Per il vescovo tedesco Schepers: “La preghiera di riparazione per il pellegrinaggio LGBTQ+ è un segno vergognoso di chiusura”
Articolo pubblicato sul sito cattolico Domradio.de (Germania) il 10 ottobre 2025. Liberamente tradotto dai volontari del Progetto Gionata.
Pochi giorni dopo il pellegrinaggio giubilare delle persone LGBTQ+ a Roma – che ha visto oltre 1.300 pellegrini e pellegrine attraversare la Porta Santa della Basilica di San Pietro per pregare insieme – quattro vescovi cattolici di orientamento conservatore hanno recitato pubblicamente una “preghiera di riparazione”.
Hanno detto di voler chiedere perdono per quella che hanno definito una “profanazione” della basilica, parlando addirittura di “sodomia” e di “atti impuri”.
A questa iniziativa ha risposto con parole molto chiare il vescovo cattolico ausiliare di Essen, Ludger Schepers, che nella Conferenza Episcopale Tedesca è il responsabile per la pastorale con le persone queer nella Chiesa cattolica.
«Quella preghiera – ha detto il vescovo Schepers – è un segno scandaloso di chiusura ecclesiale e un rifiuto aperto di quanti sognano una Chiesa cattolica che viva davvero il Vangelo».
Per il vescovo Schepers, non si è trattato di un atto di fede ma di esclusione: «È stato un tentativo di rendere invisibili le persone queer e la loro presenza nella fede. Invece quel pellegrinaggio era una celebrazione della vita e della fede, non una provocazione.
Ha mostrato la ricchezza e la bellezza della diversità nella Chiesa cattolica: uomini e donne, persone omosessuali, trans, famiglie, genitori e amici che pregavano, speravano e credevano insieme. Quei pellegrini non erano “contro” la Chiesa cattolica: sono Chiesa cattolica».
La preghiera di riparazione è stata promossa da quattro prelati: Joseph Strickland, ex vescovo statunitense, Athanasius Schneider, vescovo ausiliare del Kazakistan, Marian Eleganti, vescovo ausiliare svizzero, e Rob Mutsaerts, vescovo ausiliare olandese.
Ma, per Schepers, la loro reazione è stata “profondamente vergognosa” e rivela un modo di pensare lontano dal Vangelo.
«Chiedere perdono solo perché dei credenti queer si sono riuniti a pregare nella Basilica di San Pietro – ha commentato – non è segno di pietà, ma di paura della diversità. È una paura spiritualmente pericolosa, che tradisce lo spirito di Gesù».
Il vescovo cattolico di Essen ha aggiunto che la vera riparazione non la devono fare le persone LGBTQ+, ma la Chiesa cattolica stessa: «È la Chiesa cattolica che deve chiedere perdono per le ferite che ha inflitto alle persone queer per decenni. Non può parlare credibilmente d’amore finché continua a respingere chi ama. Chi chiude le porte, si allontana dal cuore di Cristo».
Infine, il vescovo Schepers ha confidato il suo sogno: «Sogno una Chiesa cattolica che finalmente capisca che la diversità non è un problema, ma un dono. Una Chiesa cattolica che non riduca le persone, ma le aiuti a crescere. Una Chiesa cattolica che creda davvero che l’amore di Dio è senza condizioni – per tutti, tutti, tutti. Perché chi esclude le persone, esclude Cristo stesso».
Con il termine queer si indicano le persone che non si riconoscono nella norma eterosessuale o nei ruoli di genere tradizionali; tra loro vi sono soprattutto persone omosessuali, bisessuali e trans.
*Monsignor Ludger Schepers (nato a Oberhausen nel 1953) è vescovo cattolico ausiliare di Essen e dal 2022 responsabile per la pastorale con le persone queer nella Conferenza Episcopale Tedesca. Teologo e filosofo, è impegnato da anni nel promuovere una Chiesa cattolica più aperta, accogliente e capace di dialogo.
Testo originale: Queer-Beauftragter nennt Sühnegebet nach LGBTQ-Wallfahrt “skandalös”

