Quando la chiesa nega il Sacramento della comunione
Testo di Chris Glaser* tratto dal libro Coming Out as Sacrament, Westminster John Knox Press (USA), 1 novembre 1998, capitolo 1, pp.2-4, libera traduzione di Giacomo Tessaro
Avevo ancora molto da imparare nella mia posizione di direttore del Lazarus Project, un sogno di Ross e mio nato, nel 1977, dal nostro desiderio comune di riconciliare la chiesa e la comunità gay. Il reverendo Ross sembrava straordinariamente anticonformista in ciò, perfino per me che sono stato sempre all’avanguardia sui temi pastorali, sia al college che in seminario. La nostra prima divergenza emerse durante un’animata discussione sul matrimonio eterosessuale; che lui pensava stesse diventando obsoleto, benché egli fosse sposato con un matrimonio convenzionale, durato tutta una vita, con Norma, una donna santa di diritto.
Presiedendo insieme il culto alla nostra prima World Communion Sunday, nell’ottobre 1977, egli mi dimostrò la sua attitudine sacramentale. Aveva fatto la predica troppo lunga e, resosi conto dell’ora, decise di terminare il culto senza la Santa Comunione! Sua moglie Norma gli ricordò con insistenza: “Ross, LA COMUNIONE!”. Al che le rispose: “Non c’è tempo!” Quando furono usciti tutti i fedeli io staccai un pezzo del pane per la Comunione, pensando con severità e atteggiamento giudicante,: “Ma il tempo avremmo potuto prendercelo!” specialmente nell’occasione della World Communion Sunday.
Avevo ragioni personali per desiderare che ci prendessimo quel tempo, mi faceva molto piacere la vicinanza del mio compleanno a questo evento annuale, deciso a livello mondiale, che invitava a riflettere sul sacramento della comunione,.
Proprio allora entrò qualcuno in chiesa a dirmi che c’era una telefonata per me. Come entrai nell’atrio i membri della chiesa gridarono tutti: “Sorpresa!” E cominciarono a cantare “happy birthday”. Il reverendo Ross aveva avuto paura che, se non ci fossimo sbrigati, i partecipanti al culto sarebbero andati via prima della festa sorpresa, che era stata organizzata per il compleanno! Per lui, era più vitale – cioè spirituale, nel senso di dare la vita – festeggiare insieme che fare la Comunione.
La domenica successiva abbiamo celebrato la Comunione saltata, allorché Ross spiegò la sua decisione “sacrilega” intitolando la sua predica, c’era da scommetterci, “Tutta la vita è un Sacramento”.
Nove anni più tardi ebbi occasione di riprendere l’omelia di Ross in una mia predica, intitolata “Qual è il nostro unico Sacramento?”. La tenni nella domenica in cui commemoravamo il nono anniversario del progetto Lazarus. Un progetto era stato attuato in gran parte delle sue finalità infattoi la Chiesa presbiteriana di West Hollywood (USA) era risorta grazie all’impegno dei suoi membri gay e lesbiche. Il reverendo Ross allora era andato in pensione ed il nostro nuovo pastore si sarebbe insediato dopo la nostra cerimonia religiosa in cui celebravamo la Comunione mensile.
Io non potevo celebrare la Comunione perché non avevo ricevuto l’ordinazione a pastore – le direttive della Chiesa presbiteriana proibivano l’ordinazione di “omosessuali che si esponevano pubblicamente e che vivevano questa condizione”. Ma non abbiamo trovato un pastore disponibile per presiedere il sacramento e quindi abbiamo dovuto rinviare il nostro rito. Nell’omelia di quella domenica ho riflettuto su questa situazione ironica: avrei potuto essere ordinato ministro di culto in quanto direttore del progetto Lazarus. Ma non potevo essere ordinato a causa del divieto fatto dalla nostra istituzione religiosa di consacrare ministri gay. Così il nono anniversario del nostro progetto era anche l’anniversario della mia “mancata ordinazione”. Come risultato, noi non potevamo rallegrarci nel sacramento della Santa Comunione.
In qualche modo, ci veniva chiesto di “digiunare” dal sacramento in quel giorno, così ci veniva negato dalla nostra Chiesa il corpo e il sangue, il pane e il vino offerti per la prima volta da Gesù ai suoi discepoli, come segno di un nuovo patto di grazia al posto del vecchio patto basato sulla legge. Storicamente la Chiesa ha rifiutato, in certe occasioni, il sacramento della Comunione ai suoi membri per rimetterli in riga. Ora invece una legge della Chiesa metteva in ombra la grazia di Dio verso di noi. Ma come afferma la scritta in latino vergata a Ginevra, in Svizzera, sul muro dei riformati “Dal buio scaturisce la luce”, così nell’omelia di quel giorno ho cercato una luce nell’ombra dell’ingiustizia ecclesiastica.
* Chris Glaser è uno scrittore e teologo cristiano statunitense. E’ stato, per oltre 30 anni, un attivista nel movimento per la piena inclusione dei cristiani LGBT nella Chiesa Presbiteriana (USA) , attualmente è un ministro della Metropolitan Community Church (MCC). Vive il suo ministero attraverso la scrittura e la predicazione. Dopo essersi diplomato alla Yale Divinity School, nel 1977, ha prestato servizio in diversi comunità cristiane e ed ha parlato a centinaia di persone di varie congregazioni, campus universitari e comunità cristiane degli Stati Uniti e del Canada. Ha pubblicato una dozzina di libri di successo su spiritualità, sessualità, vocazione, contemplazione, scrittura sacra, teologia, matrimonio e morte, ma nessuno di essi è stato ancora tradotto in italiano.
Per approfondire: Il coming out come Sacramento