Ricordando Mary Daly, una madre della teologia femminista contemporanea
Articolo di Mark Vernon* pubblicato sul sito del quotidiano The Guardian (Gran Bretagna) il 6 gennaio 2010, liberamente tradotto da Diana
Mary Daly, teologa femminista e filosofa, è morta. Era uno spirito audacemente creativo; una scrittrice spiritosa, scomoda e terribilmente seria. Probabilmente ha sviluppato più di ogni altro il pensiero della teologia femminista contemporanea. Ecco un assaggio di quanto era disposta a dire.
In libri come Gyn/Ecology (Gino/ecologia) e Beyond God the Father (Oltre Dio Padre) immaginava la Trinità – Padre, Figlio e Spirito Santo: tutto al maschile, tre in uno – come un’eterna orgia omosessuale. Sosteneva che chiamare Dio Padre significa rendere i padri degli dèi, scusando tutti gli orrori, dal totalitarismo religioso alla violenza domestica: “Il personaggio di Vito Corleone nel Padrino è una vivida illustrazione del matrimonio tra tenerezza e violenza, così intrinseco nell’ideale del patriarcato”, scriveva nel libro Beyond God the Father. Senza dubbio cercava di provocare, ma non per un suo interesse o per suscitare scalpore; piuttosto, la sua reinterpretazione radicale è una sfida a pensare in modo diverso.
Mi fu consigliato di leggere i suoi libri da un professore del Boston College, l’Università cattolica con cui ha collaborato per più di 30 anni, con difficoltà. Questa è una storia che ha raccontato in Amazon Grace: Re-calling the courage to sin big (La Grazia dell’amazzone: richiamare il coraggio di peccare in grande).
Chi me lo consigliò era un gesuita, un uomo che non l’aveva mai sentita parlare, perché vietava agli uomini di assistere alle sue lezioni, sostenendo che si trattava di un atto giusto e un risarcimento per il lungo silenzio delle donne. Le sue lezioni erano incisive tanto quanto le sue parole.
(Vale la pena aggiungere che i Gesuiti di Boston non erano timorosi nei confronti di Roma. Mentre mi trovavo con loro fu inviata una missiva dalla Santa Sede con lo scopo di censurare le istituzioni cattoliche. I Gesuiti, leggendo la missiva nell’edizione del mattino del giornale, protestarono con gestacci osceni e con commenti tipo “Roma è lontana dal Massachussetts”).
Le teologhe hanno contestato le affermazioni di Daly: le teologhe femministe rimaste all’interno della tradizione cristiana sottolineano che accanto alle immagini maschili di Dio come Padre e Figlio ci sono quelle più ambigue di Dio come Spirito Santo. Nella Bibbia ebraica lo spirito di Dio viene concepito come una donna saggia, Sofia. Sofia è stata persino affiancata alla figura di Cristo: ai tempi di Gesù era ben radicata come simbolo di relazione con Gesù. Paolo in 1 Corinzi collega la figura della saggezza con la persona di Gesù, sostenendo che la saggezza di Dio, rende sciocca la saggezza del mondo.
Inoltre, è sorprendente che Paolo contrapponga la vera saggezza (femminile) alla falsa saggezza (maschile) degli studiosi, dei filosofi e dei saggi: un abbozzo di movimento protofemminista. Eppure, Gesù era un uomo. La parola femminile Sofia si perse, e divenne il maschile Logos quando si trattò di interpretare la metafisica del Figlio.
Anche Mary Daly passò dal cristianesimo. Tuttavia, c’è un succo femminista nelle storie cristiane, e lei ha incoraggiato altre teologhe ad estrarlo. Nel cuore della storia cristiana c’è l’immagine dell’uomo morto sulla croce: una vittima della violenza maschile, violenza in cui Dio Padre era almeno implicitamente complice: “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?”, grida la figura spezzata.
Così, la storia si può leggere in modo trasgressivo, allo stesso tempo terribile e piena di speranza. Per una credente femminista, Gesù potrebbe essere identificato come queer con le donne sofferenti, offrendo così la speranza di redenzione, interrompendo il ciclo della violenza maschile. È come se il perverso ideale patriarcale di “tenera violenza”, come ha scritto Mary Daly, collassasse sotto il peso delle sue odiose contraddizioni.
Daly potrebbe ribattere che questo concetto è ancora più discutibile: la storia perpetua la dipendenza delle donne dagli uomini, anche per alleviare la loro sofferenza. Daly non era una di quelle che lasciava perdere il patriarcato cristiano. Ma, almeno, questa lettura pone la responsabilità della violenza proprio sulle spalle degli uomini. Daly ha ispirato una generazione a ricercare la possibilità che il cristianesimo abbia la capacità di sradicare il proprio patriarcato.
* Mark Vernon è psicoterapeuta, scrittore e insegnante, e si interessa in particolare della filosofia antica e della sua importanza per l’oggi. Esercita privatamente la professione di psicoterapeuta, gestisce gruppi basati sulle costellazioni e lavora all’ospedale psichiatrico Maudsley di Londra. Insegna alla Idler Academy e alla School of Life. In italiano è apparso il suo libro Dio (Dedalo, 2012). Per maggiori informazioni visitate il suo sito: www.markvernon.com
Testo originale: Mary Daly, uppity theologian