Noi scout dell’Agesci e le persone omosessuali: “Non amiamo a parole, ma con i fatti e nella verità” (1 Gv, 3, 18)
Appello-petizione redatta da alcuni capi, formatori e quadri dell’AGESCI, 6 maggio 2012
Intimamente coinvolti dal dibattito che è scaturito a seguito dell’articolo di Marco Pasqua apparso su La Repubblica.it venerdì 4 maggio 2012, desideriamo esprimere personalmente, a titolo individuale e non associativo, la nostra posizione.
Siamo capi, formatori e quadri dell’AGESCI e facciamo quotidianamente del nostro meglio per svolgere con gioia, motivazione ed entusiasmo il nostro servizio educativo con i ragazzi che ci sono liberamente affidati da adulti fiduciosi nel metodo pedagogico scout, nel nostro senso civico e nel nostro stile.
Fedeli al nostro metodo educativo, siamo estremamente attenti alle tematiche di genere, proponendo attività non emarginanti, non discriminanti e sensibili alle diverse condizioni e inclinazioni personali, sociali e politiche.
Lavoriamo con convinzione per far crescere i ragazzi come persone significative, felici e serene nel rapporto con se stesse, col proprio corpo e con la propria originalità davanti a Dio e alla società. Riteniamo che le differenze personali, così come le diversità di vedute, siano una ricchezza. Crediamo nel rispetto delle diversità e nel pluralismo.
La nostra Associazione, anticipando spesso la stessa Chiesa, ha affrontato e affronta con coraggio i temi più attuali e anche più delicati. Non viviamo fuori dal mondo. Affrontiamo l’omosessualità con la serenità e la trasparenza dettata solo dal cercare il bene dei nostri ragazzi. Crediamo fermamente che non si possa concepire, né tantomeno si possa ascrivere al nostro modo di pensare, che l’inclinazione sessuale, come l’omosessualità o l’eterosessualità, sia intrinsecamente e di per sé una discriminante per essere dei buoni capi educatori, né tantomeno per essere degli uomini e donne di valore a questo mondo.
L’inclinazione sessuale di per sé non determina l’intenzionalità educativa, cuore pedagogico e operativo del nostro servizio. Affermiamo pertanto che, come abbiamo osservato e osserviamo nella nostra stessa esperienza prima di ragazzi e ora di educatori, l’omosessualità non è un ostacolo né alla crescita delle persone come significative, responsabili e felici, né ad un’azione educativa ispirata ai valori del nostro Patto Associativo, che “esprime le scelte fatte dai Capi e dagli Assistenti ecclesiastici dell’Associazione, l’identità, l’impegno e le speranze” che condividiamo.
Chiunque dotato di buon senso, affidabilità, gioia di rendersi utile, capacità di amare il prossimo e che scelga di mettere al centro della relazione educativa non se stesso ma il miracolo del ragazzo che cresce, può essere un ottimo capo meritevole di essere riconosciuto come educatore. Nessun articolo del nostro Statuto, del nostro Regolamento di organizzazione, del nostro Patto Associativo e del nostro Regolamento metodologico operano discriminazioni in questo senso.
Manifestiamo il nostro più completo disappunto per le modalità con le quali il giornalista ha riportato i contenuti del documento pubblicato sul sito AGESCI (atti di un seminario che non costituiscono né documento ufficiale dell’Associazione, né linee guida per i capi in servizio), selezionando e generalizzando solo le dichiarazioni rilasciate a titolo personale dai relatori più radicali, quando avrebbe dovuto render conto anche delle più miti posizioni dei capi stessi, che hanno preso parola a conclusione dell’incontro e che chiudono l’ultimo capitolo del documento.
Siamo amareggiati dalle incomprensioni nate da un’informazione frammentaria e parziale come quella che ha dato vita al dibattito, e ci stupiamo invece di come non si possa dare atto che finalmente un’associazione vicina alla Chiesa cattolica, interpretando al meglio il suo ruolo profetico, abbia avuto il coraggio di affrontare con un incontro queste tematiche scegliendo di pubblicarne gli atti.
