Nella luce dell’accoglienza, al cuore della città. Dalla veglia di Padova


Giovedì 16 maggio 2025, nella città di Padova, si è celebrata la diciannovesima edizione della Veglia di preghiera per il superamento dell’omotransfobia. Un momento intenso, sentito, vissuto all’interno di una chiesa cattolica cittadina, in comunione con tante altre realtà italiane e internazionali che, negli stessi giorni, hanno pregato “perché nessuno sia lasciato mai più indietro”, come recita il testo finale della veglia.
La liturgia, accogliente e partecipata, si è aperta con un canto che ha fatto risuonare fin da subito il desiderio profondo di Dio: “Dall’aurora io cerco te, fino al tramonto ti chiamo, ha sete solo di te l’anima mia come terra deserta” – una sete di giustizia, riconoscimento e amore autentico che ha fatto da filo rosso a tutta la celebrazione.
La veglia è iniziata con una accoglienza liturgica che ha toccato il cuore di tutti i presenti: “Ci chiami, come hai chiamato le donne alla croce e alla resurrezione… Ci chiami, come hai chiamato i tuoi amici e le tue amiche per diffondere il tuo vangelo nel mondo… Tienici sempre tra le tue braccia mentre camminerai con noi, domani.”
Un cammino condiviso e coraggioso
Nel testo introduttivo si è ricordato da dove tutto è partito: “Le veglie contro l’omobitransfobia sono nate nel 2007 a Firenze dal gruppo Kairòs, per ricordare Matteo, giovane di Torino che si tolse la vita il 4 aprile, dopo essere stato tormentato a scuola per una presunta omosessualità.”
Da allora, il 17 maggio – Giornata internazionale contro l’omotransfobia – è diventato il riferimento simbolico e reale di questa preghiera collettiva. Anche a Padova, il cammino è cresciuto, come si legge nel libretto:
“Da un solo gruppo di cristiani LGBT+ siamo oggi tre realtà attive – Emmanuele, Il Mandorlo, e il Gruppo Genitori… Quest’anno la Veglia è patrocinata dalla diocesi e da alcune associazioni diocesane, e questo ci dà molta gioia.”
Le voci che parlano alla Chiesa
La parte più toccante della celebrazione è stata quella delle testimonianze, voci autentiche e profonde, che hanno raccontato cosa significa vivere da persone LGBT+ nella Chiesa e nella società.
Luisa, del gruppo giovani Il Mandorlo, ha ricordato come la violenza può assumere forme sottili e dolorose: “A volte arriva dal pulpito, nelle parole poco attente e disinformate di chi ha un ruolo di responsabilità nella Chiesa, e allora la messa domenicale si trasforma in un’esperienza dolorosa.”
Andrea Maria ha testimoniato la sua esperienza come persona cristiana trans: “È una storia di incontro: prima di tutto con il Signore nella mia vita, ma anche con l’incomprensione. È la speranza che la Chiesa sia sempre in grado di porre al centro l’essere umano in una sua fedele rappresentazione.”
Ed Elena, del gruppo Emmanuele, ha descritto la propria ricerca interiore: “La mia carta d’identità non era completa… Attraverso diverse esperienze il mio ‘io’ si è lasciato modellare e forgiare, come un artigiano che sta creando un vaso di creta. Poiché non amiamo se prima non siamo amatə.”
Una veglia che si fa comunità
Durante la celebrazione si è ricordato anche il cammino di formazione vissuto pochi mesi prima, con un weekend a Villa Immacolata e una tavola rotonda molto partecipata: “Con grande sapienza e arte comunicativa i giovani adulti del gruppo del Mandorlo hanno preso per mano i presenti, portandoli dagli anni Settanta ad oggi, ponendo in evidenza che le persone LGBTQIA+ esistono da sempre e che tra loro ci sono cattolici credenti.”
Lucia, del gruppo genitori, ha espresso il senso profondo di questa presenza: “Il dibattito ha messo in luce i vissuti di persone che sperimentano sulla loro carne isolamento ed esclusione… Persone che ogni giorno camminano, lavorano, spesso insegnano, educano, pregano e cercano di vivere il Vangelo… perché esistono, e non nonostante siano LGBTQIA+!”
Una preghiera che si fa speranza
Le intercessioni finali hanno abbracciato le vittime, le famiglie, le persone perseguitate nel mondo, chi vive conflitti e discriminazioni: “Signore Gesù, abbiamo provato sulla nostra pelle cosa vuol dire sentirci sbagliatə… Aiutaci a donare sempre vita e speranza: fa che chi ci incontra possa sentirsi parte di una famiglia nella quale tuttə sono uguali nella loro diversità.”
E nel silenzio della chiesa, una preghiera ha unito tutte le voci: “Dio buono e fedele, ti preghiamo: fa’ conoscere la tua Presenza anche nel mezzo di ogni tempesta e illumina una via nel nostro deserto…”
Guardando avanti: il Giubileo 2025
La veglia non è solo memoria e preghiera: è un passo lungo un cammino più grande. “Con questo spirito ci prepariamo al Giubileo del 6 settembre 2025 a Roma, insieme all’associazione La Tenda di Gionata, con cui attraverseremo insieme la Porta Santa.”
Un pellegrinaggio storico, che vedrà cristiani LGBT+, i loro familiari e gli operatori pastorali che li accompagnano camminare insieme verso la Basilica di San Pietro. Non come ospiti occasionali, ma come popolo di Dio in cammino, perché la fede non è qualcosa da vivere in solitudine. “La preghiera ha una forza diversa quando la viviamo insieme, quando attraversiamo una soglia fianco a fianco, rispondendo alla chiamata a camminare nell’unità.”
Il libretto della veglia si chiude con parole semplici e forti, che spiegano il senso profondo della veglia: “Vegliamo perché non succeda mai più, perché nessuno sia lasciato mai più indietro. Vegliamo per quelli che sono caduti, per quelli che sono e per quelli che verranno. Vegliamo per chi chiede diritti e per chi vuole essere sé stesso… per la fine dell’omotransfobia”
Una veglia, quella di Padova, che si è fatta comunità viva, che sogna una Chiesa più evangelica, capace di riconoscere che “l’Amore tra persone LGBT+ è una manifestazione dell’Amore di Dio” e che continua a camminare, fiduciosa, verso Roma, verso una Chiesa che accoglie, riconosce, ascolta.
> Liturgia della Veglia per il superamento dell’omotransfobia 2025 di Padova (file pdf)
> Tutte le città dove si veglierà a maggio/giugno 2025 per il superamento dell’omotransbifobia
