Omosessualità e fede. Il cammino del Progetto Gionata per conciliare ciò che si pensa inconciliabile
Intervista di Katya Parente pubblicata sul blog boundlessrainbowlove.wordpress.com il 13 dicembre 2018
In una precedente intervista è stato nostro ospite padre Alberto Maggi con cui abbiamo discusso dell’atteggiamento della Chiesa nei confronti delle persone LGBT. Con la chiacchierata di oggi affrontiamo lo stesso tema dalla parte dei diretti interessati. È con noi Innocenzo Pontillo, anima del Progetto Gionata, un portale che si occupa di fede ed omosessualità. Lasciamo a lui la parola.
Quando e perché nasce Gionata?
Gionata è un progetto di volontariato culturale in rete, curato esclusivamente da volontari sparsi in tutta Italia, che vuol far “conoscere il cammino che i credenti LGBT fanno ogni giorno nelle loro comunità e nelle diverse Chiese”, in modo che queste esperienze possano aiutare la società e le nostre Chiese ad aprirsi all’accoglienza delle persone LGBT e dei loro familiari.L’idea, nata durante un ritiro spirituale è diventata concreta nel settembre 2007 con la nascita del portale gionata.org che oggi ha una media di oltre 30.000 visitatori mensili.
Nel marzo 2018 questo cammino si è arricchito con la nascita dell’Associazione cristiana “La Tenda di Gionata”, fondata dai volontari del Progetto Gionata su sollecitazione di don David Esposito, un sacerdote della diocesi di Fermo prematuramente scomparso, che ha voluto far nascere una realtà di servizio che operasse nelle nostre comunità cristiane per favorire l’accoglienza, la formazione e l’informazione dei cristiani LGBT, dei loro familiari e degli operatori pastorali che li accompagnano.
Alcune persone LGBT si definiscono credenti. Non è una contraddizione in termini?
Questa è una affermazione che fanno davvero in tanti. Come se per essere credenti bisognasse avere un certificato di ‘buona condotta’. In realtà il cristianesimo nasce come cammino di liberazione dell’uomo dai formalismi e dai lacci dei precetti della legge, che spesso uccidono l’unico comandamento che Cristo ci ha dato davvero, ovvero quello dell’amore perché, come ci ricorda sempre il Vangelo, “Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù” (Galati 3,28).
Certo poi i cristiani, nei secoli, si sono arrogati ancora una volta il diritto di decidere chi è fuori e chi è dentro al cammino cristiano, senza andare troppo per il sottile, stilando un elenco sempre più lungo che è spesso cambiato nel corso dei secoli. E pensare che Gesù ha avuto parole molto dure nei confronti di quanti si ergono a giudice, in sua vece: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima della menta, dell’anèto e del cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle. Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!” (Matteo 23:23)
Secondo te la Chiesa cattolica cambierà o si sta solo combattendo un’inutile battaglia contro i mulini a vento?
Partecipando dal 2008 al Progetto Gionata ho visto come il cambiamento nella Chiesa Cattolica è possibile e, con il pontificato di Papa Francesco, questo cambiamento è diventato anche visibile, con tutte le sue fatiche e contraddizioni. Intanto sempre più parrocchie accolgono alla “luce del sole” i cristiani LGBT e i loro genitori e sempre più diocesi sperimentano la pastorale con le persone omosessuali: certo sono una minoranza nel mare magno della Chiesa, ma sono comunque dei cammini in corso.
Come ha ricordato il gesuita americano James Martin, autore di “Un ponte da costruire. Una relazione nuova tra Chiesa e persone Lgbt” (Marcianum press, 2018), nel suo intervento al quinto Forum dei Cristiani LGBT di Albano Laziale (5-7 ottobre 2018), parafrasando il passo evangelico di cui è protagonista Zaccheo (Lc 19,1-10), nelle nostre comunità cristiane sulle persone LGBT, “ci sono due posizioni che si possono assumere: potete stare con la folla che mormora e non approva la misericordia verso chi vive ai margini, o potete stare con Zaccheo e, cosa ancora più importante, con Gesù: potete stare dalla parte di Gesù ed accoglierle nella comunità”. Oggi ogni cristiano è chiamato a fare questa scelta, e così ogni comunità cristiana.
