Perchè per tanti Vescovi cattolici le vittime LGBT della strage di Orlando continuano a essere invisibili?
Articolo di Bob Shine pubblicato su Bondings 2.0, blog dell’associazione cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti) il 14 giugno, liberamente tradotto da Silvia Lanzi
I leader cattolici sono stati in silenzio sui pregiudizi contro le persone LGBT che hanno portato al massacro del Pulse, il nightclub gay di Orlando, dove sono state uccise cinquanta persone LGBT e vi sono stati numerosi feriti. Da quel giorno solo quattro vescovi cattolici statunitensi hanno rilasciato dichiarazioni in cui hanno riconosciuto i pregiudizi, contro le persone omosessuali, che stanno dietro questa strage.
Altre organizzazioni e alcuni cattolici in vista hanno sottolineato che questa è stata una strage anti-gay, ma c’è stata anche una seria omissione da parte di numerosi vescovi cattolici, che hanno volutamente dimenticato di ricordare che questa strage colpiva delle persone LGBT.
Il vescovo cattolico Robert McElroy di San Diego ha rilasciato una dichiarazione, in cui ha affermato che gli omicidi erano “radicati in una falsa nozione della fede religiosa e permessi dalla nostra cultura delle armi”. “La sparatoria di Orlando è una ferita alla nostra intera società e, questa volta, è stata particolarmente colpita e vittimizzata la comunità LGBT… Preghiamo per le vittime di Orlando che sono state colpite a morte semplicemente a causa del loro orientamento sessuale e ci uniamo al lutto dei loro famigliari e dei loro amici. Questa tragedia è un richiamo per noi cattolici a combattere anche più vigorosamente il pregiudizio anti-gay che esiste nella comunità cattolica e nel nostro paese”.
L’arcivescovo di Chicago Blase Cupich ha parlato delle vittime gay e lesbiche nella sua dichiarazione iniziale, seguita da una lettera letta alla messa domenicale della pastorale diocesana per gay e lesbiche (Archdiocesan Gay and Lesbian Outreach ministry). Nella lettera, postata su Twitter dal giornalista Michael O’Loughlin, il vescovo Cupich afferma che: “Oggi voi qui riuniti e l’intera comunità lesbica e gay, siete stati
particolarmente toccati da questo crimine atroce commesso a Orlando, dettato dall’odio, guidato forse dall’instabilità mentale e rafforzato certamente da una cultura della violenza, sappiate questo: l’arcidiocesi di Chicago è con voi. Io sono con voi”. “Lasciamo che il nostro lutto condiviso e la nostra fede comune in Gesù, che ha definito beati i perseguitati, ci uniscano affinché non sia più permesso di far sbocciare l’odio e l’intolleranza…”
Il vescovo Robert Lynch di St. Petersburg ha risposto sul suo blog, riconoscendo senza mezzi termini
che il Pulse era un nightclub con una clientela abituale “gay, lesbica e transgender” e che “È la religione, inclusa la nostra, che li prende di mira, il più delle volte verbalmente, così spesso genera il disprezzo per gay, lesbiche and transgender. Gli attacchi di oggi nei confronti delle persone LGBT origibnano spesso dal seme del disprezzo e dell’odio, che alla fine può portare alla violenza. Questi uomini e queste donne omosessuali che sono state falcidiati ieri mattina, erano fatti tutti ad immagine e somiglianza di Dio. Lo insegnamo. Dovremmo crederlo. Dovremmo sostenerlo. Senza conoscere chi ha perpetrato l’omocidio di massa al PULSE, ho visto l’imam arrivare alla conferenza di ieri mattina, ed ho sentito che da qualche parte in questa storia avremmo dovuto cercare delle radici religiose. Quando persone sconvolte fanno cose senza senso, tutti osserviamo, giudichiamo, e agiamo secondo una tradizione religiosa. E’ offensivo agli occhi di Dio scegliere chi vittimizzare a causa della sua religione, del suo orientamento sessuale o della sua nazionalità. Dobbiamo smettere”.
Il vescovo David Zubik di Pittsburgh ha rilasciato una dichiarazione in cui dice, tra le altre cose: “I nostri vicini musulmani si stanno disperando per questa tragedia come i nostri vicini omosessuali. Siamo tutti figli di Dio. Possiamo davvero amarci, onorarci e rispettarci reciprocamente”.
Nel frattempo, nel suo commento iniziale alla strage il vescovo di Orlando, John Noonan, non ha riconosciuto la dimensione omofobica dell’attacco. La preparazione della Vigil to Dry Tears, della diocesi che si è tenuta ieri sera, ma non ha messo in evidenza che le vittime facevano parte della comunità LGBT.
Anche l’arcivescovo di Louisville, Joseph Kurtz presidente della United States Conference of Catholic Bishops, ha ignorato l’identità delle vittime e su questo David Gibson ha commentato (sul settimanale cattolico) National Catholic Reporter: “Questa dichiarazione contrasta con quella di un anno fa dello stesso Kurtz fatta dopo una sparatoria nella chiesa di una comunità nera di Charleston. Parlando due giorni dopo l’attacco alla Mother Emanuel, portato da parte di un fautore della supremazia della razza bianca, Kurtz invece ha condannato ripetutamente il “razzismo e la violenza che oggigiorno sono così visibili” chiedendo di sforzarsi di combatterlo sia individualmente che con politiche pubbliche”.
Michael Sean Winters, in un altro articolo sul National Catholic Reporter ha scritto del fallimento del vescovo Kurtz e degli altri vescovi nel comprendere che questa strage ha una dimensione di rifiuto delle persone LGBT: “Siete così [fuori dalla realtà] da non aver capito che il rifiuto di parlare delle persone così come loro si riferiscono a loro stesse è offensivo, specialmente quando quello stesso gruppo di persone è già stato oggetto di un violento attacco omicida. Smettetela di far finta di avere pretese di guida morale e andatevene”.
