Perchè coinvolgere le donne nella Chiesa cattolica per salvare la barca di Pietro
Articolo di Phyllis Zagano* pubblicato sul sito del bisettimanale National Catholic Reporter (Stati Uniti) il 22 novembre 2018, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Si parla molto di donne ai vertici della Chiesa. I cinici non mancheranno di far notare come ben poco sia cambiato, ma certo il Papa ha detto chiaramente che vuole avere delle donne in posti in cui possano fare la differenza.
Al recente Sinodo dei vescovi molti sono stati d’accordo: “Un argomento di particolare importanza […] è la presenza delle donne ad ogni livello degli uffici ecclesiali, anche in posizioni di responsabilità, e la partecipazione delle donne alle decisioni della Chiesa, nel rispetto del ruolo dei ministeri ordinati”.
Che fare? E se, a capo di alcune diocesi, mettessimo delle donne?
In tutto il mondo ci sono diocesi senza vescovo. Nella Chiesa ci sono molte donne competenti: cancelliere, ex superiore generali, direttrici di istituti di beneficenza, solo per fare qualche esempio, le quali non avrebbero difficoltà a gestire una diocesi, dando tempo alla Congregazione per i Vescovi e al Papa di prendere la giusta decisione. Solo negli Stati Uniti ci sono sette-otto sedi vacanti: sarebbe un buon punto di partenza.
Quando l’arcivescovo di Baltimora William Lori è divenuto amministratore della diocesi di Wheeling-Charleston, nel West Virginia, ha nominato Bryan Minor “delegato per gli affari amministrativi”. Minor, 49 anni, sposato e padre di quattro figli, era già direttore delle risorse umane della diocesi e capo della Fondazione Cattolica del West Virginia; ora dirige tutta la diocesi di Wheeling-Charleston sotto la guida di monsignor Lori, a cui spettano le decisioni di primaria importanza e la supervisione dei sacramenti e del clero.
Ciò che accade in West Virginia non è la stessa cosa che accade quando una parrocchia ha bisogno di una guida e il vescovo, a norma del canone 517.2, decide di affidarne la cura pastorale a una persona che non è un sacerdote (ovvero a un diacono o un laico), ma le situazioni sono simili.
Solamente un sacerdote può amministrare una diocesi o una parrocchia, ma il canone 517.2 permette [a diaconi o laici] di esercitare il ruolo di coordinatori pastorali o di dirigere una parrocchia, incluse le questioni finanziarie e quelle legate ai vari ministeri, lasciando ai sacerdoti la celebrazione dei sacramenti. Da qualche parte nella diocesi ci sarà un sacerdote che potrà amministrare i sacramenti, ma per il resto basta un diacono o un laico.
Facciamo due conti: delle circa 17.000 parrocchie negli Stati Uniti, 3.500 non hanno un parroco residente, ma solo 347 hanno un direttore parrocchiale; nel 2005 erano 553, perché da allora molte parrocchie sono state chiuse o accorpate. Perché? Ci sono molte persone competenti, persone di preghiera, perfettamente in grado di gestire una parrocchia. Perché non mantenere in vita la parrocchia piccola e vivace grazie a un diacono o un laico? E perché non offrire alle diocesi (e alla Chiesa universale) il beneficio e l’ispirazione di una dirigente donna, mentre attorno al Vaticano vanno e vengono nomine episcopali e scartoffie varie?
Ci sono troppe cose che bollono nella pentola della Chiesa perché i vescovi possano permettersi di chiudere parrocchie solo per mancanza di sacerdoti che le amministrino. Ci sono troppe cose che bollono in pentola per ignorare l’opportunità di nominare una donna, anche solo temporaneamente, a capo di una parrocchia o una diocesi.
Non tutti possono guidare una parrocchia, e non tutti possono guidare una diocesi, ma qualcosa va fatto per sottolineare che anche le donne sono leader. Il popolo di Dio chiede: Perché no? E fa anche molte altre domande. Quando non riceve risposta, quando non c’è più speranza di avere una leadership e una gestione responsabili, le donne rimangono fuori dalla porta, e ogni donna che abbandona la Chiesa porta con sé il marito e i figli.
Se vogliamo davvero soccorrere la barca di Pietro, che sta affondando, la soluzione è molto semplice: coinvolgere le donne. L’arcivescovo di San Francisco Salvatore Cordileone ha detto, di fronte ai vescovi statunitensi riuniti, che gli abusi sessuali da parte dei sacerdoti non sarebbero avvenuti se ci fossero state donne ai posti di comando. Il Sinodo si è detto d’accordo nel dare più potere alle donne, ma ha riconosciuto che questo potrà accadere solo “attraverso una coraggiosa conversione culturale e un cambiamento della prassi pastorale quotidiana”.
Coraggio. Forse è di questo che ha bisogno la Chiesa.
* Phyllis Zagano è ricercatrice alla Hofstra University di Hempstead, nello stato di New York.
Testo originale: Why not have a woman run a diocese?