Nonostante tutto il cammino della pastorale LGBT nelle parrocchie cattoliche americane non si ferma
Articolo di Jason Steidl* pubblicato sul sito del bisettimanale cattolico National Catholic Reporter (Stati Uniti) il 22 ottobre 2019, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
La relazione tra le persone LGBTQ cattoliche e la loro Chiesa è ben espressa da questa canzone di Katy Perry:
“Perché adesso hai caldo, adesso hai freddo,
adesso è Sì, adesso è No,
adesso sei dentro, adesso sei fuori,
adesso sei felice, adesso sei frustrata”.
[Katy Perry, Hot N Cold]
Lo dimostrerò con notizie varie, che insieme forse creano una certa confusione. Per prima c’è stata la notizia che papa Francesco ha telefonato a un noto teologo gay, padre James Alison, per reintegrarlo nelle sue funzioni sacerdotali. Il Papa ha incoraggiato padre Alison dicendo “Voglio che tu proceda con una profonda libertà interiore, seguendo lo Spirito di Gesù. E ti do il potere delle chiavi”. È una notizia di assoluto rilievo, data la ben nota attività del teologo in favore delle persone LGBTQ e la sua omosessualità; la sua sollecitudine pastorale lo ha frequentemente esposto agli attacchi di persone ostili a una pastorale inclusiva.
Seconda buona notizia: il colloquio, molto pubblicizzato, del Papa con padre James Martin, il cui sostegno è divenuto imprescindibile per le nostre lotte. Padre Martin ha parlato del colloquio, in termini entusiastici, come un apprezzamento del Pontefice per la sua opera, e “un segno della sollecitudine del Santo Padre per le persone LGBT”. A Roma, padre Martin ha avuto anche un incontro con la Congregazione per l’Educazione Cattolica per discutere del documento Maschio e femmina li creò, una dichiarazione transfobica sul tema del genere. Durante il colloquio, il prefetto della Congregazione si è scusato in maniera evasiva per aver ferito i sentimenti di molti.
Durante tutto il suo viaggio, padre Martin ha parlato con molte persone dell’esperienza delle persone LGBTQ cattoliche, ricevendo ovunque una buona accoglienza.
Dopo un paio di settimane di buone notizie, tuttavia, a quanto pare il ciclo di buone notizie provenienti dalla Chiesa si è invertito. La scorsa settimana, alcuni vescovi statunitensi, in rappresentanza di alcuni settori della Conferenza Episcopale, hanno presentato un memorandum alla Corte Suprema per tentare di opporsi alla legalizzazione del matrimonio omosessuale sancita nel 2015.
È tragico pensare che, secondo i vescovi statunitensi, l’applicazione delle leggi che impediscono la discriminazione delle persone LGBTQ violerebbe il loro diritto di discriminare le persone LGBTQ; in altre parole, essi chiedono allo Stato di proteggere l’omo/bi/transfobia che, a loro avviso, è parte imprescindibile della libertà religiosa a loro dovuta.
Questo improvviso cambiamento di ciclo mi lascia stupefatto. Come devo interpretare tali segnali contrastanti? Cosa ne dobbiamo ricavare noi, persone LGBTQ cattoliche? In che situazione si trovano i ministeri LGBTQ nella nostra Chiesa, e come possiamo difendere meglio noi stessi?
Prima di tutto, è fondamentale non porre troppa fiducia nella gerarchia. Dio è certamente all’opera tra i nostri pastori e i nostri vescovi, ma non dobbiamo e non dovremmo contare troppo su di loro per perseguire la nostra liberazione.
La storia dimostra questa verità. Negli anni ‘70 e ‘80 ci fu una grande fioritura di iniziative LGBTQ cattoliche, ma tutto fu bloccato bruscamente nel 1986, quando il cardinale Joseph Ratzinger, l’allora capo della Congregazione per la Dottrina della Fede, pubblicò la sua Lettera ai vescovi sulla cura pastorale delle persone omosessuali. Nota a molti come la “lettera di Halloween”, poco dopo la sua pubblicazione molte iniziative delle persone LGBTQ vennero cacciate fuori dalle parrocchie. Parrocchie e diocesi, sacerdoti e vescovi, già sostenitori di molti ministeri rivolti alle persone LGBTQ, da un giorno all’altro rifiutarono ogni coinvolgimento con quel popolo di paria.
Oggi, anche se abbiamo ottimi sacerdoti attivisti come Martin ed Alison, molti dei nostri oppositori non aspettano altro che vederci di nuovo cacciati dalla Chiesa.