Anche oganizzazioni ecclesiastiche e cattoliche di primo piano hanno rilasciato dichiarazioni circa la sparatoria a Orlando. Fortunate Families, (l’associazione statunitense dei genitori cattolici con figli LGBT) ha reagito ad “un atto di terrore e odio” con una dichiarazione che dice: “I nostri figli hanno il diritto di vivere, lavorare e divertirsi senza paura, di creare famiglie proprie e di pregare in pace. Siamo solidali con loro e con tutti i genitori delle persone LGBT, mentre ricordiamo chi è morto e chi è in lutto. Siamo profondamente rattristati da questo evento, dal momento che aborriamo la violenza di qualunque tipo, ci stringiamo in preghiera con tutti i figli di Dio vittimizzati dall’odio – siano essi carnefici che vittime”.
Marianne Duddy-Burke, direttore esecutivo di DignityUSA, ha contrastato la violenza con le
celebrazioni del Pride e ha aggiunto in una dichiarazione: “Questo attacco crudele farà sentire insicure e ansione molte persone LGBT. A molti risveglierà ricordi dei giorni in cui i clienti abituali dei bar gay erano frequentemente bersagli di violenza… speriamo e preghiamo che la nostra nazione si unirà per
rigettare la violenza contro le persone LGBT nella maniera più decisa possibile”.
Pax Christi USA ha rilasciato una dichiarazione nella quale afferma che: “Questa sparatoria diretta contro la comunità gay, lesbica e [transgender] ha avuto come risultato tante ferite e moltissime morti, è una grande preoccupazione per Pax Christi USA… Nessun tipo di bigottismo, paura, rabbia o odio giustifica tante vite spezzate senza un perché”.
Dall’altra parte dell’Atlantico in Inghilterra, più precisamente a Londra (Inghiltera), la comunità cattolica cittadina LGBT, riunita per la solita messa della seconda domenica del mese alla parrocchia gesuita di Farm Street, ha risposto prontamente con la preghiera, aggiungendo alla liturgia queste parole: “Preghiamo per le cinquanta persone che hanno perso la vita questa mattina nell’attacco terroristico al night-club gay in Florida, per quelli feriti, per le famiglie e per tutti quelli che li amano”.
Il gesuita James Martin ha rilasciato una forte dichiarazione sulla sparatoria di Orlando, dicendo che questo momento di lutto e paura per le comunità LGBT, è per i cristiani e i cattolici, il momento per
star loro vicino. Martin ha criticato il silenzio dei vescovi, dicendo che i capi della Chiesa avrebbero espresso la loro solidarietà se questo massacro fosse capitato ad un particolare gruppo etnico o ad una
particolare confessione religiosa. Il fatto che così pochi vescovi abbiano espresso la loro solidarietà alle comunità LGBT è, nelle sue parole, “rivelatorio”.
Martin ha affermato sul settimanale cattolico America che “Questo è rivelatorio. Mostra come la comunità LGBT sia invisibile per molta parte della Chiesa. È invisibile anche nella morte. Per troppo tempo i cattolici hanno trattato la comunità LGBT come ‘altro’. Ma per i cristiani non c’è ‘altro’. Non c’è loro. C’è solo il noi”. “È il momento di finire questo ‘noi’ e ‘loro’. Perché non c’è ‘loro’ nella Chiesa, perché per Gesù non c’era nessun ‘loro’. Egli cercava costantemente tutti quelli che erano ai margini, facendoli entrare. Gesù vede quelli che sono invisibili per la comunità. Vedendoli, accogliendoli, amandoli, rende quel ‘loro’ un ‘noi’. “I cattolici sono invitati a far sentire ogni persona preziosa e visibile, specie in tempi di perdita. Gesù ci chiede di farlo. La Chiesa ha bisogno di essere solidali con tutti ‘noi’ di Orlando”.
Infine, un altro gesuita, Brendan Patrick Busse, ha detto parole taglienti contro i vescovi della Chiesa che afferma “sono allergici alla parola ‘gay’ nelle loro dichiarazioni di cordoglio”. Ha scritto su
Facebook: “Qualcosa di ‘intrinsecamente disordinato’ si è mostrato ancora una volta oggi ad Orlando, armato di una cattiva religione e di un fucile. Ho paura che il nostro governo sia complice di una delle cause e la nostra Chiesa dell’altra. Parlare dei particolari di questa violenza – la sua ispirazione e il suo bersaglio – significa continuarla”. “Difendere la ‘dignità di tutti’ in pubblico significa ben poco, se non possiamo fare in modo di diferdere i membri LGBTQ – Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transgender e Queer – delle nostre famiglie con orgoglio“. “Pregare per Orlando è prudente… Pregare per il Pulse è profetico”.
Nella dichiarazione del direttore esecutivo di New Ways Ministry, Francis DeBernardo, ha notato che: “alla fine di domenica, Cupich è stato il solo vescovo (americano) che ha parlato di persone gay e lesbiche nella sua reazione al massacro. È un sollievo sapere che almeno due vescovi si sono uniti a lui, e altri
leader cattolici, d’altra parte, riconoscono, la lampante omissione dei vescovi (cattolici). Sarebbe bello se i vescovi non moltiplicassero solo le preghiere per Orlando, ma pregassero per il Pulse, nominando orgogliosamente e a voce alta le persone LGBT fatte oggetto della sparatoria e, per estensione, anche tutte le altre persone gay“.
Testo originale: After Orlando, Archbishop Pledges to LGBT Communities: “I Stand With You”