Nella Bibbia non c’è nessuna giustificazione per l’omofobia!
Testo del biblista Thomas Hieke* pubblicato sul sito Feinschwarz.net (Germania/Austria) il 3 ottobre 2023. Liberamente tradotto dai volontari del Progetto Gionata.
Ancora oggi, la Bibbia viene usata per scagliare odio contro le persone omosessuali, anche se non esiste alcuna base nei testi biblici per farlo. Thomas Hieke si oppone con decisione a questo abuso.
Il concetto moderno di omosessualità non è applicabile ai testi antichi
Il concetto contemporaneo di omosessualità non può essere applicato ai testi antichi, e dunque neanche ai passi biblici. L’omosessualità, intesa come espressione di un orientamento sessuale non scelto ma scoperto, è un concetto moderno. Utilizzare questo termine senza senso critico per interpretare testi dell’antichità è anacronistico e non rende giustizia né al dibattito attuale né ai testi biblici.
L’argomento del silenzio
Nella cultura greca antica esistevano apprezzamenti espliciti per le relazioni omosessuali. Tali apprezzamenti sono assenti nella letteratura sapienziale della Bibbia, benché quest’ultima si confronti con la vita ellenistica (in particolare nel Siracide e nel Libro della Sapienza). Tuttavia, da questa assenza non si può concludere che la Bibbia proponga nel suo insieme una visione “esclusivamente eteronormativa” – sarebbe un classico argumentum e silentio.
Anche il consiglio del Qoèlet di godersi la vita con la donna che si ama (Qo 9,7–10) non esclude automaticamente le relazioni tra persone dello stesso sesso. Forse queste non erano considerate rilevanti dai redattori dei testi, oppure i conflitti legati alle relazioni eterosessuali sembravano più urgenti. Anche l’affermazione “meglio essere in due che da soli” (Qo 4,9–11) può essere letta in senso ampio: perché dovrebbe riferirsi solo a una coppia uomo-donna?
L’affermazione secondo cui il “concetto di omosessualità come relazione sessuale stabile non era integrabile nella forma mentis ebraica” è altamente discutibile: tale concetto non era definito esplicitamente e resta vago anche ciò che si intende per “forma mentis ebraica”. Non è quindi chiaro che cosa non fosse compatibile con cosa.
Levitico 18,22 e l’“omosessualità”
“Non avrai con un uomo relazioni come si hanno con una donna. Sarebbe un abominio” (Levitico 18,22)
Il punto centrale della mia argomentazione su questo versetto “forte” è che il suo contesto parla della generazione di discendenza all’interno di un ordine sociale corretto (Levitico 18,19–23). Non si può trascurare il divieto di rapporto sessuale con una donna durante il ciclo mestruale, che apre la sezione e ne indica il tema: vengono condannate le pratiche che non producono figli per la propria comunità (menstruazione, sacrificio dei figli o consegna alla potenza occupante, rapporti tra uomini o con animali), o che generano figli in situazioni conflittuali (relazioni con la moglie del prossimo: contese ereditarie!).
La condizione di minoranza della piccola comunità ebraica nella Gerusalemme dell’epoca persiana rendeva necessarie norme di questo tipo. È compito fondamentale dell’esegesi comprendere i testi biblici nel loro contesto storico. Solo così è possibile coglierne la reale spinta per l’oggi.
Teologia della creazione: cosa dice il testo e cosa no
Un approccio teologico alla creazione che legge la distinzione dei sessi in Genesi 1,1–2,3 come “binaria” impedisce di cogliere un’importante dimensione di senso di questo testo. Quando Genesi 1,27 afferma che Dio creò gli esseri umani “maschio e femmina”, il plurale non implica necessariamente la contrapposizione uomo-donna.
Il testo non afferma in modo univoco che si tratti di “uomo e donna” come unica possibilità. “Maschio e femmina” non equivale al binarismo “uomo e donna”. Piuttosto, la formula può essere intesa come una bipolarità, analogamente ai merismi del primo capitolo della Genesi: tra luce e tenebre c’è il crepuscolo, tra mare e terra ci sono le paludi costiere. Esiste quindi uno spettro anche tra maschio e femmina.
Se si legge Genesi 2,4–25 come sviluppo del capitolo precedente, la creazione dell’essere umano e poi della donna da una parte di lui può essere interpretata come una esplicitazione della bipolarità originaria. La coppia uomo-donna rappresenta la forma più frequente di relazione umana, ma non l’unica. Non ne deriva un principio di “eteronormatività”.
