Matrimoni gay. Dieci storie di famiglie omosessuali
Recensione di Antonio* tratta da ciao.it
“Matrimoni gay”, è una raccolta di dieci storie vere di altrettanti coppie “di fatto”. Cinque coppie di uomini e di donne, l’unica differenza fra le loro vicissitudini e quelle che vivono le coppie eterosessuali è che a viverle sono coppie di omosessuali.
Un libro consigliato agli uomini di buona volontà, quelli che vogliono saperne un po’ di più semplicemente per spirito di curiosità, per essere magari più vicini alle persone omosessuali che per motivi – comunque umani – non riescono a comprendere.
In questi ultimi tempi gli omosessuali, loro malgrado, sono sulla bocca di tutti. Il dibattito centrale sul quale molto si discute è se regolamentare a livello civile le loro unioni o meno. Ultimamente è stato pure fatto un decreto legge, firmato anche dal Presidente della Repubblica Italiana Napolitano, che per la prima volta in Italia tratta questo spinoso argomento, decreto che ora deve essere esaminato nelle due camere.
Talmente discusso e dibattuto da essere – sembra – una delle cause dell’instabilità che il governo Prodi sta avendo in quest’ultimo periodo. Non una delle cause determinanti, ovviamente, ma sta facendo la sua buona parte.
Da un lato c’è chi, sbandierando i valori cristiani e deboli ragioni a favore di presunte leggi di natura, si oppone in modo netto a determinate unioni: chi lo fa richiamandosi a dei propri valori, fa scandali ben maggiori nella propria vita e basta leggere i giornali per notarlo; chi mette in mezzo ragioni che riguardano leggi di natura è all’oscuro di ciò che la psicologia afferma in merito.
C’è poi chi invece appoggia le unioni civili: alcuni perché credono sul serio alla causa che stanno abbracciando; altri – e purtroppo sono molti – perché semplicemente devono andare contro tutto e tutti e, soprattutto contro la Chiesa di Cristo che, in questi ultimi tempi, sembra ritrovare i fasti antecedenti al 1870 su come influiva nella politica della penisola italiana – una nota extra: se re Vittorio Emanuele II e compagni vari avessero dato retta ad encicliche e scomuniche di papa Pio IX la penisola italiana sarebbe ancora un mix di stati sovrani e indipendenti… ma a quanto pare la storia non insegna proprio nulla.
Tuttavia, per riprendere il discorso, i nostri governanti non si sono accorti di una cosa: una legislazione in merito è necessaria perché lo ha imposto l’Unione Europea della quale l’Italia fa parte (e non può farne parte solo per convenienze economiche), è indispensabile se vuole stare al passo con la carta dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino; inoltre non si sono accorti che la maggior parte degli italiani (anche cristiani) son d’accordo con una simile regolamentazione poiché iniziano a conoscere meglio gli omosessuali (con questa parola comprendo sia i gay che le lesbiche).
Infatti – finalmente – molti di loro hanno avuto la forza d’uscire allo scoperto – anche se ancora in molti ambienti è molto difficile farlo, soprattutto se si opera nell’ambito scolastico.
Per questo motivo molta gente ha avuto modo di conoscerli, parlarci, dialogarci. Magari ha scoperto che un proprio fratello, sorella, zio, zia, amico, amica è omosessuale e quindi sono riusciti a capire che questi sono persone assolutamente normali – ossia che non hanno nessun handicap fisico o psichico. Hanno scoperto che queste persone non sono assolutamente dei demoni distruttori della società ma che, addirittura, sono molto più sensibili e comprensivi di molte altre persone, magari proprio di coloro che si fanno paladini della giustizia e della moralità.
Molto, molto spesso sono persone che sanno ascoltare e capire proprio perché continuano ingiustamente a subire condanne morali che non riescono a comprendere. E questo perché sono dotati di ragione, molto più dotati di coloro che formulano simili condanne.