Sul vostro sito trovano accoglienza le riflessioni di esponenti di diverse confessioni cristiane e di diverse religioni. Si tratta di una scelta di principio. Quale ruolo ha per voi l’ecumenismo?
La ricchezza del cristianesimo è nelle tante strade che, nel corso dei secoli, tanti uomini e donne hanno percorso dando vita a tanti modi diversi in cui declinare il messaggio evangelico concretamente nella realtà. Molte Chiese evangeliche sono state pioniere nell’affrontare questo tema, nell’interrogarsi sul sacerdozio femminile e nella lotta alla discriminazione razziale. Come cattolici non possiamo fare a meno di ascoltare le loro voci. L’ecumenismo, ovvero il cammino comune di tutti i fedeli cristiani delle diverse Chiese, noi lo viviamo così, ascoltando e dando voce a tutti i diversi cammini cristiani che hanno qualcosa di nuovo da raccontarci.
Riallacciandoci alla domanda precedente: perché alcune confessioni cristiane hanno un atteggiamento inclusivo nei confronti di gay e lesbiche, mentre altre li vedono come emissari del demonio?
In questo caso si ritorna sempre alla lettura che gli uomini, e le loro Chiese, fanno della Bibbia. Una lettura che spesso viene definita come integralista, ma che invece è solo selettiva, ovvero si prendono alla lettera quei pochi versetti che confermano le nostre convinzioni e si ignorano quelli che non ci piacciono.
Senza essere interessati a capire cosa ci vogliono dire davvero, fermandoci alla superficie e facendo finta di non sapere che nella Bibbia non si parla mai di omosessualità (la parola e l’idea di persona omosessuale era ignota agli autori biblici), ma il testo biblico parla della violenza sessuale fatta da maschi su altri maschi, per umiliarli e togliergli così ogni rispetto da parte della loro comunità.
Sostanzialmente portate avanti un discorso di tipo religioso, ma non disdegnate articoli di cultura omosessuale tout court. Che ruolo ha, se ne ha, l’attivismo LGBT nel vostro programma?
Raccontare la realtà che è già, ma non ancora, è la maniera con cui vogliamo fare attivismo. Ecco perché col Progetto Gionata, oltre a dare voce a riflessioni e testimonianze che aiutano a aprire nuove strade, vogliamo raccontare le tante iniziative e voci che queste strade già le vivono nella realtà. A volte raccontiamo il cambiamento nelle chiese, altre volte le iniziative di associazioni o dei gruppi di cristiani LGBT, oppure diamo voce ai genitori cristiani, ai loro figli LGBT, a pastori, suore o a semplici credenti.
Infatti siamo convinti che ognuno può fare la differenza e le nostre comunità di fede e la nostra società non cambierà finché rinchiuderemo le persone in una categoria senza ascoltarle, senza considerarle nostri fratelli di cammino perché omosessuali, perché stranieri, perché migranti. Il cambiamento in fondo c’è “ogni volta che c’è un incontro ed un ascolto reciproco. Crediamo infatti che oggi la vera sfida posta alle nostre comunità cristiane è il passaggio dall’estraneità all’accoglienza di chi sentiamo straniero. Ai credenti è chiesta ospitalità e responsabilità. Quell’ospitalità che nasce dal fatto che Dio ama l’uomo, ogni uomo.”
Salutando Innocenzo non possiamo fare altro che sperare che le sue parole diventino presto realtà. Da parte nostra vogliamo fare tutto il possibile per cercare di smontare il cliché che vede omosessualità e fede in un’opposizione inconciliabile.