“Non voglio tornare nel buio!”. Il mio coming in una comunità carismatica
Testimonianza di Pam Gold* pubblicata sul sito di Open Table Network (Gran Bretagna) il 15 febbraio 2022, liberamente tradotto dai volontari del Progetto Gionata
Il coming out è un momento carico di emozioni: da un lato una grande gioia, dall’altro il rischio di rifiuto e perdita. La mia esperienza di coming out è stata particolarmente impegnativa, anche perché frequentavo una chiesa carismatica dove ricoprivo un ruolo importante.
Avevo iniziato a frequentare quella comunità dopo una conversione durante una crociata per la fede di Billy Graham, negli anni ’80. Un’amica, preoccupata per me dopo la morte di mio padre, mi aveva invitato a partecipare.
Nonostante ciò, non ho mai rimpianto la decisione di diventare cristiana quella notte. La mia fede è sempre stata molto importante per me.
Sapevo, nel profondo, di avere avuto più volte attrazioni per persone dello stesso sesso, ma non avevo mai oltrepassato quel confine per esprimerle. Crescendo, avevo sentito come la società parlava in modo sprezzante degli omosessuali. Alla fine non potevo più combattere quei sentimenti e pregai: “Dio, per favore, se questo è reale, manda qualcuno a parlarmi.“
Con mia grande sorpresa, la settimana successiva, parlando con una paziente (sono optometrista), lei si dichiarò a me. Mi disse che sentiva che dovevo saperlo. Quella sera tornai a casa pregando affinché Dio mi desse il coraggio di cercare la Sua volontà nella mia vita.
Fu una rivelazione: era come se si fosse accesa una luce. Non stavo più cercando nel buio. Era straordinario, ma anche spaventoso.
Condivisi il mio segreto per la prima volta con un’amica fidata, che mi invitò a parlare a casa sua. Mi chiese subito se il tema fosse la sessualità. Rimasi scioccata dalla sua domanda: come faceva a saperlo? Mi disse che lo aveva sempre sospettato.
Piena di fiducia, lo raccontai anche a due amiche della chiesa. Anche loro non sembrarono sorprese, ma, senza il mio consenso, parlarono di me al ministro della chiesa. Venni convocata nella canonica, dove mi dissero che avevo bisogno di guarigione tramite la preghiera. Risposi di no, dicendo: “Perché dovrei tornare nel buio?” Dopo una lunga discussione, mi fu chiesto di lasciare la chiesa.
Fu un periodo molto doloroso. Quelle persone, che per me erano state come una famiglia, ora mi evitavano. Camminavano dall’altro lato della strada, ignoravano me e persino i miei figli.
A quel punto iniziai a cercare altri cristiani omosessuali. Contattai un’organizzazione chiamata LGCM (Lesbian & Gay Christian Movement, oggi OneBodyOneFaith), che mi inviò del materiale informativo.
Con il cuore pieno di speranza, mi recai a un gruppo di cristiani omosessuali a Manchester, dove ero l’unica donna. Nonostante ciò, mi misero in contatto con altre donne, che mi invitarono a frequentare la Metropolitan Community Church (MCC), nota anche come “la chiesa delle persone LGBT+”.
Questi primi passi coraggiosi mi portarono a scoprire che potevo essere una cristiana lesbica “orgogliosa e dichiarata”, con una relazione profonda e significativa con Dio.
Con diversi di crisatini LGBT+ partecipai a una conferenza in Germania organizzata dal Forum Europeo dei Gruppi Cristiani LGBT. Erano presenti oltre 30 organizzazioni da tutta Europa, sia dall’Ovest che dall’Est. L’obiettivo comune era ottenere uguaglianza e accettazione nella chiesa.
Incontrai persone straordinarie in questa conferenza, incluso colei che sarebbe diventata la mia compagna, che fu eletta Co-Presidente donna del Forum. Tornata nel Regno Unito, mi unii alla Evangelical Fellowship for Lesbian & Gay Christians (EFLGC), affettuosamente chiamata EF. Questa organizzazione organizzava due ritiri annuali durante i quali ascoltavamo conferenze, celebravamo il culto e condividevamo momenti di comunione. Per molti, quei ritiri rappresentavano l’unica “chiesa” dell’anno.
Una testimonianza di fede e lotta. Essere una cristiana evangelica omosessuale non è facile.
“Durante una Pride a Riga, in Lettonia, i partecipanti erano protetti dalla polizia armata. Tuttavia, mentre uscivamo da una chiesa, il nostro pastore fu colpito con urina e feci. Una donna si avvicinò e lo colpì in testa con una Bibbia… Fu un momento davvero spaventoso.“
Nel corso degli anni ho ricoperto ruoli importanti nell’Evangelical Fellowship for Lesbian & Gay Christians (EFLGC) e partecipato a numerosi Pride in tutta Europa. Alcuni eventi sono stati particolarmente difficili, come quello a Riga, ma con il tempo ho visto molti cambiamenti positivi: atteggiamenti più inclusivi, chiese che accolgono le persone LGBT+ e il riconoscimento del matrimonio tra persone dello stesso sesso.
È incoraggiante, ma c’è ancora molto lavoro da fare. Le persone LGBT+ cristiane sono ancora in pericolo in molte parti del mondo. Ho avuto l’onore di incontrare e pregare con attivisti LGBT+ provenienti da questi luoghi e ammiro il loro coraggio e determinazione.
L’uguaglianza non sarà raggiunta finché non saranno incluse tutte le persone.
*Testimonianza pubblicata originariamente dalla Chiesa Metodista in Gran Bretagna. Pam Gold, ex Co-Convenor della Evangelical Fellowship of Lesbian & Gay Christians (EFLGC), ed è fondatrice di due comunità Open Table, condivide la sua esperienza di coming out come cristiana evangelica lesbica.