Per una chiesa aperta a tutti: da Torino a Palermo tante veglie ecumeniche contro l’omofobia
Articolo di Emilio carnevali tratto da Adista Notizie n. 51 del 14 Luglio 2007
“Perdonatemi, ma non ce la faccio più. A scuola non ci voglio più andare. Sono a disagio perché mi fanno sentire diverso”. Questo l’ultimo messaggio lasciato dal giovane Matteo, studente torinese di 16 anni, che lo scorso aprile si è suicidato gettandosi dalla finestra della sua abitazione. I suoi compagni di classe lo prendevano in giro: “Sei come Jonathan [uno dei protagonisti della trasmissione televisiva “Il Grande Fratello”, ndr]. Ti piacciono i ragazzi, sei gay…”.
“Nei giorni in cui si celebravano le esequie del giovane Matteo – raccontano i ragazzi del gruppo Kairos (omosessuali cristiani di Firenze) – ci trovavamo in una piccola chiesa del centro storico della nostra città a pregare anche per quel giovane. Ed a porci alcune domande. Possibile che i nostri pastori cattolici, solitamente così loquaci in tema di omosessualità, non avessero per lui una parola? Possibile che le insulse Preghiere dei Fedeli lette durante le Celebrazioni Eucaristiche cattoliche non formulino mai per noi un solo pensiero?”.
È nata così l’idea di una Veglia ecumenica per ricordare le vittime dell’omofobia, svoltasi lo scorso 28 giugno in numerose città italiane: oltre a Firenze, anche ad Ancona, Rimini, Avellino, Bologna, Cremona, Milano, Napoli, Padova, Palermo, Pescara, Roma e Torino (v. Adista 43/07).
A Firenze la partecipazione è stata straordinaria: 140 persone hanno riempito la chiesa valdese della Trinità per prendere parte alla cerimonia guidata dal pastore battista Raffaele Volpe. Oltre a Volpe erano presenti anche tre sacerdoti cattolici, un vescovo greco-ortodosso, un diacono anglicano, un pastore evangelico valdese ed un altro battista.
“Il gruppo di Firenze ha lanciato l’idea ed è stato presto seguito da molti altri gruppi in tutta Italia”, ha raccontato Gianni Geraci, portavoce del Coordinamento Gruppi di Omosessuali Cristiani in Italia, intervenendo alla trasmissione “Fahrenheit” su Radio Tre. “E poi abbiamo trovato l’accoglienza formidabile delle Chiese riformate italiane, in particolare della Chiesa valdese, che in quasi tutti i posti in cui si sono svolte le veglie di preghiera ha messo a disposizione i propri luoghi di culto”.
“A partire dalla metà degli anni ’90 – ha spiegato Geraci – la situazione all’interno della Chiesa cattolica è peggiorata. Si è verificato un processo di regressione forse causato dal non aver fatto i conti con la sessualità e con l’omosessualità. Come dimostra il grande teologo e psicoterapeuta tedesco Eugen Drewermann, vi è una forte componente omofila e omosessuale in tutta una serie di modelli e simboli tipici del cattolicesimo.
Incapaci di fare chiarezza su queste cose i nostri vescovi hanno cominciato un processo di netto rifiuto della condizione omosessuale. Si sono addirittura riproposte cose come la ‘terapia riparativa dell’orientamanto sessuale’. Fortunatamente, e non certo per merito della Chiesa cattolica, la società nel suo complesso è molto diversa rispetto a quella degli anni ’70 e, almeno in Occidente, il grado di accettazione dell’omosessualità è sicuramente aumentato”.
Il magistero cattolico – ha concluso Geraci – sta smarrendo “la capacità di fare un discorso universale, compreso da tutti, e questa dovrebbe essere la caratteristica principale del cattolicesimo. Abbiamo un papa che è sempre meno cattolico”.
In occasione della veglia del 28 giugno, il gruppo Kairos ha inoltre inviato una lettera aperta “all’Arcivescovo di Firenze e a tutti i Vescovi Toscani, ai parroci delle parrocchie di Firenze”: “Per un omosessuale credente – si legge nel testo della lettera – oggi è difficile essere ‘testimone di speranza’, quando persino ‘la semplice inclinazione deve essere considerata oggettivamente disordinata’ (Cura pastorale delle persone omosessuali, 1986)”. “Chiediamo che nella Chiesa italiana venga dato rispetto alle persone omosessuali e che sia messa in atto ‘un’approfondita riflessione che positivamente le sostenga e valorizzi, in positivo’ (Convegno di Loreto 1985: Atti, p. 321), e di conseguenza si creino iniziative pastorali di accoglienza e supporto, per gli omosessuali e le loro famiglie.
Purtroppo nel mondo, e anche nelle nostre comunità ‘cristiane’, sono ancora troppi gli episodi di omofobia sociale, di violenza fisica e morale, di disperazione a cui sono sottoposti molti fratelli omosessuali che, in Paesi non europei, sono oggetto di condanne alla pena capitale o a numerosi anni di carcere o, come in Italia, sono messi di fronte a discriminazioni sociali che spingono, soprattutto gli adolescenti, a non nutrire più speranze e a togliersi la vita. Una situazione che rappresenta uno scandalo per tutta la cristianità”.
Solamente un vescovo toscano e due sacerdoti hanno risposto, in via privata ma con parole di ‘sincera fraternità’, alla lettera del gruppo Kairos. Silenzio assoluto, invece, da parte della Curia fiorentina. Del resto su cosa ci si dovrebbe confrontare se, come ha dichiarato mons. Bagnasco intervistato dalla Repubblica (29/6), “non c’è mai stata omofobia da parte della Chiesa”?