Oramos con el Padre de la Misericordia
Nelle isole Canarie, tra le diocesi di Canarias e di San Cristóbal de La Laguna (Spagna), il gruppo PADIS – Pastoral para la Diversidad Sexual ha dato vita, durante il corso 2024-2025, a una serie di veglie di preghiera mensili, raccolte nel testo spagnolo “Oramos con el Padre de la Misericordia” (Preghiamo con il Padre della Misericordia).
Il punto di partenza è stato il Vangelo di Luca 15, 11-32, la parabola del figlio prodigo, che in queste celebrazioni diventa il racconto del Padre della Misericordia. Ogni mese è stato scelto un personaggio o un simbolo diverso su cui meditare: il figlio minore, i giornalieri, i servi, il figlio maggiore, i beni, la fame, la festa, fino al volto del Padre stesso.
Veglie che si sono svolte in parrocchie, in spazi ordinari, ma in cui si voleva respirare un clima di casa e di accoglienza.
Sin dall’inizio le parole di benvenuto suonano come un abbraccio: “Dios abre los brazos para acogernos a TODOS, TODOS, TODOS”(“Dio apre le braccia per accoglierci tutti, tutti, tutti”). È un ritornello che commuove, perché ci ricorda che nessuno è escluso, che l’amore del Padre è più grande di ogni peccato, più forte di ogni ferita.
Ogni celebrazione alterna la proclamazione del Vangelo, il silenzio, i salmi, i canti e soprattutto le riflessioni condivise. Così il figlio minore diventa specchio dei nostri allontanamenti e dei ritorni possibili; i giornalieri ricordano che Dio non ci chiama a essere servi ma figli e figlie con piena dignità; i servi che rimettono l’anello e il vestito al figlio ci insegnano che è compito della comunità restituire dignità a chi l’ha perduta; il figlio maggiore ci provoca, con la sua durezza, a scegliere l’amore prima del giudizio: “¿Cuándo pondremos el amor siempre antes del juicio?” (“Quando metteremo l’amore sempre prima del giudizio?”).
Anche i “bienes” (beni) e la “miseria” (miseria) diventano occasione per riconoscere i nostri idoli e le nostre cecità, quando non vediamo i tanti “Lázaros” (Lazzaro) che vivono accanto a noi: migranti, poveri, persone discriminate per il colore della pelle o per chi amano. In loro il Vangelo si fa carne e ci chiede conversione.
Il cammino trova il suo culmine nella fiesta (festa) della Pasqua: “¡Cristo ha Resucitado! ¡Cristo vive! ¡Cristo está aquí!” (“Cristo è risorto! Cristo vive! Cristo è qui!”). Non è un’esclamazione astratta, ma la certezza che Dio fa festa per ogni figlio che ritorna, per ogni figlia che ritrova la sua dignità.
Questa preghiera è, in fondo, una catechesi viva sulla misericordia, un’esperienza biblica che prende corpo nella vita delle persone e delle famiglie LGBTQIA, che qui trovano accoglienza e voce.
È una parabola che non resta scritta, ma che diventa carne, canto e lacrime, in una Chiesa che davvero vuole essere casa di todos, todos, todos (“casa di tutti, tutti, tutti”).