L’unica loro pecca, agli occhi dei ben pensanti, è quella di “amare” – nel senso più pieno del termine (consacrarsi, dare la vita, diventare tutt’uno…) – una persona del proprio sesso. Questo tipo d’amore sembra essere riservato solo agli eterosessuali (e ai bisessuali?) che possono “sposarsi” con una persona del sesso opposto.
Certo, posso dare solo per buono un unico argomento a favore dei “ben pensanti moralisti”: quello che una unione fra eterosessuali ha delle caratteristiche diverse da una unione fra omosessuali. Come, per quanto abbiano comuni diritti e comuni doveri, un uomo e una donna sono costitutivamente diversi.
Per cui una unione fra eterosessuali avrà necessariamente un qualcosa che non ha una unione fra omosessuali e viceversa. C’è chi dice che l’amore che c’è fra due omosessuali non è vero amore, ma solo una forma di “amore debole”. Sembra questa definizione un retaggio dovuto a riflessioni fatte da San Tommaso d’Aquino, il quale affermò che il male è solo la scelta di un bene minore.
Per i cristiani, ad esempio, l’amore forte è quello che genera dei figli. Nella Bibbia, infatti, viene benedetto chi può avere dei figli (maschi, possibilmente) e maledetto chi invece non ne può avere. Ovviamente indicare oggi come maledetta una unione fra due omosessuali sarebbe qualcosa di troppo forte in un mondo dominato dai mass media e dalle “parole” che corrono veloci.
La definizione di “amore debole” sembra addolcire la cosa, ma sempre che il concetto è quello: chi segue la propria natura datagli da Dio non può entrare a far parte di un gruppo cristiano (o ebraico o musulmano: ragioni diverse ma siamo sempre a livello di maledizioni…).
Mettendo da parte simili estremismi poiché bisogna ammettere che chi segue una religione è perché segue una verità rivelata e quindi assoluta – poco sapendo che la Verità, ad esempio per i cristiani è la Buona novella, Gesù, vero Dio e vero Uomo, venuto a salvare TUTTI (nessuno escluso, pure tu che stai leggendo…) dal peccato originale, “Via Verità e Vita”, il quale disse “Vi do un comandamento nuovo: amatevi a vicenda, come io ho amato voi” – dicevo, mettendo da parte gli estremismi religiosi, chi sei tu che leggi per dire quale amore è più o meno puro? – qualcuno potrà dire che cristianamente parlando è “sacramento” solo l’unione fra due eterosessuali.
Vi sono però forme di vita religiosa che pur essendo “nobili” non sono per niente un sacramento: vedi monaci, frati, monache, suore e via dicendo.
Diciamo che a livello “razionale” manca un opportuno linguaggio per fare un discorso limpido e sereno. Mentre nei secoli s’è potuto raffinare un tipo di sostantivi riguardanti il mondo maschile ed altri il mondo femminile, ancora non c’è stato tempo per raffinare una terminologia particolare (ci vuole un bel po’ di tempo perché questo avvenga… e ciò vale per ogni cosa) che riguarda le specifiche unioni omosessuali. Per questo molti, in mancanza di terminologie adeguate e dignitose, parlando delle unioni omosessuali alla stessa stregua di come se ne parla per le unioni eterosessuali.
Tuttavia quando si parla di “famiglia eterosessuale” l’immaginario collettivo pensa subito a quella famiglia nata da una unione fatta in chiesa davanti ad un sacerdote. Vorrei sapere se si chiama “famiglia” anche quella nata dalla semplice unione civile fatta in municipio (non so se qualcuno sa che simile unione è condannata dalla Chiesa Cristiana perché considerata come semplice convivenza). Ovviamente tutti ci tengono a mantener nascosto, oggi come oggi, il fatto che due persone si possono sposare e formare una famiglia “solo” sposandosi in Municipio: creerebbe troppo imbarazzo.
