Matrimoni Gay: la Chiesa cattolica non obblighi i fedeli a schierarsi
Articolo di Francis DeBernardo tratto dal blog di New Ways Ministry (Stati Uniti), 26 novembre 2012, liberamente tradotto da Adriano C.
Nel Michigan (Stati Uniti) è apparso, questo fine settimana, un commento dei cattolici laici sulla parità del matrimonio, che contiene alcuni argomenti degni di nota. Nel Detroit Free Press, George Van Antwerp, un sacerdote che ha lasciato il sacerdozio e si è successivamente unito in un matrimonio eterosessuale, mette il punto sull’uguaglianza del matrimonio partendo dal detto latino, “Ubi caritas, ibi Deus est”, che viene tradotto “Dov’è la carità, lì c’è Dio “. (La traduzione rigorosa è “dove carità e amore / lì c’è Dio”).
Van Antwerp sostiene che anche chi è d’accordo con l’insegnamento del magistero sul fatto che la chiesa non debba approvare i matrimoni tra persone dello stesso sesso, dovrebbe vergognarsi nel coinvolgimento della gerarchia nelle ultime elezioni:
“. . . anche se credo che la posizione della nostra chiesa non debba cambiare, sicuramente si può comprendere il motivo per il quale sono indignato che la nostra chiesa, durante queste ultime elezioni, si sia organizzata contro il matrimonio omosessuale.
Chi siamo noi per limitare Dio? Riteniamo che sia impossibile per le persone al di fuori della nostra tradizione di giungere alla conoscenza di Dio in modi diversi da quelli che utilizziamo noi? Cercar di legiferare che ci dovrebbe essere solo il matrimonio eterosessuale, è un po’ come cercare di legiferare che la Domenica sia festiva al posto del giorno di sabato e che venga applicata a tutte le persone, indipendentemente dal credo che si osserva.
Naturalmente, non è stata “la chiesa” che ha organizzato i movimenti e le pubblicazioni contro l’uguaglianza del matrimonio, ma solo la gerarchia ecclesiastica. La chiesa, propriamente definita come popolo di Dio, in realtà era organizzata per l’uguaglianza del matrimonio. Un articolo di Groves Sharon, direttore della Human Campaign’s Religion and Faith, sul Washington Post, ha fatto un dettaglio su come le comunità di fede si sono comportate differentemente nei quattro Stati in cui l’uguaglianza del matrimonio era sulla scheda elettorale di quest’anno, sottolineando in particolare il contributo dei cattolici:
“In tutti e quattro gli stati, abbiamo visto un aumento dell’organizzazione pro-uguaglianza, anche nella religione cattolica Romana. Seguendo un modello stabilito nel Maine, è emersa in maniera eclatante una federazione di cattolici per l’uguaglianza del matrimonio in tutti e quattro gli stati, verbalmente i teologi hanno dato il permesso ai fedeli di seguire la propria coscienza, anche a costo di andare contro le direttive dei vescovi.
In Minnesota, un sacerdote a favore della parità del matrimonio ha citato Papa Benedetto sui limiti dell’autorità ecclesiastica, “AL di sopra del papa… esiste la coscienza di ciascuno di noi, che deve essere obbedita prima di ogni altra cosa, anche contro l’obbligo dell’autorità ecclesiastica, se necessario”. Con la coscienza come pietra di paragone, lo Stato di Washington ha mobilitato migliaia di cattolici e ha raccolto fondi per la pubblicazione di un annuncio energico sui principali quotidiani in tutto lo stato, che mostrasse il sostegno di questa idea ai fedeli Cattolici. Simili notevoli sforzi si sono verificati in tutti gli altri tre stati”.
Van Antwerp esamina la sua esperienza personale a supporto dell’uguaglianza del matrimonio: “Perché sto scrivendo questo? Perché mi sento così sicuro della mia posizione? Perché, in quanto ex prete, so cosa si prova a sentire che, con mia grande sorpresa, Dio non stava chiedendo il mio celibato come suggeriva la chiesa. Inoltre, come vecchio nonno 85enne, so che uno dei miei nipoti potrebbe crescere nella scoperta di essere gay o lesbica e che, come me, potrebbe sentire che la chiamata della chiesa al celibato, limita la scelta di Dio sul dove Egli ci sta conducendo.
“E, sia che si trattasse di miei nipoti oppure no, so che ci sono fratelli e sorelle, genitori e figli all’interno della nostra chiesa e fuori di essa che dicono che Dio è proprio lì nel bel mezzo del loro amore per l’altro.
Quando al problema, che nasca dopo una votazione o che sia affrontato bevendoci sopra un caffè, spero che sia affrontato verso l’accettazione del matrimonio omosessuale all’interno del nostro sistema giuridico, anche se non credo che dovremmo permetterlo nelle nostre chiese”.
Nel fare la distinzione tra matrimonio civile e sacramentale, Van Antwerp mostra quanto sia discriminatoria l’opposizione della gerarchia al matrimonio per le coppie lesbiche e gay: “In definitiva, la questione politica suscitata a priori non è una questione sul fatto che il matrimonio omosessuale sia sacramentale. Piuttosto si tratta di una questione sul fatto che debba essere legalmente permesso.
“Tenendo presente quanto sopra, è necessario fare un passo indietro per un attimo e ricordare che come chiesa, non stiamo cercando di vietare i matrimoni eterosessuali che non rientrano nei nostri schemi religiosi. Nessun vescovo ha suggerito che si smetta di distribuire la Comunione, a coloro che non lavorano per assicurarsi che a Las Vegas siano considerate fuori legge le cappelle matrimoniali non religiose, oppure che vengano vietati nello Stato i matrimoni di quarto o quinto letto”.
La testimonianza di questo uomo sposato che ha servito la sua chiesa per molti anni come sacerdote è decisamente pratica e teologicamente solida. Ciò dimostra che la nostra chiesa ha bisogno di sentire le discussioni sviluppate sull’insegnamento del matrimonio e sulle tematiche LGBT, che provengono da voci di diverse fonti.
Testo Originale: “Ubi Caritas, Deus Ibi Est”–An Argument for Marriage Equality