Tuttavia, ci duole constatare da un lato che il seminario non sia stato adeguatamente pubblicizzato attraverso gli ordinari canali comunicativi dell’Associazione, al fine di consentire la più ampia partecipazione vista l’estrema rilevanza del tema, e dall’altro che, negli atti del seminario, che abbiamo letto con interesse ed attenzione, l’omosessualità sia definita uno “specifico problema”, evidenziandone un’accezione prettamente negativa.
In particolare, non possiamo fare a meno di prendere le distanze dall’intervento di Padre Compagnoni (assistente ecclesiastico del MASCI -‐ Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani -‐, associazione ben distinta dall’AGESCI), il quale, tra un luogo comune e l’altro, definisce l’omosessualità come “problema educativo”, e sottolinea il rischio che da essa possa derivare una testimonianza problematica.
Siamo difatti fermamente convinti, come afferma peraltro anche l’intervento di Dario Contardo Seghi, ripreso anche dai lavori di gruppo, che l’orientamento sessuale non sia né debba essere un criterio di selezione dei capi, diversamente dalla loro capacità di rapportarsi ai ragazzi in modo costruttivo ed in coerenza con i valori del Patto Associativo, ambito di valutazione riservato ad ogni singola Comunità Capi.
Allo stesso modo, non ci riconosciamo neppure nell’affermazione secondo la quale, a priori, sarebbe sconsigliabile il coming out del capo omosessuale, poiché, al pari di qualsiasi altra scelta di vita giuridicamente lecita, non vediamo il motivo per cui i ragazzi non possano venire a conoscenza dell’orientamento sessuale del capo, ed i capi dovrebbero nascondere un qualsiasi aspetto della propria vita ai ragazzi, contravvenendo al principio di lealtà che caratterizza il rapporto capo‐ragazzo.
Più che il coming out, vanno allora a nostro avviso condannate tutte quelle forme di eccessivo protagonismo o di autoreferenzialità del capo, che, offrendo una spettacolarizzazione di aspetti della propria vita privata, minano la relazione educativa capo‐ragazzo.
L’Associazione, forse in preda allo stesso perbenismo e agli scrupoli del politicamente corretto che purtroppo rappresentano una deriva della nostra società, ha assunto una posizione troppo tiepida nel suo comunicato stampa affidato al sito istituzionale, e siamo addolorati che a tutt’oggi non abbia invece condannato fermamente l’immagine distorta che l’articolo del 4 maggio offre del nostro movimento, dei principi che lo caratterizzano e del nostro fare educazione nell’umiltà.
Il nostro Patto Associativo, difatti, ci ricorda che “la diversità di opinioni presenti nell’Associazione è ricchezza e stimolo all’approfondimento delle nostre analisi; tuttavia non deve impedirci di prendere posizione in quelle scelte politiche che riteniamo irrinunciabili per la promozione umana”. E, certamente, in questo caso ci saremmo aspettati una presa di posizione ferma e determinata proprio in favore della promozione della persona in quanto tale.
Ci auguriamo che l’AGESCI sappia fare tesoro di quanto accaduto, e non dubitiamo che questo sia solo il primo passo di una riflessione che coinvolgerà tutte le nostre Comunità Capi, i vertici associativi e l’associazionismo LGBT nello spirito fraterno che sempre ci caratterizza. Questa presa di posizione è necessaria perché né i nostri ragazzi e ragazze, né i nostri capi possono essere tacciati di omofobia, intolleranza o anche solo di ottusità o mancanza di buon senso.
I valori che cerchiamo di proporre giorno dopo giorno, con gli strumenti del nostro metodo, col gioco, con le esperienze e la gioia dello stare insieme non vanno certamente in quella direzione.
* Questo documento/petizione ha raccolto già circa 350 firme tra capi scouts di ogni genere e grado come si può leggere su http://sottoscrivi6maggio2012.weebly.com/