Che la tradizione ebraica e cristiana abbia visto in questi racconti il fondamento del matrimonio non è problematico di per sé. Lo diventa quando si afferma – andando oltre e contro il testo – che qualsiasi altra realtà (come l’orientamento omosessuale o l’identità sessuale non binaria) sarebbe da escludere in quanto opposta alla volontà di Dio. Una simile interpretazione proietta nel testo significati che esso non contiene.
Come può funzionare bene una teologia della creazione
Nel dibattito su Bibbia e omosessualità, identità sessuale e teologia biblica, si può lavorare con i concetti di “creazione”, “teologia della creazione” e “ordine della creazione” per elaborare soluzioni teologiche.
Se prendiamo sul serio la Bibbia quando afferma che Dio ha creato il mondo, allora tutto ciò che l’essere umano scopre nella creazione, purché non derivante da una decisione malvagia o da distruzione, fa parte della creazione di Dio.
Se le scienze umane rilevano che la sessualità umana (similmente a quella animale) è più complessa della coppia binaria uomo-donna, che non serve solo alla procreazione, che pur nella maggioranza di maschi e femmine esistono persone che non rientrano in questi poli, e se scoprono che alcuni trovano pienezza di vita in relazioni omosessuali non scelte consapevolmente, allora queste scoperte rivelano un altro pezzo della creazione di Dio.
Fare teologia della creazione significa integrare le scoperte delle scienze umane nella dottrina secondo cui Dio ha creato il mondo. Questo non funziona se si rifiutano queste conoscenze per motivi ideologici, e se (contro ogni evidenza scientifica) si attribuisce l’orientamento sessuale alla libera volontà dell’individuo.
I testi biblici non parlano in questi termini, e proprio questa apertura dovrebbe far riflettere.
La teologia della creazione cambia e cresce
Una teologia della creazione che intende dedurre un ordine a partire dall’osservazione del creato deve essere dinamica, perché anche la comprensione umana del mondo cambia e si approfondisce. Più l’essere umano conosce se stesso e la realtà, più scopre aspetti della creazione di Dio.
Il concetto di “ordine della creazione” è una costruzione umana, una lettura sempre provvisoria del mondo. Rifiutare l’omosessualità appellandosi a un “ordine della creazione immutabile e stabilito da Dio” significa oltrepassare i limiti dell’umano in almeno tre modi:
Si assolutizza un’epoca storica in cui quella visione sembrava plausibile. Si sopravvaluta la capacità conoscitiva dell’essere umano, pretendendo che l’uomo abbia già compreso tutto della creazione e che ogni nuova scoperta che non combacia sia malvagia. Si limita la libertà di Dio, il quale rimane sempre sovrano nel modo in cui ha creato e continua a rivelare la sua creazione.
Una buona teologia della creazione integra le conoscenze delle scienze umane e sociali nella propria visione dell’essere umano e sviluppa dinamicamente il concetto di ordine della creazione. Solo così si salvaguardano la libertà di Dio, la libertà dell’essere umano dalle pretese totalitarie di interessi particolari, e l’apertura e l’attualità del testo biblico, che rimane Parola di Dio per tutte le epoche.
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[1] Cfr. il caso giudiziario del pastore Olaf Latzel su katholisch.de. Per l’esegesi dell’Antico Testamento: Thomas Hieke, Kennt und verurteilt das Alte Testament Homosexualität?, in: S. Goertz (a cura di), “Wer bin ich, ihn zu verurteilen?”, Herder 2015, pp. 19-52. Vedi anche il blog: https://blog.thomashieke.de/blog/bibel-und-homosexualitat/.
[2] Vedi: Karin Hügel, Eine queere Lesart von Kohelet 4,9–12, Scandinavian Journal of the Old Testament, 28 (2014), pp. 104–115.
[3] Un “ordine della creazione” immutabile e fissato da Dio non è del tutto conoscibile all’essere umano: ogni comprensione è parziale e imperfetta, e cresce con l’intelligenza umana.
* Thomas Hieke (nato nel 1968) è professore ordinario di Antico Testamento presso l’Università Johannes Gutenberg di Magonza (Germania). Ha studiato teologia cattolica a Bamberga e Innsbruck. Dopo il dottorato, ha conseguito l’abilitazione presso l’Università di Ratisbona. È autore di numerosi studi esegetici, tra cui il volume Kennt und verurteilt das Alte Testament Homosexualität? (“L’Antico Testamento conosce e condanna l’omosessualità?”), ed è editorialista per riviste teologiche e blog accademici come Feinschwarz.net e Publik-Forum. I suoi lavori si concentrano sul dialogo tra Scrittura e attualità etica, in particolare sui temi della sessualità e dell’inclusione.
Testo originale: Kein Segen für Homophobie!