Omotrasfobia, che nessuna persona LGBT sia “meno uguale delle altre”
Lettera Dario Santin al direttore, pubblicata sul quotidiano Avvenire del 6 agosto 2020, pag.2
Caro direttore, mi ha colpito l’intervento sull’edizione di giovedì 23 luglio che, rispetto alla proposta di legge Zan, richiama la fattoria degli animali di Orwell, dove vi sono soggetti “più uguali degli altri”.
È certo icastica e suggestiva, ma trascura il fatto che la legge Mancino, che la proposta va a implementare, non si propone di attribuire specifici privilegi, ma di opporsi a ogni discriminazione o aggressione (verbale o fisica) nei confronti di alcune persone in ragione di una loro specifica peculiarità che li identifica (razza, lingua, religione). In altri termini, afferma che non ci sono (o meglio, non dovrebbero esserci) persone “meno uguali delle altre”.
È questo un tema affrontato anche dal legislatore costituente, che all’art. 3, dopo aver sancito la pari dignità e l’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge “senza distinzione di sesso, razza, lingua e religione” affida alla Repubblica il compito di rimuovere gli ostacoli che limitano l’eguaglianza dei cittadini e impediscono il pieno sviluppo della persona umana.
È certo legittimo sostenere che la proposta Zan non soltanto tocca aspetti ancora in via di definizione sul piano scientifico in ragione dei termini usati, e rischia di incidere su di un diritto esso pure di rango costituzionale (art. 21).
Ma non vi è dubbio che esista una tendenza a discriminare talune persone in ragione del loro orientamento sessuale, che li qualifica come diversi. La stessa tendenza che legittima taluni ad aggredire, anche non solo verbalmente, ad esempio i “negri”.