Nato così e degno d’amore. Lady Gaga e il mio cammino di giovane gay cristiano
Testimonianza di Nikko Espina*, pubblicato sul sito Whosoever (Stati Uniti) il 26 settembre 2020. Liberamente tradotto dai volontari del Progetto Gionata.
“Sono bella a modo mio perché Dio non commette errori. Sono sulla strada giusta, tesoro, sono nata così… Non importa se sono gay, etero, bi, lesbica o transgender, Sono sulla strada giusta, tesoro, sono nata per sopravvivere”. (Lady Gaga, “Born This Way”)
Ero sdraiato nella quiete della mia casa, mentre gli ultimi respiri dell’estate si diffondevano nella luce del sole, invitandomi a uscire. Ero appena tornato dal primo giorno dell’ultimo anno di liceo e mi sentivo esattamente come prima: gay e insicuro.
Ero uno di quei ragazzi che a scuola parlavano poco e pensavano troppo, che si sentivano soli anche in mezzo agli altri, tra persone che conoscevano appena.
Dopo aver assaporato gli ultimi istanti d’estate, decisi di rifugiarmi sulla spiaggia. Con mia grande sorpresa, non c’era nessuno. La sabbia non era più una coltre rovente, ma fresca e asciutta; solo nei punti in cui incontrava la luce del sole si poteva ancora sentire un residuo di calore.
Posizionai il mio asciugamano a pochi passi dall’acqua e mi sdraiai a pancia in giù con le braccia distese. Intorno a me si accese una pacifica tempesta: il vento sollevava granelli di sabbia che mi finivano negli occhi, la luce si rifletteva sulle onde con un’intensità accecante, quasi aggressiva, ma allo stesso tempo di un verde meraviglioso. Eppure, nonostante tutto questo, la mia mente trovò un attimo di calma. Ascoltavo in silenzio il suono della sabbia che si sollevava nell’aria e quello delle onde che si frangevano dolcemente.
L’estate precedente tornò all’improvviso nei miei pensieri, mentre mi lasciavo incantare dalla vastità dell’oceano. Ricordai la conferenza a cui avevo partecipato a luglio con il mio gruppo giovanile cattolico, a Chicago. Un giorno, uno dei relatori ci aveva chiesto di scrivere una cosa che avevamo imparato quel giorno. Dopo qualche istante di riflessione, scrissi la cosa più semplice e fondamentale che sapevo: Dio mi ama.
Dio mi ama perché mi ha creato
In mezzo a un mare di cuori e corpi, realizzai che Dio mi ama semplicemente perché mi ha creato. Per il Creatore, non ha importanza che io sia gay, che abbia idee politiche progressiste, che mi piaccia indossare pantaloncini aderenti e top trasparenti, che sia uno studente modello con una media eccellente, che pecchi come tutti gli altri, che sia spesso egoista e che abbia paura o dimentichi di fare ciò che Dio mi chiede. Per gli esseri umani, questi aspetti contribuiscono a definire l’immagine che hanno di me. Per Dio, invece, non contano: sono suo figlio e mi ama con gioia.
Anche se quell’epifania a Chicago mi aveva scaldato il cuore e rassicurato, il mio ultimo anno di scuola fu una continua lotta con la mia sessualità. Faticavo ad accettare molte parti di me. C’erano giorni in cui guardandomi allo specchio mi dicevo di essere brutto, di non meritare amore. Odiavo il suono della mia voce e il modo in cui camminavo per i corridoi della scuola, con il peso della mia insicurezza in ogni passo.
Questa autocommiserazione mi si attorcigliava nello stomaco, ma sapevo che avrei potuto cambiarla. Non ero condannato a essere infelice o a pensare così poco di me stesso. Non parlavo mai con nessuno della mia attrazione per gli uomini, e anche i miei amici che sapevano delle mie storie passate venivano messi subito a tacere se provavano a dire qualcosa. Non volevo che vedessero la tristezza dentro di me; volevo che pensassero che stavo bene, che ero una persona con cui era facile stare.
Nel frattempo, il mio rapporto con i miei genitori era fragile. A febbraio, la nostra fiducia si era incrinata quando scoprirono che avevo accumulato un’enorme bolletta telefonica per le chiamate internazionali con il mio allora ragazzo brasiliano. Mi allontanai da loro perché volevo che dimenticassero, volevo smettere di sentirmi in imbarazzo. Sapevo cosa pensavano delle persone gay: anormali, strane, innaturali, deludenti.
Non abbiamo vere conversazioni
Un giorno, dopo la scuola, ero seduto in cucina con i miei genitori dall’altra parte del tavolo. Decisi di dir loro come mi sentivo da mesi:
“Non sono felice in questo momento. Sento di non poter parlare con voi. Torno a casa e non mi chiedete mai com’è andata la mia giornata. Non chiedete mai dei miei amici o di quello che mi succede. Non mi dite mai che siete fieri di me per qualcosa. Non abbiamo vere conversazioni. Posso parlare di alcune cose solo con i miei amici, ma con voi non posso farlo.”
A quel punto cominciai a piangere. Guardai mio padre, che fissava il tavolo con gli occhi lucidi. Avrei tanto voluto che dicesse qualcosa, che mi dicesse che tutto sarebbe andato bene. Ma rimase in silenzio.
Con voce comprensiva, mia madre mi disse: “Ti amiamo e siamo fieri di te. Ma alcune cose preferiamo non parlarne, perché non vogliamo restare delusi.”
