«Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi» (Gv 15,16)
Riflessioni bibliche del teologo John McNeill* tratte da Adista Notizie del 21 Aprile 2012
Gesù Cristo non avrebbe potuto essere più chiaro, quando ha detto che l’iniziativa nel nostro rapporto di amore con Lui non viene da noi, ma da Gesù stesso: «Non voi avete scelto me, no, io ho scelto voi» (Gv 15,16).
Maurice Blondel nella sua “filosofia dell’azione” (che costituisce il suo tentativo di creare una filosofia totalmente compatibile con la fede cristiana) ha sottolineato come certe azioni fossero assolutamente necessarie per raggiungere il nostro destino di unione con Dio, ma assolutamente impossibile solo con i mezzi umani. Tali azioni sono i nostri atti di amore verso altri esseri umani. «Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri» (Gv 15,17). L’esistenza stessa di questi atti necessari è impossibile se li si concepisce attraverso le sole possibilità umane; ciò ci obbliga a proiettare l’idea di Dio come fonte trascendente di questa azione di amare. «Se qualcuno ama conosce Dio, perché Dio è amore». Tutti gli atti di amore umano contengono quella che Blondel definisce una “teurgia”, una speciale energia vitale divina. L’azione è un percorso, e come tale implica un movimento costante. Cioè, quel movimento quando corrisponde all’azione di Dio dentro di noi, Blondel – nel suo saggio L’Azione (1893) – produce integrazione di azione divina e umana. Ogni volta che noi sperimentiamo l’amore umano autentico sperimentiamo la presenza di Dio. Ogni volta che ci incontriamo con gli altri, attraverso l’atto di amare, dovremmo quindi essere grati a Dio che ci permette di partecipare alla sua vita divina attraverso l’amore.
Blondel aveva una idea straordinariamente bella ed affascinante del giudizio finale. Lui la chiamava l’«ultima opzione». Al momento della morte, secondo Blondel, Dio ci invita ad una unione eterna con l’amore divino. Tutte le scelte attive nel segno dell’amore che facciamo durante la nostra vita per corrispondere all’invito di Dio sono forze vettoriali che nel momento della nostra morte ci conducono verso la scelta di unirci al divino amore incarnato.
Al contrario, tutte le scelte fatte da noi durante la nostra vita terrena, compiute nel segno dell’egoismo e del rifiuto di quella proposta di amore fatta da Dio, sono scelte che costituiranno forze vettoriali “centrifughe”, che tenderanno a separarci da Dio, a portarci fuori dall’amore divino per l’eternità. La libertà umana gioca qui, come al solito, l’ultima sua carta; la nostra scelta finale è simultanea all’atto del morire.
Si noti inoltre che il nostro giudizio finale non è un’azione intrapresa da Dio. Perché se Dio ci ha creato veramente ed intimamente liberi, allora non può che lasciarci liberi anche in questa scelta finale. Se cioè decidere di essere uniti con lui o separare noi stessi da lui per sempre. Mediante questa opzione finale, Dio permette alla libertà umana di avere l’ultima parola. E di decidere sulla propria natura eterna. Per questo le religioni hanno sempre considerato la morte come un momento decisivo nell’esistenza umana.
Rispondeva così il generale dei gesuiti p. Pedro Arrupe, poco prima di entrare nel coma che lo avrebbe lentamente condotto alla morte, a chi gli chiedeva di condividere la sua concezione della fine: «In realtà la morte, che a volte è così tanto temuta, è per me uno degli eventi più attesi, un evento che darà senso alla mia vita. La morte può essere considerata come il termine della vita e la soglia verso l’eternità. In entrambi questi aspetti trovo consolazione. (…)
Si tratta di incontrare il Signore e stabilire una intimità eterna con lui. Quale sarà il paradiso? è impossibile immaginarlo. Eternità, immortalità, beatificante visione, felicità perfetta: tutto è assolutamente nuovo per noi, non ne possiamo sapere nulla. È la morte, poi, un salto nel vuoto?
No, certo che no! È per potersi immergere nelle braccia del Signore, è per ascoltare l’invito, immeritato. Ma fatto con immensa sincerità: “Vieni servo buono e fedele, entra nella gioia del Signore”» (Mt 25,21). Cuore di Gesù, ardente di amore per noi, riempici d’amore per Te e per gli altri esseri umani!
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* John McNeill, ex gesuita, prete, teologo e psicoterapeuta statunitense, pioniere del movimento lgbt nella società e nella Chiesa. Il suo libro più celebre, “The Church and Homosexuals” (1976), gli costò la dimissione dallo stato clericale. In Italia ha recentemente pubblicato “Cercare se stessi…” per trovare Dio, Omosessualità, Chiesa, Fede, Vangelo, Spirito (EdizioniPiagge, 2011)