Nelle “Vocazioni Felici” con Chiara D’Urbano

Recensione di Federica Fasciolo del libro Vocazioni Felici di Chiara D’Urbano, ed.San Paolo, 2025, 189 pagine con prefazione di papa Francesco
Se c’è un messaggio che Vocazioni Felici di Chiara D’Urbano mi ha trasmesso è, nell’immediatezza, la gratitudine per il valore della fraternità e dell’amicizia tra religiosi e laici: un dono che queste pagine mi hanno restituito con molta freschezza e positività.
Mentre leggevo, si sono affacciate alla mente storie di sorelle consacrate e amici sacerdoti incontrati in varie età della mia vita: ho rivisto volti talora affaticati, ricordato situazioni di disagio esistenziale o di stanchezza nell’adesione al proprio ministero, tentazioni di abbandono della propria strada nello smarrimento identitario vissuto senza apparente via d’uscita.
“Chi sono io per giudicare?” così si esprimeva papa Francesco, consapevole del mistero che accompagna ogni vita nella ricerca della propria identità e della necessità di accoglienza incondizionata in un contesto sempre più complicato e difficile, ma portatore di positive sollecitazioni e rinnovati interrogativi anche per chi si orienta alla vita consacrata.
Con la linearità e la competenza che le sono proprie, Chiara D’Urbano affronta in queste pagine il rapporto tra integrazione dell’affettività, orientamento sessuale e benessere vocazionale nel ministero ordinato e nella vita religiosa, sottolineando l’importanza della formazione e dell’accompagnamento verso una maturità psicoaffettiva, indispensabile premessa e ricerca sempre attiva per scelte vocazionali autentiche.
Non tralasciando le basi scientifiche dell’orientamento sessuale, e con un ricco bagaglio di esperienze raccolte nella sua attività professionale, Chiara ci conduce nella molteplicità delle dinamiche vocazionali “controcorrente” in contesti reali, concreti, offrendo piste di speranza e di apertura in una fedeltà possibile alla vita consacrata.
Il libro è arricchito dalle preziose testimonianze di presbiteri e religiose che, con autenticità, rileggono le proprie storie in modo critico ma costruttivo, qualunque sia stato l’esito del loro percorso.
E, più strutturato, è il contributo di circa cinquanta sacerdoti che, coraggiosamente, si sono messi in gioco raccontando il proprio vissuto fatto di solitudini, ferite, silenzi, nella ricerca di quella libertà, di quella pace con Dio e con se stessi che il coming out in giusti contesti ha loro donato.
Todos, todos, todos… E’ ancora papa Francesco che ci ricorda che la vita è chiamata sempre ad emergere, a delinearsi in relazioni di fiducia con Dio, che ci invita continuamente a correre il rischio della traversata: ogni passaggio è differenza e distanza nel riconoscimento di quel che si è e si è stati, seguendo la promessa di ciò che saremo nel nostro compimento.
Non separare ma portare alla luce, cogliendo la specifica identità di ognuno, che diventa generatività riconosciuta e da Lui benedetta.
In questa prospettiva, anche noi laici possiamo fare molto per rafforzare il clima di fiducia e di comunione fraterna con chi ha scelto la vita consacrata: vicinanza affettiva e relazioni trasparenti possono aprire la via alla reciprocità, al sostegno, a un confronto schietto e maturo in uno stile sereno e inclusivo perché “Nell’amore non c’è timore”.