Nella mia chiesa evangelica “essere cristiani e omofobi è incompatibile”
Articolo pubblicato sul sito Lavanguardia (Spagna) il 5 settembre 2024, liberamente tradotto dai volontari del progetto Gionata
“Essere cristiani e avere un comportamento omofobo è una contraddizione. Dio è amore, e il suo messaggio è per tutti, senza eccezioni.” Con queste parole Ismael Gramaje, pastore della Chiesa protestante Betel-Sant Pau di Barcellona, riassume il cuore della sua missione pastorale, improntata all’inclusione delle persone LGTBI.
La Betel-Sant Pau è il risultato della fusione di due storiche comunità protestanti di Barcellona – Betel e Sant Pau, quest’ultima la più antica della città – e fa parte dell’Iglesia Evangélica Española (IEE). Nel 2015, l’IEE ha sottoscritto la “Dichiarazione di Mamré”, un documento che invita le sue comunità a essere spazi di accoglienza per tutti, indipendentemente dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere.
Un impegno per l’inclusione
Secondo la Dichiarazione, le chiese dell’IEE si impegnano a “promuovere un’educazione contro l’omofobia, ispirata all’Evangelo della Grazia”, accogliendo le persone LGTBI e offrendo sostegno alla diversità.
Nonostante ciò, Betel-Sant Pau rifiuta l’idea di essere considerata una “chiesa ghetto”. “Non siamo una comunità esclusivamente per le persone LGTBI, ma una comunità inclusiva che accoglie tutte le realtà presenti nella società”, sottolinea il pastore Gramaje, che guida la chiesa da circa un anno e mezzo.
Un approccio maturo alla Bibbia
Sul fronte teologico, Gramaje propone un nuovo sguardo sulle Scritture. “È necessario superare un’interpretazione letterale della Bibbia, spesso utilizzata in passato, per adottare un approccio più maturo e contestuale, capace di cogliere la profondità del messaggio di Dio.”
Uno spazio di libertà e democrazia
Ruth Camacho, presidente del Consiglio d’Església e membro storico della comunità, definisce Betel-Sant Pau “una chiesa avanti sui tempi”. “È sempre stata uno spazio di libertà e democrazia”, spiega.
“Il lavoro dei pastori e degli insegnanti delle scuole domenicali è stato quello di aiutarci ad aprire le menti, a porci domande e a crescere nella fede e nella Grazia.”
Fede e accettazione: le testimonianze dei fedeli
Molte persone LGTBI hanno trovato in Betel-Sant Pau un luogo dove conciliare fede e identità. Daynisdel Alcántara, giovane cubano ed ex Testimone di Geova, racconta: “Nella mia vecchia comunità la Bibbia era interpretata in modo letterale e l’omosessualità non era ben vista. Per me era impossibile conciliare ciò che ero con ciò che mi veniva insegnato.”
A Barcellona, grazie al suo compagno, Alcántara ha scoperto Betel-Sant Pau: “Qui ho potuto essere finalmente me stesso, liberandomi della repressione e riconciliandomi con Dio. Ho sentito per la prima volta che Lui mi ama così come sono.”
Anche Katia García e Mònica Bañuelos, coppia sposata e di tradizione cattolica, hanno trovato nella comunità un luogo di pace. García, cresciuta in una famiglia profondamente religiosa, racconta: “Quando ho capito di far parte del collettivo LGTBI, ho sentito di non avere più spazio nella Chiesa. Volevo vivere la fede in modo coerente e non credo che Dio voglia che proviamo vergogna per ciò che siamo. Lui ci ama per quello che siamo.”
Bañuelos, invece, descrive come si sentisse giudicata e piena di sensi di colpa nella Chiesa cattolica: “Non riuscivo a trovare pace con Dio, fino a quando non ho scoperto Betel-Sant Pau con mia moglie. Cercavamo un incontro autentico con il Signore, e qui l’abbiamo trovato.”
Un modello di fede che abbraccia la diversità
Betel-Sant Pau dimostra come una comunità di fede possa mettere in pratica l’amore incondizionato di Dio, offrendo accoglienza e sostegno a chi cerca uno spazio per vivere la propria spiritualità in armonia con la propria identità.
Una testimonianza concreta di come l’inclusione possa essere la forza motrice di una Chiesa davvero evangelica.
Testo originale: La Iglesia evangélica abierta a personas LGTBI: “Es incompatible ser cristiano y homófobo”