Non sono malata, sono solo un transgender. La vita di H. Adam Ackley
Articolo di Tim Rymel pubblicato sul sito del Good Men Project (Stati Uniti) il 1 febbraio 2015, liberamente tradotto da Silvia Lanzi
Il dottor H. Adam Ackley ha una lista di credenziali che molti di noi non potranno mai raggiungere. Ma la più impressionante è la sua assoluta tenacia. Nel 2013, a quasi cinquant’anni, rinomato professore di teologia e preside del dipartimento di teologia e filosofia all’Azusa Pacific University, Ackley ha fatto coming out come transgender.
È stato l’anno in cui Ackley ha detto di essere passato “dall’essere una donna mentalmente malata all’essere un uomo transgender sano”, secondo un’intervista rilasciata al Huffington Post. Per difficile che sia avvicinarsi e parlare dell’identità di genere di qualcuno, Ackley ha detto: “Se sei nato in una comunità di fede non sai davvero come regolarti”. Così, per anni, non solo cercò di essere la brava donna cristiana che gli era stato detto che doveva di essere, ma di conformarsi al tradizionale ruolo di genere femminile in un ambiente cristiano evangelico.
Come donna sposò il suo primo marito, che perse a causa del cancro. Si sposò una seconda volta ed ebbe due figli, ma il peso del conflitto mentale tra quel che era interiormente e come si presentava esteriormente iniziò a diventare insostenibile. Ackley ha affrontato la disarmonia cognitiva con medicinali e alcool. Non ci volle molto perché fosse ricoverato, con gli organi compromessi, con la gente che si fermava per darle il suo addio definitivo. Assieme alla squadra di medici che facevano tutto quel che potevano per salvargli la vita, ci fu un altro team che venne a dare una mano.
Ackley descrisse il conflitto mentale al nuovo team di terapeuti: “Non sei mentalmente malata” le disse lo psicologo “sei un uomo transgender”. Con i consigli degli psicologi e l’aiuto dello staff medico, Ackley smise di prendere i medicinali prescrittigli e iniziò la transizione verso la sua nuova vita. Riconquistò la sua salute fisica e mentale, anche se sapeva che la sua vita avrebbe subito drastici cambiamenti.
Condivise il suo imminente cambio di nome con un supervisore del college e nel giro di ventiquattr’ore gli fu chiesto di andarsene: “Pensavo che la mia comunità fosse felice, ma era piuttosto facile far passare il messaggio che ti preferivano malato e morente piuttosto che sano. Non pensavo fossero così radicati nell’idea che non si possa essere gay e cristiano: avrebbero potuto condannarmi a morte per questo. E mai, nei miei sogni peggiori, avrei pensato che l’omofobia serpeggiasse così profondamente in questa comunità”.
Quando gli viene chiesto come questa esperienza abbia cambiato la sua visione di Dio, Ackley risponde: “Più che altro è diventata profonda” è arrivato a dire, “mi sembra come se il mio viaggio sia stato un viaggio per riconnettermi con il senso irresistibilmente profondo della grazia di Dio”.
Ackley si considera fortunato a non essere cresciuto nel legalismo e nell’atmosfera di giudizio della fede evangelica ma, da bambino, ha passato del tempo nella Chiesa Evangelica Unita dei Fratelli, che dice fosse “in linea con l’evangelicalismo progressista e piena di grazia”. Più tardi, come nuovo dottore in filosofia, ha insegnato storia ebraica e della Chiesa alla Scuola Biblica Pentecostale Afroamericana e ha imparato a lavorare con persone che avevano una visione evangelicale molto più ristretta della sua: “Ho lavorato molto duramente a queste relazioni. Ho lavorato più duramente di chiunque abbia un background politico e accademico liberale, per farmi sentire a mio agio e capace di comunicare tranquillamente”.
Del suo periodo all’Azusa Pacific University Ackley ha detto: “Il solo argomento su cui non siamo stati d’accordo in quindici anni è stato quello del matrimonio omosessuale in chiesa”. Era un problema che trovava contraddittorio anche da giovane studente della Bibbia nell’era di Anita Bryant e dell’AIDS. Ha frequentato la Claremont University per cercare risposte “al perché i cristiani stiano diventando improvvisamente omofobi”. Il suo studio delle Scritture ebraiche hanno solamente confermato che “l’omofobia è basata su una cattiva traduzione e sull’estrapolazione delle cose dal loro contesto”.
Ackley non si vedeva, a quell’epoca, come parte del gruppo che stava difendendo. Ora, non solo il suo modo di vedere è diverso da quello dei suoi amici, colleghi e credenti come lui, ma è considerato anche un outsider: “Non capivo la presa che l’omofobia aveva sulle persone che la provavano e su quelle che la subivano, prima di fare coming out io stesso”.
La sua decisione di aiutare la Chiesa a cambiare il modo in cui considera le persone LGBT non ha fatto che rafforzarsi: “Quel che faccio nella mia vita intima di preghiera, quando mi sento risentito e frustrato, è di pregare perché [la Chiesa] sia libera dalla paura. Ciò mi dà tristezza perché questi sono i miei amici, questi sono i miei fratelli e le mie sorelle in Cristo, queste le persone con cui ho condiviso la mia vita per quindici anni” ha detto Ackley, che continua a prendere pubblicamente posizione sulle problematiche LGBT, facendo volontariato per aiutare le organizzazioni che cercano di smontare le bugie e la disinformazione che spesso proliferano grazie ai gruppi cristiani conservatori. Ha scritto più di trenta commentari biblici e oltre quaranta articoli per lo Huffington Post. Ha collaborato con gruppi come SoulForce Equality Ride House e l’ACLU’s LGBT Project e fa parte del consiglio di amministrazione di Safety Net, un’organizzazione di patrocinio no-profit per gli studenti cristiani LGBT dei college e delle università.
Safety Net aiuta gli studenti LGBTQI all’Azusa Pacific University, al Westmont College, al Fuller Theological Seminary, alla Cedarville University, alla Bob Jones University, al Wheaton College e alla George Fox University. Il sito onesafetynet.com offre risorse, contatti e informazioni per gli studenti e lo staff in cerca di supporto e promuove l’educazione dei cristiani su genere e sessualità.
Il dottor Ackley riconosce che le sue esperienze e la sua educazione sono vitali per la continua battaglia di ideali tra la Chiesa conservatrice dalla quale proviene e la comunità LGBT alla quale automaticamente appartiene: “Mi sento come se mi fosse stato dato il mio dottorato in filosofia da questa prestigiosa organizzazione, ho almeno vent’anni di servizio come ministro di culto e cerco di usare tutto ciò a servizio della comunità”. La sua intenzione non è di esaltare il suo ego ma di sottolineare che ha una posizione unica in questo momento storico per influenzare positivamente il modo in cui la Chiesa di solito si comporta con i e le transgender.
La sicurezza e la forza con cui il dottor Ackley parla nascondono il tumulto che ha vissuto nel suo viaggio verso la pienezza. Comunque, è una vera ispirazione per i molti uomini e donne evangelici che devono ancora riconciliare la loro fede e il loro genere e/o la loro identità sessuale.
Testo originale: Evangelical Theologian and Minister Finds a New Mission as Transgender Activist