Un nuovo Papa, un nuovo vescovo, ma a volte anche un nuovo parroco, può cambiare drasticamente la situazione delle persone LGBTQ cattoliche del suo gregge, che rimangono sempre in una situazione precaria.
Detto questo, se guardiamo al popolo dei fedeli, abbiamo molte ragioni per sperare. Al di là di ciò che, nel bene o nel male, dicono i vescovi, al di là di quello che il Papa dichiara in pubblico o in privato, la marcia della nostra liberazione non si ferma, e i suoi segni sono ovunque: molte parrocchie cattoliche, stanche dello status quo, si organizzano per fornire quella cura pastorale e quel sostegno che per troppo tempo sono mancati.
A Chicago la parrocchia di san Clemente, nota per il suo vivace gruppo giovanile, ha di recente varato l’iniziativa Affirmed, “un ministero pastorale che offre una comunità e sostegno per le persone LGBTQ+, le minoranze di genere e i loro alleati, un tentativo di costruire uno spazio in cui ciascuna persona è valorizzata come creatura a immagine di Dio, con la vocazione a una relazione più profonda con Gesù Cristo, e invitata a condividere i suoi doni con tutta la parrocchia”. Il gruppo è partito da una coalizione di alleati che volevano rendere la parrocchia più ospitale per le persone LGBTQ. Recentemente, in un incontro condotto dall’operatore pastorale Michael Bayer, decine di parrocchiani hanno discusso sul libro di padre James Martin Un ponte da costruire, e parlato di come trasformare la loro comunità parrocchiale.
A New York da anni sono attivi ministeri pastorali come quello della mia parrocchia, Out at St. Paul, sotto la guida, la cura e la protezione dei sacerdoti missionari di san Paolo apostolo, che perorano la nostra causa in un ambiente ecclesiale molto vasto e complicato.
Out at St. Paul è una comunità a guida laica, molto vivace, che dà rifugio a molte centinaia di persone LGBTQ in fuga dalle ondate di omo/bi/transfobia provenienti dal resto della Chiesa. Una recente serie di conferenze ha posto il gruppo, e la parrocchia in cui è inserito, di fronte alla sfida di rispondere adeguatamente al richiamo della giustizia intersezionale.
Ma l’opera di Dio non si limita alle metropoli come Chicago e New York. A Lexington, nel Kentucky, c’è Fortunate Families, “una realtá cattolica per le famiglie, gli amici e gli alleati [delle persone LGBTQ]”, sotto la direzione di JR Zerkowski, “che sostiene le sorelle e i fratelli LGBTQ+ attraverso la discussione nel rispetto e la condivisione delle storie personali a livello diocesano, parrocchiale e comunitario, in particolare con i vescovi, i parroci e la gerarchia della Chiesa”. Monsignor John Stowe, vescovo di Lexington, sostiene questo ministero nelle parrocchie e nelle scuole cattoliche.
Sempre in Kentucky, la parrocchia di Lourdes a Louisville ha appena fondato la propria sezione locale di Fortunate Families. Il nuovo gruppo, chiamato Lourdes Pride, ed è a cura di personaggi ben noti nel mondo LGBTQ cattolico, come Greg Bourke e Michael DeLeon, compagni nella vita e all’origine della causa intentata contro lo Stato del Kentucky, che ha portato alla sentenza della Corte Suprema nel 2015. I membri del gruppo sono genitori e famigliari [di persone LGBTQ] che vogliono rendere la loro parrocchia un luogo protetto e accogliente per i loro cari.
I cicli positivi e negativi vanno e vengono, ma gli esseri umani che stanno dietro le notizie rimangono. Le persone LGBTQ cattoliche hanno un disperato bisogno che la Chiesa cattolica le conduca all’amore di Dio. Ho visto lo Spirito soffiare in modi ovvi e in modi improbabili per guidare il popolo di Dio verso la piena accettazione, non verso la condanna.
Dobbiamo comunque evitare di dare fiducia alla gerarchia, così capricciosa e così pronta a ferirci. A livello di semplici laici, abbiamo molte ragioni di sperare che le nostre fatiche non siano vane, e gioiamo nel vedere che Dio fa crescere continuamente quest’opera tutto intorno a noi.
* Jason Steidl è docente al dipartimento di studi religiosi del St. Joseph’s College di Brooklyn e Long Island e membro del team pastorale di Out at St. Paul, il ministero LGBTQ della parrocchia di San Paolo Apostolo di Manhattan.
Testo originale: LGBTQ Catholics have great reasons for hope at the grassroots