L’unica cosa che per natura non possono avere due omosessuali sono i figli. Una legislazione che si basa su una legge veramente naturale solo di questo tener conto (senza cadere in estremismi spagnoli, visto che un omosessuale con cui parlai tempo fa mi disse: “Ho amato e amo alla follia solo una donna: mia madre!”).
Per il resto, restando il fatto che gli omosessuali sono degli ottimi educatori in ogni campo, non vedo perché la legislazione realmente naturale propria di uno stato perfettamente laico non debba tener conto dei loro diritti e dei loro doveri.
L’Italia come nazione si considera uno dei paesi più civili del mondo: spero che se non prenda provvedimenti in merito alle unioni civili degli omosessuali venga espulsa dall’Unione Europea per crimini contro l’umanità (e qui sono volutamente forte in quello che dico, per scuotere un po’ le coscienze dei moralisti ben pensanti).
Questo libro è un’ottima occasione per chi vuol cercare di capire obiettivamente quello che è il mondo degli omosessuali. Vi fa schifo parlare con loro? Li ritenete contagiosi come l’AIDS? Sperate che qualcuno di loro non vi rivolga il saluto perché potreste essere visti di mal’occhio da altre persone che vi considererebbero loro amici? Ringraziate Dio mattina e sera per essere innanzi tutto eterosessuali?
Beh, leggere un libro non ha mai fatto del male a nessuno, per quanto iniziano ad esserci organizzazioni cristiane come l’Opus Dei (semmai questa setta si possa considerare cristiana…) che hanno creato un nuovo Index Librorum Proibitorum per privare la gente della libertà di pensiero, di riflessione e di giudizio.
Se poi avete paura che, acquistando un libro con il titolo “Matrimoni gay”, il vostro libraio di fiducia vi possa guardare con sospetto, allora, amici che state leggendo, state proprio ridotti male.
Questo libro, che nel 2006 ha visto la sua seconda edizione, è stato scritto da Piergiorgio Paterlini il quale non è per niente nuovo al trattare argomenti di questo genere. Già nel 1991 (sec. Ed. 1998) scrisse un libro “Ragazzi che amano ragazzi” che fece molto successo e tantissimo fece discutere.
Si parlava di giovani omosessuali che raccontavano la loro esperienza soprattutto adolescenziale. Ora ho in mano questo libro, con un titolo veramente provocatorio: “Matrimoni gay”, un titolo che fa rabbrividire, in un certo senso.
Sottotitolo ancora più inquietante: “Dieci storie di famiglie omosessuali”. Di quale nazione? Italiana – ebbene si, le persone che si raccontano, in questo libro, sono italiane. Ed ancora, in quarta di copertina: “Dieci storie che raccontano una realtà che è sempre esistita, quella del matrimonio omosessuale, ma che solo all’alba del nuovo millennio è diventata senso comune e fulcro di una nuova battaglia di civiltà”.
Il libro è una raccolta di dieci storie vere di altrettanti coppie “di fatto” – come qualcuno direbbe. Cinque sono le storie di vita che riguardano coppie di uomini, altrettante sono quelle che riguardano coppie di donne.
Posso già dirvi che leggendole potrete notare come l’unica differenza fra le vicissitudini che vivono due coppie eterosessuali c’è solo il fatto che a viverle sono coppie di omosessuali. Il nome di queste persone non viene mai detto… ma tanti sono i dettagli narrati presenti all’interno che penso che qualcuno di buona volontà potrebbe tranquillamente risalire a chi sono le persone che parlano delle loro esperienze.
Ecco una delle vicende che mi hanno colpito e che mi hanno fatto molto riflettere. Nella sesta storia a parlare è una donna di sessant’anni, Marisa. Esordisce parlando prima di tutto di una persona, sua madre. Afferma che sua madre non è arrivata alla sua età ed una zia ha sempre accusato proprio lei d’averla “uccisa” poiché le aveva confessato il suo essere omosessuale.
