sembra molto discreto sui fatti e gesti di Maria, la madre di Gesù. Nonostante le numerose lettere che ha scritto, san Paolo praticamente nemmeno menziona il nome di Maria. Tra gli evangelisti, la discrezione è comune, eccetto per Luca.
In Luca, infatti, Maria appare a più riprese nei racconti dell’infanzia, nel corso dei capitoli 1 e 2. Lo stesso Luca, autore anche del libro degli Atti degli Apostoli, precisa che la madre di Gesù era presente con i discepoli durante la Pentecoste (Atti 1,14). Probabilmente è in Giovanni (evangelista e “teologo”) che viene rivelata la missione di Maria.
Il suo vangelo, scritto verso la fine del 1° secolo, o addirittura all’inizio del secondo, quindi dopo i sinottici (Matteo, Marco e Luca) e molto tempo dopo le lettere di Paolo, riferisce della presenza di Maria in due avvenimenti capitali della vita di Gesù di Nazareth, chiarendo così il suo posto nella storia cristiana.
In Giovanni, capitolo 2, versetti da 1 a 12, Maria, da presenza discreta e quasi muta, assiste al “primo segno” che Gesù compie. È il brano correntemente chiamato “le nozze di Cana”.
Durante questo racconto fatto da Giovanni, è opportuno notare alcune parole, in vari punti del brano, che devono attirare la nostra attenzione. Giovanni scrive “il terzo giorno…”, senza precisare ulteriormente: il terzo giorno prima di che cosa, dopo che cosa? Nessuno lo sa, ma bisognerà porsi la domanda del significato di questa precisazione… imprecisa.
Poi si parla di una festa di nozze, ma di chi? Anche in questo caso l’autore ci nasconde qualche cosa: e se se si trattasse di Gesù stesso? Tuttavia, il nome del villaggio (?) è chiaro: “a Cana di Galilea”. Purtroppo per noi, lettori lontani, gli archeologi non sono riusciti a tutt’oggi a localizzare quel famoso “Cana”. Una o due ipotesi non chiariscono il mistero. “Gesù è invitato”, vedremo più avanti che è anche più che invitato.
Come in ogni festa di nozze, occorre del vino, che però, per imprevidenza, viene a mancare. E l’acqua delle giare riempite diventerà “il buon vino per la fine”. Per concludere, anche Maria era stata invitate alle nozze, “come pure i discepoli”.
E Giovanni termina il suo racconto con questa frase: “questo fu a Cana di Galilea l’inizio dei segni di Gesù. Manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui” (2,11). Quindi è un momento cruciale della vita di Gesù, poiché quello fu il suo “primo segno” (notiamo che da nessuna parte si parla di “miracolo”, ma di segno).
Andiamo ora alla fine del vangelo di Giovanni, al momento della crocifissione e della resurrezione (capitoli 19 e 20). Lì si tratterà (in Gv 19,34) non più di vino come a Cana, ma “di sangue e d’acqua”. E nel versetto 25 del capitolo 19 si dice: “presso la croce di Gesù stavano Maria sua madre e… accanto a lei il discepolo che Gesù amava”.
Invece, gli altri discepoli, secondo quanto scrive Giovanni, li troveremo solo più tardi, in due occasioni, al capitolo 20. Il “terzo giorno” deve far pensare ad ogni credente ai tre “giorni santi”, dal venerdì alla mattina di Pasqua, “il terzo giorno è risorto dai morti”, giorno dell’Alleanza (le Nozze) Nuova.
Infine, prima di trarre delle conclusioni sui fatti di Cana e della Croce, è opportuno notare che Giovanni nel suo vangelo, a differenza dei sinottici, non fa alcuna menzione del pasto detto La Cena (Matteo 26,26 – Marco 14,22 – Luca 22,15).
È facile vedere, nel racconto di Cana, un “annuncio-segno” della resurrezione di Cristo. Essa ha luogo “il terzo giorno” dopo la morte, in un luogo che non è un luogo: la resurrezione non si situa in un momento dato, in un luogo dato.
Vale a dire che il racconto di Cana è una sorta di pre- annuncio della Resurrezione? Vale a dire che è pura invenzione figurata di un fatto reale che non è una qualsiasi festa di nozze a Cana, ma le nozze, cioè l’alleanza di sempre di un Dio in Gesù che offre “il buon vino per la fine”, il proprio sangue in segno di dono senza limiti?
Vi ritroviamo tutti gli elementi, e in particolare il ruolo di Maria: è presente a Cana, come lo sarà, sempre discreta, presso la Croce. Vibra insieme ai discepoli per le gioie e le preoccupazioni di coloro che partecipano alle nozze di Cana. Presso la Croce, solo con Maria, “il discepolo che Gesù amava”, “«Donna, ecco tuo figlio!».
Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!»”. Gli altri che erano presenti a Cana fuggiranno, impauriti e inebetiti per gli avvenimenti della Croce. Chi sono quei discepoli in fuga, voi, io, increduli spesso, alla ricerca tuttavia di un “segno” da leggere nelle nostre vite di oggi?
A Cana, come presso la Croce, segni reali entrambi del dono di Dio agli uomini, Maria è presente, discreta. Non ha un ruolo di primo piano: il “Fate quello che vi dirà” di Cana, troverà la sua eco sulla Croce: “Tutto è compiuto”. Ciò che deve essere oggetto della nostra ammirazione in Maria, è proprio la sua presenza umile vicino a Gesù così come vicino agli uomini.
Invece, nel corso della storia, povera Maria, è stata trasformata in una sorta di dea, che sembra perfino eclissare il figlio Gesù, Dio fatto uomo. La si porta in giro da una parte e dall’altra, in processioni e pellegrinaggi, rivestita con abiti spesso grotteschi.
Essa appare, si dice, per ridare tono quando la fede popolare sembra scossa, a bambini spesso poveri e creduloni. Le vengono attribuiti nomi e poteri che rasentano il ridicolo: “Rosa mistica, torre d’avorio, casa d’oro, salute dei malati, ecc…”.
È stata dichiarata “Regina, degli angeli e degli arcangeli, del Mondo futuro…”. Papi e vescovi hanno redatto dogmi su di lei per sostenere la devozione popolare avida di femminilizzare una religione dalle apparenze troppo maschili.
Non esageriamo? Amo Maria, ma la Maria del vangelo, e questo non vuole affatto dire sminuire ciò che lei è, al contrario.
Lei è Maria. Quella che ci ha donato Gesù a Natale e ce lo ha ridonato a Pasqua. Ci invita a farlo rinascere ogni giorno in noi e nel mondo. Può essere una semplice presenza accanto a ciascuno di noi, o nel mondo come è oggi, nei giorni lieti come nei giorni oscuri. È segno di umiltà e non di potenza.
Invita ad una fede vissuta in “una Chiesa povera e a servizio” (papa Francesco), discreta come è stata lei. Se avesse cercato onori durante la sua vita 2000 anni fa, pensate che oggi parleremmo di lei?
Ma non ne parliamo forse troppo, oggi, rischiando di snaturare perfino la sua natura e la sua missione che è di “mostrare” Gesù? E la sento dire, a noi, sottovoce, come a “Cana di Pasqua”: “Fate quello che vi dirà”.
Testo originale: Marie de Simplicité