Rimasi lì a piangere, sentendomi l’unico a volere un rapporto sano. Mi fu chiaro che la mia infelicità nasceva dal dover nascondere la mia sessualità, dalla paura di non essere accettato. Così, preferivo le conversazioni superficiali che avevamo, perché temevo che affrontare la verità avrebbe portato alla distruzione di tutto.
Decisi di mantenere una distanza di sicurezza con loro, senza permettere che conoscessero davvero il mio cuore. Ma continuai a pregare, sperando che un giorno avrei trovato la forza per essere completamente onesto.
Nel frattempo, mi sentivo sempre più a mio agio con i miei amici e iniziai a fare coming out con loro. Anche se ero nervoso e spaventato, le nostre relazioni si rafforzarono. Il loro sostegno fu la spinta per cominciare a lavorare sulla mia felicità e la mia autostima, per costruire una versione migliore di me stesso.
Dio non commette errori
Dio mi ha aiutato a iniziare il mio percorso d’accettazione donandomi meravigliosi strumenti e lo spazio per farlo. Il dono più importante è stata una canzone pop di Lady Gaga intitolata Born This Way. Quando uscì, mi diede la forza di abbracciare la mia sessualità. Ogni volta che la ascoltavo, la cantavo a squarciagola, soprattutto questi versi:
Nato così e degno d’amore. Lady Gaga e il cammino di giovane cristiano gay
e la parte più potente del ritornello:
Non importa se sono gay, etero, bisessuale, lesbica o transgender, sono sulla strada giusta, sono nat per sopravvivere.*
Quando Lady Gaga portò il suo Monster Ball Tour nel New Jersey, la mia famiglia accettò con riluttanza di accompagnarmi. Vedere i partecipanti al concerto che con coraggio abbracciavano il messaggio di Born This Way mi ispirò a essere me stesso.
Ci sedemmo nell’ultima fila del Prudential Center, circondati da un oceano caotico di glitter e fan sudati di tutte le età, vestiti con abiti eccentrici che sembravano gridare al mondo: “Non ci importa cosa pensa la gente!”. L’energia contagiosa che ci avvolgeva si trasformò in un miscuglio di emozioni, tra nervosismo e liberazione, che mi pulsava dentro: ero a un concerto di Lady Gaga con i miei genitori!
Sapevo che non erano esattamente a loro agio con le persone gay e temevo che avrebbero giudicato gli uomini in calzamaglia o i ragazzi truccati. Ma volevo che fossero lì. Volevo che vedessero una parte di me che tenevo nascosta, perché ogni volta che Lady Gaga canta Born This Way, è come se stesse cantando di me. Mi sentivo coraggios* a farmi vedere accanto a persone audaci, libere, senza paura di tenersi per mano con chi amavano.
Fortunatamente, almeno mia madre sembrava divertirsi. Partecipava con entusiasmo alle esibizioni di Lady Gaga, cantava e ballava con il pubblico.
A un certo punto dello spettacolo, durante una pausa nella canzone gospel Teeth, Lady Gaga fece un discorso su Gesù. Disse qualcosa che mi rimase impresso nel cuore:
“C’è chi dice che Gesù ami solo certe persone. C’è chi crede che il suo amore sia riservato solo a chi appartiene a una determinata religione, razza o orientamento sessuale. Ma non è così. Io so che Gesù mi ha benedetto, e ogni sera, davanti a 20.000 persone in un’arena, proclamo questa verità: Gesù ama tutti. Gesù ama tutti!”
Quelle parole rimasero con me per tutta la notte e ancora oggi risuonano nel mio cuore. Lady Gaga e il suo messaggio di amore per sé stessi furono il dono che Dio mi fece per aiutarmi a costruire un amore più profondo per me stess*.
Lady Gaga, la fede e l’amore per sé stessi
Come Gesù, Lady Gaga aiuta con le sue canzoni chi è debole e chi soffre a rialzarsi, a credere nell’amore e nella propria perfezione intrinseca come figli di Dio. Insegna a chi è deriso e dimenticato a essere coraggioso. Con Born This Way, ha insegnato anche a me a credere nel mio valore, perché sono stato creato da Dio e Dio non commette errori, anche se le mie azioni non sono perfette.
Avevo bisogno di essere in quell’arena, in mezzo a quella folla, per comprendere l’amore incondizionato di Dio per me, sia come credente sia come persona LGBTQ+. Avevo bisogno di sentire Lady Gaga cantare che ero nato per essere coraggioso e che Dio non commette errori, perché fino a quel momento non avevo ancora imparato ad amare chi ero.
Ora non ho più paura di ciò che ho nel sangue. Credo nella forza della mia fede, perché, nonostante chi voleva farmi sentire indegno dell’amore di Dio, io sono ancora qui. Continuo a lottare ogni giorno per costruire un rapporto prezioso con Dio.
Essere gay è stato un ostacolo per imparare ad amarmi, ma non lo è mai stato per il Signore.
Le battaglie che combattiamo dentro di noi non possono competere con l’amore eterno di Dio. Ogni piccolo frammento che ci rende ciò che siamo e la verità che scorre nel nostro sangue sono stati tutti creati perfettamente da Dio. Perché il Creatore ci conosceva già prima che noi conoscessimo noi stessi, e ci ha fatti esattamente così come siamo, chiamandoci per nome.
*Nikko Espina è un artista pop iconoclasta e un giovane scrittore che crede nel potere del cristianesimo per la giustizia sociale. La sua ispirazione principale è Gesù e il suo messaggio di amore radicale e di accettazione di sé.
Testo originale: In My Blood: Born This Way and Worthy of Love