La seconda persona, però, di cui inizia a parlare e con una notevole enfasi ed emozione è Renata, la sua compagna. Renata è morta nove anni prima a causa di un incidente automobilistico – una fatalità, afferma la sua compagna che, a quanto pare, dopo non ha più voluto avere più nessun’altra accanto. Erano insieme quando l’incidente avvenne, entrambe andavano al cinema. Un camion arrivò all’improvviso, dopo una curva, sulla loro auto.
Lei ebbe solo alcuni giorni di degenza in ospedale: le sue ferite guarirono in poco tempo. Renata morì invece dopo alcuni mesi di agonia. La cosa più triste è che lei non può per niente assistere la sua compagna perché i medici e gli infermieri glielo proibiscono: lo possono fare solo i parenti.
Inoltre un fratello di Renata che si è fatto vivo all’improvviso dagli Stati Uniti d’America ha reclamato in modo veemente la sua parte d’eredità che gli spetta. Ovviamente, grazie alla legislazione della civilissima Repubblica Italiana, mancando un testamento che di certo Renata al momento non sognava neanche di fare (oggi difficilmente uno prevede di morire a circa 50 anni…), Marisa ha dovuto personalmente “comprare tutto”, visto che la casa e il negozio che avevano messo insieme lo avevano pagato insieme e ad entrambe era intestato.
La narrazione fatta da Marisa termina con il racconto di ciò che lei prova, a distanza di anni, la sera quando va a letto: sul suo comodino c’è l’unica fotografia che lei non ha messo negli scatoloni e ritrae lei con la sua compagna Renata. Prima di dormire, la guarda e poi spegne la luce.
Non mi sembra che in tutto ciò ci siano sentimenti “più deboli” di quelli che vivono due persone eterosessuali. Una cosa che non sapevo è raccontata nell’introduzione del presente libro: il racconto della celebrazione del primo matrimonio omosessuale in chiesa. Sembra che sia stato celebrato da tale don Marco Bisceglia a Lavello, in provincia di Potenza, nella parrocchia del Sacro Cuore.
All’epoca il suddetto prete aveva una cinquantina d’anni ed era un gesuita. Tutto ciò accadde nella primavera del 1975.
Ovviamente, siccome già don Marco era un prete scomodo al suo vescovo, per altre iniziative che lo mettevano dalla parte della gente, il vescovo ringraziò i due per aver dato a lui la possibilità di sospenderlo “a divinis” con una buona ragione (i due, che in realtà erano due giornalisti che volevano solo tendergli un tranello… senza sapere cosa avrebbero scatenato). Questo Marco Bisceglia qualche anno dopo fonderà l’Arcigay nazionale… Ed io tutta questa storia non la conoscevo per niente.
Auguro a tutti quanti una buona lettura e una serena riflessione su argomenti senza ombra di dubbio attuali e scottanti. Come Paterlini ad un certo punto dice, l’elenco dei diritti negati agli omosessuali è molto più lungo di quello che abbiamo imparato a recitare a memoria. Gli omosessuali hanno il diritto di essere raccontati come sono davvero, lontano dai pregiudizi, dall’ignoranza, dalle fantasie morbose – ed è quello che ha cercato di fare nel libro.
Come dissi già per un altro libro di Paterlini, anche questo lo consiglio agli uomini di buona volontà, quelli seri, aperti, che vogliono saperne un po’ di più semplicemente per spirito di curiosità, per essere magari più vicini alle persone omosessuali che per motivi – comunque umani – non riescono a comprendere.
Poiché, diciamolo chiaro, la diversità all’inizio può spaventare… poiché tutti siamo un po’ “così” dinanzi a ciò che non conosciamo. Però poi basta avere un po’ di cervello… un po’ di intelletto per affrontare con dialogo costruttivo, in positivo, un discorso con ciò che consideriamo “diverso”. Ed in effetti… trovatemi un essere umano uguale all’altro!”
…come vedete, ci sono libri che danno spunto per interessanti riflessioni…
Piergiorgio Paterlini, Matrimoni gay. Dieci storie di famiglie omosessuali, Editore Einaudi, 2006, 181 pagine
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