Nella frenetica Milano pre-natalizia noi cristiani, omosessuali e non, alla veglia contro l’omofobia
Riflessione di Gianni Geraci del gruppo il Guado di Milano del 21 dicembre 2008
Sabato 20 Dicembre 2008, ultimo sabato di shopping prima di Natale, il centro di Milano pieno di persone che passano da una vetrina all’altra: magari per trovare qualche idea, o forse per sognare un po’ ad occhi aperti.
Arriviamo in centro uscendo dalla metropolitana di Piazza San Babila: fiumi di persone entrano ed escono da Corso Vittorio Emanuele e girano vero Corso Matteotti in direzione di Via Montenapoleone. Siamo di fretta: come sempre non sono in anticipo. Propongo agli altri di correre. Mi guardano perplesso: non è certo il caso di mettersi a correre in mezzo a una folla che non è facile da superare.
Davanti alla porta nessuno. Ho un po’ paura: magari la nostra veglia è stata un fiasco. Entro e un po’ di gente la vedo: almeno una cinquantina di persone, anzi di più, perché i foglietti delle preghiere sono ormai finiti.
Mi siedo in una delle prime file: di posto ce n’è tanto. Mi concentro sui canti da imparare: mi preoccupava il fatto di non conoscerli. Poi mi accorgo che con la musica le cose non sono difficili e penso che i valdesi hanno davvero molto da insegnarci in fatto di partecipazione dei fedeli al canto liturgico.
Alla fine i canti non vengono male, anzi! Le sei sono già passate da una decina di minuti e, forse, è il caso di iniziare la veglia.
Quando salgo sull’altare per leggere il brano del profeta Michea posso finalmente vedere quanta gente c’è e resto sorpreso: altro chh cinquanta! Le persone sono almeno il doppio e il Tempio Valdese, che quando ero arrivato, sembrava davvero vuoto, adesso non da più questa impressione.
Sono contento. Mi lascio prendere dalla commozione e dico più parole di quelle che avrei voluto dire. Non importa: le persone sedute davanti a me sembrano avere pazienza e la cosa mi tranquillizza.
La veglia fila via liscia e senza intoppi. Il clima è davvero raccolto. I testi sono davvero belli e dentro di me penso che sia davvero il caso di mandarli a Gionata per chiedere di pubblicarli. Alla fine arriva il momento che più di tutti avevo temuto: quello in cui proponiamo ai presenti di andare insieme in piazza Duomo con i volantini che avevo fatto stampare il pomeriggio per offrire alla città distratta dallo shopping un momento di testimonianza.
Un po’ avevo paura che la maggior parte delle persone si defilasse: non è poi così difficile quando ci si sposta in una fila lunga parecchie decine di metri che si muove nel centro di Milano e che si spezza a causa dei semafori. Se qualcuno senz’altro ci ha lasciati la maggior parte dei presenti decide di andare fino in fondo e di accompagnarci in piazza Duomo. Si tratta di un atto di fiducia molto bello di cui non possono non essere grato a quanti l’hanno compiuto.
Mi ritrovo all’inizio di quella che chiamo subito la nostra “processione”. Il clima è rilassato, ma composto. Si vede davvero che quella gente è lì per pregare e che ha intenzione di continuare la preghiera che ha iniziato nel chiuso del tempio, per le strade di Milano inondate dallo shopping natalizio.
Arriviamo in Piazza Duomo. Stanno allestendo la platea di un concerto che probabilmente ci sarà stasera. Lo spazio comunque c’è e allora propongo di formare un cerchio. Con qualche sbandamento il cerchio si forma e ci troviamo gli uni di fronte agli altri. Qualche passante è rimasto incastrato all’intero del centro e aspettiamo un attimo per dargli il tempo di uscire.
A quel punto ci prendiamo per mano e, tutti insieme, nei modi diversi in cui ciascuno di noi è abituato a recitarlo, recitiamo il Padre Nostro. Poi prendiamo i nostri volantini e iniziamo a darli alle persone che passeggiamo in piazza. Le reazioni sono tranquille, nessuno ci chiede niente. La città si muove sencondo le sue logiche e non si accorge di questo gruppo di persone che si è incontrato per pregare.
Ma Dio no. Il Dio di Abramo, il Dio di Israele, il Dio di Gesù, il Dio che è Gesù si è accorto senz’altro di noi e, di sicuro, ha ascoltato la nostra preghiera.