Oltre il genere. Il Corano letto da una donna imam
Articolo di Myriam Levain pubblicato su GayMaroc.net (Francia) il 7 Gennaio 2014, liberamente tradotto da Marco Galvagno
Ani Zonewald è una delle poche donne imam in tutto il mondo. Questa malese trasferita a Los Angeles è convinta che la pratica dell’islam sia da reiventare.
Ami Zonewald ha 51 anni e ne dimostra dieci in meno, è cresciuta in Malesia, ma anche India, Egitto e Germania. Era venuta negli Usa per studiare e non è mai ripartita.
Se Ani Zonewald s’è messa alla prova ed è riuscita a sfondare come autrice e compositrice di canzoni, dopo l’undici settembre del 2001 si è riavvicinata all’islam. E’ in quel momento che ha capito che l’Islam era sconosciuto sia all’interno che all’esterno della comunità musulmana.
A poco a poco ha creato una struttura in seno alla quale officia come imam, come altre dieci donne negli Usa. Il suo credo: l’uguaglianza religiosa è al centro delle sue azioni: uguaglianza tra uomini e donne tra etero e gay tra musulmani e non musulmani.
Ancora va a tentoni questa comunità di musulmani liberali (Muslim progressive values) che è emblematica dei cambiamenti rivoluzionari che vive una religione molto mediatica che spesso è stata messa in ridicolo dai media. E’ un incontro il mio con una pioniera del cambiamento.
Come è nata la sua vocazione?
Quando è successo l’undici settembre lavoravo nella musica e ho fatto uscire un album pop musulmano proprio per fare capire alla gente che la maggior parte dei musulmani erano moderati. Sono rimasta allibita dal fatto che nessuno volesse venderlo non tanto, perché usassi lo strumento della musica pop, ma
perché la voce di una donna era considerata vietata. Ho deciso di battermi contro questa idea.
Come si passa da autrice di canzoni a imam?
Ho cominciato a costruire nel 2006 una comunità musulmana liberale a Los Angeles, perché mi dicevo che ci dovevano essere altre musulmane come me. Una volta lanciata una comunità si organizzano le attività come preghiera, digiuno
e altre pratiche spirituali. Nell’islam ogni persona che guida la preghiera è un imam, è così semplice, non è come in altre religioni per le quali ci vogliono anni di formazione per diventare prete o rabbino. Oggi celebro ugualmente dei nikah cioè matrimoni religiosi tra donne musulmane e uomini che
non lo sono. All’inizio ero riluttante, ma poi dato che nessuno voleva sposarli ho ottenuto un’autorizzazione speciale per farlo.
Quante persone raccoglie il movimento MPV (Muslim Progressive Values) ?
Circa 300 a Los Angeles, ma molti vivono lontani, così alla preghiera normalmente saremo una sessantina. La nostra comunità è molto diversificata al suo interno: ci sono degli yuppies, dei nonni, pensionati, americani, pachistani, musulmani laici, musulmani sposati a non musulmani che non hanno nessun posto dove andare, nessuna moschea che li accolga.
Questo avviene specialmente per le donne, se sei una donna dove andranno i tuoi bambini? Creiamo una comunità che accolga tutti, per ora è piccola, ma sono sicura che tra 20 anni ciò che facciamo avrà un senso.
Quali sono le differenze tra la vostra comunità e quelle tradizionali?
Siamo la prima organizzazione musulmana a difendere l’uguaglianza. Difendiamo i diritti umani: quelli delle donne e quelli delle persone omosessuali. Non separiamo uomini e donne durante la preghiera. Alla mecca durante il pellegrinaggio gli uomini pregano dietro alle donne senza essere sessualmente
eccitati, allora non vedo perché non possano fare la stessa cosa alla moschea.
Ha sempre praticato l’islam?
Si sono stata educata nella religione tradizionale, mio padre aveva un bel dirsi tradizionale, era pragmatico e non mi ha mai spinta a sposarmi, mi ha spinta ad andare all’università come i miei fratelli. In Malesia le donne sono sempre state visibili, la cultura è diversa da quella araba, ma quando si tratta della religione le donne non hanno le stesse possibilità degli uomini.
Ha dei modelli che l’hanno ispirata?
Amina Wadud ha svolto un ruolo importante, questa ricercatrice americana specialista dell’islam è stata la prima ad officiare un culto a New York nel 2005. All’epoca ha fatto molto scalpore, ma ha ricevuto molte minacce di morte. E’ stata un modello per tutte noi, dato che si è sempre basata sui testi dell’islam per legittimare le sue azioni. Grazie a lei sappiamo che la prima donna imam è stata nominata dal profeta Maometto stesso. Bisogna scavare un bel po per trovare le tracce di questa storia.
L’ebraismo liberale molto sviluppato negli Stati Uniti le è servito d’esempio?
Ho amici rabbini ed è interessante studiare la storia del giudaismo liberale, poiché vedo ciò che è stato fatto, ciò che dovremmo fare o non fare. Vedo fino a che punto la loro comunità è aumentata in appena 200 anni, vi sono più di mille sinagoghe liberali negli Usa, anche i cristiani riflettono su questo
tema, pure i buddisti lo fanno.
Essere una imam donna la rende più aperta sul tema dell’omosessualità e dell’identità di genere in generale?
Prima di ogni evento ricordiamo sempre che tutti siamo uguali e che nessuno sarà discriminato. Non vogliamo nemmeno sostituire il patriarcato con il matriarcato. Eleviamo solo ogni persona alla dignità che le compete quella di essere umano. Dicendo questo diamo il tono alla nostra comunità.
Presso di noi ci possono essere imam donne o gay, non ha importanza, perché l’uguaglianza è il nostro valore fondamentale. Una donna può invitare alla preghiera, un uomo può fare il sermone, tutto è libero, democratico, egualitario. E’ così che dovrebbe essere, perché il Corano dice che saremo giudicati grazie alle nostre buone azioni ed alla bontà che abbiamo gli uni verso gli altri, il resto non è importante.
Le religioni sono tutte misogine?
Non sono le religioni ad esserlo, ma gli uomini, a causa del potere che ne deriva. Certi uomini usano la religione al servizio del proprio potere personale e sfortunatamente molta gente non fa differenza tra religione, spiritualità e potere mescolano tutto.
Lei si definisce femminista?
Certo mi definisco una musulmana femminista, ma non sono una femminista che odia gli uomini.
Il cammino verso l’uguaglianza nell’islam sarà lungo?
Non credo. Nel MPV (muslim progressive values) appoggiamo prese di posizione sui testi sacri e lavoriamo con ricercatori che provano che ciò che facciamo è conforme all’Islam. I musulmani devono essere rieducati, credono di conoscere l’islam, ma in realtà non lo conoscono affatto.
Il problema viene anche dal fatto che ascoltano interpretazioni radicali che li allontanano dal vero spirito del Corano. Il nostro lavoro di musulmani progressisti quello di rendere i testi sacri accessibili a tutti.
Testo originale: CHEZ NOUS, IL PEUT Y AVOIR UNE FEMME IMAM OU UN IMAM GAY