«Nella profondità del mio essere». Il cammino di suor Derouen con le persone trans
Reportage di David Van Biema* pubblicato sul sito di Outreach (USA) il 19 agosto 2024 e liberamente tradotto da Luigi, Valeria e Ilaria de La Tenda di Gionata, nona parte
Derouen afferma che l’arcivescovo Cordileone sembra avere ancora qualche dubbio sul fatto che le persone transgender siano un gruppo distinto e identificabile con identità e bisogni spirituali autentici o siano, piuttosto, persone traviate da un’ideologia. Secondo la suora, la convinzione manifesta dell’arcivescovo per la quale l’identità transgender è una varietà dell’orientamento sessuale altro non è se non fraintendere l’insegnamento della Chiesa, dal momento che, nella sua esperienza, molte persone transgender non sono impegnate in relazioni sessuali di alcun tipo.
Ciò che l’arcivescovo ha in comune con quei membri della gerarchia ecclesiastica che hanno stilato le dichiarazioni delle diocesi sulle persone transgender, suggerisce Derouen, è che «sembrano aver avuto poca o nessuna esperienza significativa con le persone transgender». Come ha detto alla Gramick, «come possono portare avanti una pastorale con le persone senza senza parlare con loro?».
Nel 2018 suor Derouen contribuì a cercare di cambiare questa situazione. Padre Bouchard, teologo morale ed esperto di assistenza sanitaria, era allora responsabile della teologia e del comitato di garanzia dell’Associazione Sanitaria Cattolica degli Stati Uniti. Si ritrovò a ricevere richieste di informazione sull’assistenza sanitaria per le persone transgender. L’ Associazione Sanitaria Cattolica è sia una organizzazione commerciale sia una struttura pastorale e rappresenta più di 600 ospedali e 1.600 case di cura per lungodegenti e pazienti di altro tipo: è il raggruppamento più grande di fornitori di servizi di assistenza sanitaria non profit del Paese. Se un nuovo bisogno di salute emerge nella popolazione americana, di certo una delle strutture che fanno parte dell’associazione si troverà a rispondere a questa richiesta.
Con il numero crescente di persone transgender che cercavano assistenza sanitaria per il percorso di affermazione di genere e per le cure mediche di routine, medici e amministratori si rivolsero a padre Bouchard per avere delle indicazioni. Egli consultò anche la Conferenza episcopale degli Stati Uniti, che stava valutando se rilasciare una dichiarazione sull’argomento.
Padre Bouchard si chiese come avrebbe potuto entrare in contatto con alcune persone transgender. Si rivolse a Derouen, che già conosceva. Ben presto si ritrovò a pranzare a una tavola imbandita per otto persone. Non riuscì a capire subito chi fosse transgender e chi no tra i commensali. «Parlavamo del tempo e delle vacanze», racconta. «E c’è stato questo momento di illuminazione. Ho pensato: ‘Fondamentalmente, queste persone sono proprio come me. Per alcuni aspetti hanno una vita diversa dalla mia, ma sono persone umane che cercano le stesse cose che cerco io’».
Quando ne parlò con i vescovi, padre Bouchard dice che «si sono bloccati di botto». Ricorda che uno di loro ha osservato: «Non ci avevo mai pensato: anche loro hanno una vita personale».
Di conseguenza, nel 2020 lui e Derouen organizzarono una riunione Zoom di due ore con cinque componenti della commissione dottrinale della Conferenza episcopale e cinque conoscenti di Derouen. Tra loro c’erano Maureen Rasmussen e Colt St. Amand, una persona transgender cattolica, psicologo e medico che ha assistito decine di persone transgender. Parteciparono alla riunione anche Ray Dever, un diacono permanente con una figlia transgender adulta e una donna di nome Kay con un figlio transgender più giovane.
Ciò che è stato detto dalle persone transgender in quell’incontro è riportato in un opuscolo pubblicato dall’Associazione Sanitaria Cattolica, intitolato “Le persone transgender, le loro famiglie e la Chiesa”. Derouen ha fatto un’introduzione dicendo che la transizione può essere «una classica conversione cristiana di vita, di trasformazione in Dio».
La Rasmussen ha raccontato la sua storia, costellata di citazioni di Gesù, del Catechismo della Chiesa Cattolica e dei Padri della Chiesa e ha concluso con la richiesta ai vescovi di «pregare per tutte le persone transgender che cercano la verità nella Chiesa».
Dever ha ricordato che l’identità transgender non è una libera scelta e che questo «ha implicazioni molto importanti nel contesto della nostra teologia morale».
Kay ha raccontato ai vescovi che suo figlio transgender ha espresso la sua identità di genere all’età di due anni e, da adolescente, ha goduto del sostegno di «tutta la mia grande famiglia cattolica» nel portare avanti il suo progetto di affermazione di genere. Ha descritto poi il suo sgomento quando l’ospedale cattolico che li seguiva ha interrotto bruscamente le cure mediche del sedicenne perché – come comunicatole da un arcivescovo in una lettera – suo figlio aveva una «idea confusa della libertà».
Il dottor St. Amand ha osservato che la letteratura scientifica degli ultimi tre decenni ha chiarito le basi neurobiologiche dell’identità di genere e ha ricordato che le ricerche nel campo della psicologia dimostrano «gli effetti ampiamente positivi delle terapie mediche e chirurgiche di affermazione di genere sui pazienti transgender che le desiderano». Ha continuato come credente: «Nel profondo del mio cuore, sono sia cattolico che transgender, e non posso cambiare nessuna delle due cose, anche se ci ho provato».
St. Amand ha espresso «la grande speranza che la Chiesa si renda conto del danno che sta causando a me e alle persone della mia comunità e vi ponga fine». Si è meravigliato della fretta di alcuni vescovi nel giudicare, visto quanto poco sappiamo ancora sulle origini dell’identità di genere. Storicamente, ha sottolineato, il cattolicesimo ha intuito «che c’è sacralità nel mistero… Abbiamo capito che ci sono sfumature nell’interpretazione biblica e non siamo fondamentalisti. … Se possiamo credere nella Vera Presenza di Gesù nell’Eucarestia, mentre altre persone dicono: ‘No, è solo pane’, possiamo certamente accettare che le persone transgender siano chi dicono di essere».
Il contributo dei vescovi all’incontro non è stato registrato. Derouen riferisce: «Erano davvero in un atteggiamento di ascolto. Hanno fatto domande sincere». Uno di loro le ha detto di essersi profondamente commosso. Ciononostante, Bouchard e Derouen erano d’accordo sul fatto che il meglio che potessero sperare, dato l’orientamento manifesto della Conferenza episcopale statunitense, sarebbe stato che la commissione dottrinale si fosse semplicemente rifiutata di rilasciare una dichiarazione. «Finalmente hanno incontrato le persone transgender», ha detto Derouen. «Ma sono costantemente bombardati da altre persone che urlano nelle loro orecchie. Li abbiamo pregati di dire: ‘Non ne sappiamo ancora abbastanza’».
Passarono mesi e poi anni. Sembrava che i vescovi avessero capito il punto.
*David Van Biema è stato il capo redattore della sezione religione per la rivista Time, dove ha lavorato dal 1993 al 2008. I suoi scritti sono apparsi su The Atlantic, America, Religion News Service e altri.
Testo originario: No Body Now But Yours