Omosessualità e immaginario ereticale
Articolo di Gregorio Plescan tratto da Bollettino Refo, n.5 del 1999
Il cristianesimo (come probabilmente anche altre religioni) ha subito una rapida evoluzione, dove la tolleranza del “diverso” è stata inversamente proporzionale al suo “successo politico”. Più il cristianesimo ha avuto successo, più ha accolto i valori della società ed ha perso così la sua capacità di tollerare i “diversi”. Guardando al binomio omosessualità-immaginario ereticale, possiamo allora domandarci se entrambi non siano una cartina al tornasole della capacità/disponibilità di accettazione dell’altro, in una chiesa divenuta ormai un’organizzazione religiosa spesso espressione delle paure della nostra società.
Il rapporto tra eresia ed omosessualità è segnata da un lungo cammino, legato sia alla concezione della tolleranza, sia alla concezione di normalità.
Un primo elemento che dobbiamo tener presente è lo sviluppo del rapporto che si sviluppa tra eresia e scontro intestino alla chiesa, che abbastanza rapidamente si sposta da un livello “teologico-culturale” (tipico del cristianesimo “debole” rispetto alla società e alle sue strutture) a uno politico (che prende piede parallelamente alla chiesa “costantiniana”, a partire dalla metà del 300).
Possiamo segnalare alcune tappe di questo percorso:
– Ireneo di Lione (130-200 d.C.), che sostiene che sia il diavolo a incoraggiare i pagani a compiere azioni anti-cristiane;
– con l’imperatore Teodosio (386) si inizia a far “travasare” teologia e morale cristiana nel mondo laico-statale;
– con l’istituzione della santa inquisizione (1216. Istituzione dal 1231 affidata all’ordine domenicano), viene sancito definitivamente il diritto-dovere della chiesa di perseguitare gli eretici e per il braccio secolare di eseguire le sentenze.
Parallelamente, però, emergono (o ri-emergono) le tendenze eretiche, di vario tipo e che hanno varie origini: per quanto ci riguarda, l’eresia presenta il problema di rapportarsi con i valori della società in cui vive, accettandoli (in maniera più o meno radicale), rifiutandoli (in maniera più o meno critico-consapevole) e/o presentandosi in maniera alternativa.
Ecco alcuni esempi, che danno il senso della situazione (non dimenticando però che, di solito, le fonti alle quali possiamo attingere sono solitamente quelle ufficiali dei vincitori):
– arianesimo/gnosticismo/manicheismo: separazione netta tra sfera del mondo e sfera del cielo, con conseguente relativizzazione di alcuni atteggiamenti morali;
– catari/bogomili: non dissimili come principi allo gnosticismo, e propenso a dividere nettamente sia nella visione della società, sia in quella della “chiesa” una divisione fra perfetti (casti) e non perfetti (che possono fare cioè che vogliono);
– valdismo: che invece sottolinea la necessità del ritorno alle origini (riferimento alla Bibbia, povertà evangelica), proponendo semmai un radicalismo morale contrapposto all’ipocrisia clericale.
Un discorso diverso può essere fatto per le streghe, delle quali si può dire che:
* noi ignoriamo l’origine (è possibile che non fosse altro che la rimanenza delle religioni precedenti pagane, costrette nella “clandestinità”);
* i cui culti (forse per quello che è stato detto prima, forse no) si caratterizzavano probabilmente per una forza erotica intrinseca e incontrollata (l’etimologia del termine “sabba” portebbe non shabat, ma s’erbattre – solazzarsi?)
* il fatto che si presentano comunque come un “sapere delle donne” (molto spesso le streghe erano levatrici), visto come alternativo a quello degli uomini dagli uomini stessi e che quindi si configura come circondato da riti “immorali” – là dove questo attributo è dato dal mondo dei maschi “normali” in chiave univoca e normativa.
La sensazione che si ha è che valori morali, “ortodossi” tendano a stigmatizzare la altre tendenze, attribuendo loro le immoralità comunemente considerate tali dalla società, ma contemporaneamente contribuendo a far sì che la società consideri tali pratiche immorali (a questo proposito è sintomatico il fatto che fino al 342 il matrimonio tra gay era legale nell’impero romano – ed è stato condannato esplicitamente solo nel 1179, con il Concilio Laterano III – assieme agli eretici, usurai, ebrei, musulmani e mercenari).
Alcune tesi conclusive:
– è innegabile che il cristianesimo (come probabilmente anche altre religioni) ha subito una rapida evoluzione, dove tolleranza del diverso e “movimentismo etico” è inversamente proporzionale al suo “successo politico” e di membri. Più il cristianesimo ha successo, più accoglie di valori della società che lo circonda e più perde la capacità di tollerare i diversi;
– per far ciò tende a radicalizzare alcune forme di “immoralità”, codificandole.
– d’altra parte nemmeno il cristianesimo riesce ad uscire dalla spirale, secondo cui alcuni comportamenti stigmatizzati ufficialmente vengono in realtà praticati dai suoi membri (non solo omosessualità, ma anche usura ecc.!)
– guardando al binomio omosessualità-immaginario ereticale, possiamo allora domandarci si in realtà entrambi non siano una cartina di tornasole della capacità/disponibilità dialettica e di accettazione dell’altro di una chiesa/organizzazione.