Padre Sporschill: la liturgia e l’agire sociale sono strettamente connessi
Articolo del 10 febbraio 2013 di Ja die neue Kirchenzeitung pubblicato su “www.ja-kirchenzeitung.at” (edizione a stampa n° 6 del 10 febbraio 2013). Traduzione di finesettimana.org
La liturgia e l’agire sociale rinviano l’uno all’altro e possono “funzionare” solo insieme. È quanto ha sottolineato padre Georg Sporschill. In un intervento nel convento di Klosterneuburg il 29 gennaio, dal titolo “Liturgia come ponte verso l’uomo”, il gesuita ha riferito sul suo lavoro, che prosegue ormai da ventidue anni, in Romania ed in altri paesi est-europei. La conferenza si è svolta a conclusione del congresso annuale della Liturgiewissenschaftlichen Gesellschaft (società di scienza liturgica).
Sporschill ha definito la messa “sorgente del lavoro sociale”. La liturgia è per lui come un filo conduttore che “guida e allevia”. Anche nel suo attuale progetto coi rom a Siebenbürgen in Romania si evidenzia, a suo dire, come la liturgia, attraverso la preparazione alla messa, investa tutta la settimana e faccia diventare la celebrazione domenicale “il momento più prezioso della settimana”.
Attraverso la liturgia ogni singolo essere umano riceve la sua dignità, che in definitiva viene donata da Dio. E nel lavoro sociale, in fondo, è in primo luogo della dignità dell’essere umano che si tratta, ha spiegato Sporschill. Infatti solo quando la dignità viene sperimentata, si può anche cominciare a fare qualcosa di materiale, col denaro ad esempio, ha detto il gesuita, che qui riconosce un “primato dello spirituale sul materiale”.
E questo nel lavoro sociale ha particolare importanza. Lo si nota ad esempio nei giovani volontari, ragazzi e ragazze che vengono dall’Austria per aiutare e non per pregare, ma che poi trovano loro stessi forza nella liturgia.
La liturgia è più forte della violenza.
Da alcuni mesi, padre Sporschill svolge la sua opera con Ruth Zenker in insediamenti di rom in Romania. Nei villaggi di Hosman e Nou, cercano insieme a giovani volontari provenienti dall’Austria e da altri paesi, di migliorare la situazione di vita dei rom. Al centro del loro lavoro sta
l’attività di istruzione per e con i bambini.
Sporschill ha anche detto che la liturgia è l’unico mezzo “più forte della violenza”. E questo si è mostrato soprattutto nel fatto che, con l’introduzione di una “cultura di preghiera”, la violenza è scomparsa, ha sottolineato il gesuita.