Marocco Queer. Viaggio nella letteratura del desiderio
Articolo pubblicato su gaymaroc.net (Francia) il 19 gennaio 2014, , liberamente tradotto da Marco Galvagno
Jean Zaganiaris ha appena pubblicato un libro innovativo, in cui analizza il rapporto con il corpo e la sessualità. Queer Maroc, sessualità genere e trans identità nella letteratura marocchina diventerà senza dubbio un’opera di riferimento.
Jean Zaganiaris è dottore in scienze politiche, docente e ricercatore alla facoltà di economia e governo di Rabat e ricercatore associato all’università della Piccardia. Dopo varie ricerche in sociologia politica si è messo ad interessarsi all’identità di genere, tema che ha studiato attraverso la letteratura marocchina francofona. Ha appena pubblicato un libro che è basato su moltissimi autori marocchini e che farà molto scalpore.
In ogni modo “Queer Maroc, sexualité, genre et identités dans la littérature marocaine” diventerà un libro cardine per ogni ricercatore o appassionato di letteratura marocchina. Jean Zaganiaris ci ha fatto la cortesia di rispondere ad alcune domande sul libro pubblicato nelle edizioni “Des ailes sur un tracteur”.
Lei è diventato uno specialista della letteratura magrebina francofona e in particolare marocchina. Come mai è giunto ad interessarsi a questa letteratura e cosa l ha colpito in maniera particolare?
Ho scoperto la letteratura marocchina nell’estate del 2003 . Ero venuto in vacanza in Marocco e non sono quasi mai uscito da Rabat. Ne ho aprofittato per leggere Abdelkhebiri Khatibi e Driss Chaibi e anche Oser Vivre di Siham Bencheroun.
E subito ho preso una cotta per questa letteratura. Mi è venuta voglia di conoscerla meglio.
Ho letto in seguito altri autori come Baha Trabelsi, Rajae Benchemsi, Mohammed Nedali, Rachid O, Mahi Binnemine o Abdellah Taia.
Ho assistito, a partire dal 2006 a un certo numero di presentazioni pubbliche di scrittori e scrittrici e mi è venuta voglia di lavorare su questi autori, partendo da un approccio filosofico e sociologico.
La direzione presa da questa ricerca è stata da allora in poi quella di costituire un corpus di un centinaio di libri dando la stessa attenzione a Tahar Ben Jelloun, mondialmente conosciuto in campo letterario che agli autori poco conosciuti come Taoufik Jdidi o Hasan Aghzal che pubblicano a proprie spese le loro opere. é la famosa frase di Bordieu ” Bisogna come ci insegna Flaubert, imparare ad osservare e ammirare Yvetot nella stessa maniera in cui ammiriamo Costantinopoli”.
Avevo l’impressione di conoscere meglio il Marocco leggendo questi libri e ho incontrato appassionati di letteratura come Issam Tbeur e Abdellah Baida che ringrazio di avermi aiutato a conoscere meglio questo patrimonio.
E più leggevo questi autori, più andavo alle presentazioni dei libri più mi dicevo che c’era materia di studio sul modo di pensare la letteratura andando al di là delle posizioni normative del neocolonialismo, ma anche oltrepassando il limite delle tesi culturaliste con cui gli studiosi contrappongono occidente e islam.
Molte opere letterarie marocchine parlano della pluralità dei modi di vita e di pensiero senza fare della sessualità un argomento tabù, questo mi ha interpellato, in un contesto in cui opponiamo spesso troppo facilmente un Occidente permissivo a livello sessuale a un mondo islamico in cui la sessualità verrebbe censurata.
Lei ha appena pubblicato un libro di vasto respiro dato che si sofferma su molti scrittori marocchini in cui lei parte alla ricerca di tracce del corpo, di vissuto corporeo, di corpi attraenti e sedotti reciprocamente . Qual era la sua idea, la sua ipotesi di partenza?
Ho voluto porre una domanda molto semplice. Qual è il ruolo della sessualità nella letteratura marocchina? Come parlano gli scrittori marocchini del sesso e delle pratiche sessuali?
