Noi gay cattolici: «Quante ferite dal Vaticano…»
Articolo di Mario Lancisi in collaborazione con Gabriele Firmani tratto da Il Tirreno del 8 Dicembre 2008
Tutto parte da un’intervista di mons. Celestino Migliore, nunzio del Papa all’Onu, in cui si scaglia contro la proposta di depenalizzazione dell’omosessualità, avanzata dalla Francia. Migliore ritiene un errore «aggiungere nuove categorie protette dalla discriminazione, senza tener conto che, se adottate, esse creeranno nuove e implacabili discriminazioni».
No coppie gay. Ne è nato un acceso dibattito. La Chiesa parla di strumentalizzazioni. Don Roberto Nelli, vicario del vescovo di Grosseto, osserva: «Lo sport nazionale è ormai diventato il parlar male della Chiesa; se uno va a leggere attentamente la dichiarazione di Padre Lombardi troverà ferme parole di condanna alla pena di morte accompagnate ad un chiaro rispetto dei diritti umani in qualsiasi parte del mondo. Il Vaticano si è opposto alla dichiarazione di valore politico che puntava a porre sullo stesso piano tutti gli orientamenti sessuali e che inevitabilmente avrebbe portato a forme di discriminazione verso chi ancora considera il matrimonio come esclusiva unione fra uomo e donna. Gli omosessuali vanno accolti in quanto uomini, ma non le unioni fra omosessuali: quelle vanno avversate poiché antitetiche».
Media sotto accusa. Anche Mauro Banchini, presidente regionale dell’Ucsi, l’unione dei giornalisti cattolici, punta l’indice contro la categoria: «A mons. Migliore sono state fatte dire parole che lui non aveva detto. E’ passata così la tesi secondo cui la Chiesa chiede discriminazioni o addirittura la pena capitale per gli omosessuali».
Sul blog «Altri mondi» del nostro giornale (www.iltirreno.it) si è aperto un acceso dibattito tra chi accusa i media di strumentalizzazione e chi invece si scaglia contro il Vaticano. Ma ci sono anche posizioni mediane, come quella ad esempio del livornese Roberto Malfatti, che riconosce le «altissime ragioni dogmatiche e etiche» della Chiesa, ma sottolinea che il no alla depenalizzazione «può rendere più forti quei regimi che opprimono» i gay. In breve per Malfatti la Chiesa erra se si limita «ad aiutare il prossimo soltanto a certe condizioni: non è quello che fece il Buon Samaritano».
Preti contro. Disagio e amarezza per la presa di posizione della Santa Sede è espressa anche da alcuni sacerdoti come don Armando Zappolini di Pontedera: «Sono amareggiato e sorpreso; il bene che si vuol tutelare è assolutamente sproporzionato al male che si continua a tollerare. Bisogna riconoscere i diritti di tutti e a ciascuno la propria identità. All’Onu si parlava di una cosa sacrosanta come la richiesta di abolizione della pena di morte per il reato di omosessualità».
Anche don Paolo Tofani, parroco di Agliana, dice che la risoluzione andava accolta perché «gli omosessuali sono cristiani come tutti noi».
Ma sono soprattutto i gay cristiani, che in Toscana hanno due associazioni (gruppo Kairos a Firenze e il Ponte a Pisa) e un portale (www.gionata.org), a soffrire sulla loro pelle il no Vaticano. «Le distinzioni della Santa Sede le comprendiamo, ma alla fine è quel no alla depenalizzazione che resta. Come un pugno nello stomaco…», conclude Vaiani.