Non si tratta Dio da prostituta (Giovanni 2:13-22)
Riflessioni di don Fabio
Il vangelo è critica radicale a ogni immagine religiosa – e atea – di Dio. Dio è amore e nient’altro che amore. Non è legge e punizione; tanto meno dominio o mercato. (Silvano Fausti SJ)
Giovanni 2:13-22: “Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi”.
Oggi la Chiesa fa festa per la ricorrenza della “DEDICAZIONE DELLA BASILICA LATERANENSE”. Il Vangelo scelto per questa festa è un forte richiamo a rivedere il nostro rapporto con Dio, che tante volte viene confuso con un mercanteggiare “cose” con Lui. Noi gli diamo delle cose perché Lui ce ne dia delle altre, facciamo sacrifici perché ci faccia dei favori, facciamo opere buone perché ci dia il premio! Tante religioni fanno così! Cosa c’è di male?
Tutto! Perché Dio è amore, e comprare l’amore si chiama prostituzione, e il peccato peggiore che ci possa essere è trattare Dio da prostituta, andando contro la natura di Dio, diceva un padre del deserto di cui ora non ricordo il nome.
Dio è amore, e non ha bisogno di star lì ad essere ringraziato, “corrotto” dalle nostre preghiere per poter ottenere qualcosa; le preghiere sono importantissime, ma hanno un altro significato, sono relazione d’amore gratuito con Dio.
Con affetto, Fabio!