Il tema del corpo mi interessa e lo collego a ciò che dicono Gilles Deleuze e Félix Guattari a proposito del desiderio . Come pensare quest ultimo in rottura con i simbolismi delle condizioni psicoanalitiche e invece leggerlo alla luce delle interazioni sociali che gli appartengono.
Certi autori parlano del desiderio immanente del corpo, della carne, se sì come?
Ho scoperto che molti scrittori parlano di sessualità a livello di rapporti sessuali extra matrimoniali o anche di rapporti omosessuali. A volte sono descrizioni esplicite come in Marrachech, voie d’exil di Rajae Benchemsi o nel libro Le Géniter du Mausolée di Ahmed Boucikihi o Morceau di Mohammed Nedali.
A volte bisogna cercare l’implicito o leggere ciò che è nascosto tra le righe come in Revers de Femmes di Fatima Merhissi o nei romanzi di Marman Lahbabi.
E’ a questo livello che le interviste o l’osservazione delle presentazioni di libri mi sono state molto utili.
Mantengo un prezioso ricordo del mio lavoro sul terreno quando ho seguito l’impegno di Abdellah Taia nella sua campagna contro l’omofobia.
E’ leggendo i suoi libri che ho deciso di non trattare separatamente gli amori omosessuali da quelli eterosessuali. Fanno tutti parte della letteratura e il desiderio immanente del corpo non è un problema di orientamento sessuale.
A quali conclusioni è giunto alla fine del suo lavoro?
Il mio libro dimostra un insieme di cose, a partire dai discorsi orali e scritti degli autori. Vi è una volontà di parlare della sessualità sotto un’ottica diversa da quella del senso di colpa o del tabù. La violenza e il dominio patriarcale non sono assenti come dimostrano i romanzi di Noufissa Sbai o Souad Bahechor, tuttavia non è assente nemmeno il godimento voluttuoso, lo vediamo in scrittori che narrano di corpi femminili che amano il sesso non necessariamente all’interno di una relazione stabile o del matrimonio.
Vi sono delle rappresentazioni della forza del desiderio sessuale presso Abdellah Taia, Leftah in Amoureseuses di Siham Benchekram, in Liason di Ghita El Khayat o nel romanzo Trois Jours et le néant di Youssef Wahboun. Nel Café des faits divers di Bouthaima Azami questo desiderio può rivelare la fragilità degli esseri umani, ossessionati da avvenimenti tremendi.
Poi c’è un’evocazione della sessualità che fa riflettere al rovesciamento del rapporto di dominio tradizionale dell’uomo sulla donna che è presente nei romanzi Les Capitesuses di Stéphane Gabù, nella Peau des Phantasmes di Valerie Morales Attias e in Entrentes di Siham Bouhal. Poi c’è la bellezza dei corpi trans, cioè corpi che decostruiscono la binarietà del genere uomo- donna. In Livre de Sang di Khatibi vi è la figura dell’androgino, ispirato dalla poesia sufi. Le jour du roi di Abdellah Taia è un romanzo transgender nel senso che vi sono due ragazzi giovani gay che fanno l’amore lasciando da parte il fatto di chiedersi chi sia “l’uomo” e chi sia la “donna”.
Ronge Henné di Bouchra Boulaniz evoca una donna che si sente androgina.
In Jabouq Le Joint di Hicham Tahir vi è la figura di un omosessuale trans. Alla fine non so se il mio scopo fosse arrivare a delle conclusioni. Ho voluto porre alcune domande alla letteratura marocchina, ma non penso che nè questo libro, ne il prossimo che pubblicherò siano un punto di arrivo. Alla fine del libro mi sono detto credevo di essere giunto in porto ed eccomi rigettato in mare aperto.
Il poeta greco Costantino Kavafy ha ragione, è importante che il viaggio sia lungo e che si possa aprofittarne per fare esperienze, prima di raggiungere la destinazione voluta.
Jean Zaganiaris, Queer Maroc : sexualités, genres et (trans)identités dans la littérature marocaine, Ded es ailes sur un tracteur, Lingua Francese, 2014, Pagine 369
Testo originale: Queer maroc: les manifestations du désir dans le roman marocain