Per i gay cristiani l’omofobia non è un’opinione
Riflessioni di Matteo B. del gruppo Kairos di Firenze
«In piedi per la libertà di opinione!». Così si intitola la manifestazione fiorentina a cui parteciperanno esponenti politici di Nuovo Centro Destra (fra cui un ministro, un sottosegretario e alcuni parlamentari) e dell’associazionismo cattolico.
La manifestazione contesta fortemente il disegno di legge «Contrasto all’omofobia e transfobia» (ddl Scalfarotto 1052/13). Secondo i promotori, tale legge «liberticida» e degna «dei governi a stampo totalitario», metterebbe «seriamente in pericolo la libertà di opinione», i diritti dell’«educazione scolare» e il «diritto dei bambini ad avere un padre e una madre».
Il fine nascosto di chi vorrebbe proteggere i gay e lesbiche dalle violenze omofobe, sarebbe in realtà la «demolizione della famiglia naturale» e «l’imposizione dell’ideologia gender».
L’intero appello di questi “profeti di sventura” ha toni apocalittici. Fa sorridere e rattristare per l’ipocrisia di chi lo ha redatto. Si appella infatti a principi nobili, in cui anche i gay italiani si riconoscono (la famiglia, la tutela dell’infanzia, la libertà d’opinione), per mascherare timori e idee reazionarie di cui gli stessi promotori, forse, hanno vergogna.
Le associazioni gay e lesbiche fiorentine, sdegnate, hanno risposto con un duro comunicato. Il quale tuttavia manca di sottolineare un quesito che Kairòs, il gruppo dei cristiani omosessuali fiorentini, vorrebbe rivolgere ai cattolici che hanno promosso l’iniziativa: ma siete proprio sicuri che l’omofobia sia un’opinione?
Perché ritenete che una maggior tutela di gay e lesbiche dalle violenze omofobe possa minacciare la famiglia, l’infanzia e la società?
La legge in questione non introduce alcuna nuova fattispecie di reato. Soltanto prevede alcune aggravanti nei confronti di violenze fisiche (aggressioni, ferimenti, omidici) e verbali (insulti, istigazione alla violenza) commesse nei confronti di gay, lesbiche e trans.
La nostra legislazione già prevede simili aggravanti per l’antisemitismo, la violenza contro le donne, il razzismo. Fra l’altro gli emendamenti approvati alla Camera lasciano la più ampia libertà a partiti e associazioni: la Lega non potrà essere sanzionata se lancerà contro i gay le stesse frasi che impunemente lancia contro la brava ministra Kyenge; un’associazione scoutistica potrà benissimo sanzionare idee e comportamenti ritenuti contrari al diritto naturale; gli on. Giovanardi e Quagliariello potranno continuare (com’è giusto che sia) a battersi contro unioni di fatto e adozioni gay.
L’omofobia è altra cosa.
Punirla, dicono i promotori richiamandosi all’art. 21 della Costituzione, sarebbe anticostituzionale, poiché limiterebbe la libertà d’opinione. Con motivazioni simili, recentemente, gli esponenti del Ku Klux Klan si sono riuniti nella sala consiliare di un Comune del Maryland, appellandosi proprio al Primo Emendamento della Costituzione Americana, che tutela la libertà di pensiero.
Secondo noi, invece, l’omofobia è una forma di razzismo, le cui espressioni più violente debbono essere punite dalla legge. Non c’entra niente, ma proprio niente tirare in ballo le unioni di fatto, le adozioni gay o la cultura gender.
Spostare il discorso su tali temi, rispetto ai quali i cristiani possono avere opinioni legittimamente differenti, indica l’intrinseca debolezza delle loro ragioni, e rivela che gli “ideologici” non siamo noi, ma loro.
Non facciamo parte, ahimè, di nessuna “lobby gay”. A noi non sarà mai concesso il Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio.
Ma perché ogni tentativo di porre il tema della difesa della dignità e dei diritti delle persone omosessuali, viene visto come una forma di contestazione della legge naturale? O addirittura presentato come un attacco scientemente portato contro la famiglia e il matrimonio sacramentale?
In questi valori, al contrario, i cristiani omosessuali credono profondamente, e sono convinti che la difesa della dignità e dei diritti degli omosessuali nulla toglierebbe ai diritti delle famiglie cattoliche né svilirebbe o negherebbe il concetto di legge naturale nell’unione fra uomo e donna.
Se la legge italiana finalmente punisse con severità la violenza di cui noi, gay cristiani, siamo o potremmo essere vittime, la libertà d’opinione di nessuno sarebbe scalfita.
E la nostra verrebbe ulteriormente tutelata contro le vere minacce dei violenti e degli intolleranti. Ciò sarebbe veramente civile e, aggiungiamo noi, veramente cristiano.